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Un segnale sperando nel seguito


ROMA – Si ricomincia dal logo: e comunque, se non altro è una prova di buona volontà, un segno che Assoporti non è morta. Rinasce dalle ceneri? Brutta battuta che qualcuno ha messo in giro. Assoporti non è finita in cenere: è cambiata sulla base di una Riforma portuale che ha cambiato – o sta cercando di cambiare – la legge 84/94 dopo oltre vent’anni. Facile chiedersi: con tutti gli impegni assunti dalla Riforma, per centralizzare la programmazione delle infrastruture e anche la “mission” dei porti italiani, ha senso tenere in piedi un’associazione delle Autorità di sistema che a sua volta ha un “tavolo” direttamente al ministero?

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In uno dei nostri numeri scorsi il neo-presidente di Assoporti Zeno D’Agostino – che è uno dei presidenti più ascoltati a Roma, titolare tra l’altro di un porto che ha molte chances sul piano della logistica internazionale, appetito da cinesi ma non solo – ci ha spiegato che Assoporti ce l’ha, la sua “mission”: quella di coordinare la visione nazionale delle quindici Autorità di sistema, in modo da presentarsi al tavolo del ministero con progetti comuni, o comunque che non siano clamorosamente l’un contro l’altro armati. D’Agostino ha parlato anche di una articolazione molto operativa di deleghe, utilizzando le specifiche competenze dei singoli presidenti di porto. E il tutto rapidamente.

Rapidamente, si sa, è una parola vaga. Può significare subito, oppure – con i tempi concreti della Riforma – può anche voler dire, alla romana. “Mò vediamo”. D’Agostino non è romano, è di Verona e nei suoi numerosi incarichi difficilmente è sceso a sud di Bologna. Il suo “rapidamente” dunque andrebbe preso in senso letterale. Ci speriamo. Per il momento, in attesa della ricostituzione del gruppo dirigente di Assoporti, grazie del logo. E’ un segnale. E di questi tempi anche i segnali danno speranza.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
24 Giugno 2017

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