“Niet” alla prima: altro step anti-Debora?
ROMA – Non c’è che dire: il diavolo fa le pentole, ma in quanto ai coperchi è più difficile. Vecchio proverbio, che ben si adatta al pasticciaccio brutto creato dalla Debora Serracchiani con l’auto-designarsi al comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale di Trieste. E’ una storia che vi abbiamo già raccontato: e che ha aperto la strada ai “5 Stelle” a Livorno e Civitavecchia, legittimando le designazioni dei sindaci nelle rispettive AdsP.
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Vi avevamo anche raccontato che il governo aveva deciso – con un Delrio furibondo contro la bella presidente del Friuli – di varare un decreto che impedisse a chi ha cariche politiche di entrare nei comitati dei porti. Doveva essere un colpo a sorpresa, ma si sa che a Roma un segreto della politica è invitare a nozze le “Pasquinate” e la guerriglia. Sarà per questo, sarà perchè pare che il decreto anti-Debora fosse troppo pasticciato e comunque fuori tema rispetto allo zibaldone dei decreti sul lavoro approvati la settimana scorsa, comunque dall’ufficio legislativo della presidenza del consiglio è arrivato un “niet”. Quindi, ferma tutto, bisogna riprovarci.
Ci riproveranno di sicuro: anzi, forse nel tempo che esce questo nostro piccolo commento, ci avranno già provato. Sbarrare la strada all’avvocato Debora Serracchiani, potente vice di Renzi nel Pd, è indispensabile se il governo vuol tenere fuori i sindaci (e in primis quelli dei “5 stelle”) dagli organi di governo dei porti. E’ giusto, è sbagliato? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma su una cosa Delrio è deciso: questo prolungarsi all’infinito dell’agonia delle vecchie Autorità portuali e il quasi infinito litigio con le Regioni per completare la “governance” delle AdsP, devono finire.
Mesi fa, sbottando quando si era ancora all’inizio dell’iter della sua riforma, Delrio se ne uscì con un ormai celebre: “Su questa riforma dei porti mi hanno rotto i c…i!”. Possiamo dirlo? Così come stanno andando le cose, ce li hanno rotti anche a noi.
Antonio Fulvi
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