Semplificazioni o ritorno al passato?
ROMA – Chi s’illudeva che i problemi attuativi della riforma portuale si fermassero con le nomine dei presidenti delle Autorità di sistema, evidentemente non aveva letto a fondo né la legge nè tutti i codicilli che l’accompagnano. E adesso che i nodi vengono al pettine, qualcuno si dispera, qualcuno fa del sarcasmo, e qualcuno infine reagisce all’italiana: “Avemo a passà a nuttata”. Non sarà la prima e nemmeno l’ultima volta.
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Lo stato delle cose rimane imbarazzante. A mesi e mesi dal varo della riforma, Sicilia e Sardegna non hanno ancora i presidenti. Nel senso che ci sono indicazioni del ministero (Monti per Palermo, Annunziata per Augusta, tanto per citare la Sicilia: ma Monti viene dato in forse anche su Cagliari, dove sarebbe in attesa anche Luciano Guerrieri ex di Piombino) ma permangono i “niet” delle regioni interessate. E le presidenze in ballo sono poche rispetto alle contestazioni, alle ripicche e ai minacciati ricorsi rispetto alle altre nomine. Prendiamo Civitavecchia: da mesi si parla di una segreteria generale affidata alla piombinese Macii, ma al momento in cui scriviamo è tutto ancora sospeso. Sempre a Civitavecchia, c’è chi sta contestando al presidente Di Maio la nomina a presidente della Port Authority Security (la società che gestisce la sicurezza, organo in house dell’AsdP) del generale dei carabinieri Umberto Saccone, a stretto giro di scelte in sostituzione del generale Paoletti, nominato anch’egli non più tardi di metà marzo. Cambio di cavallo in corsa, non è il primo né l’ultimo caso, visti i margini di incertezza sulle qualifiche imposte dalla legge. Ma è bastato per scatenare i critici. E Civitavecchia ha anche il problema della candidatura del sindaco al comitato di gestione: candidatura che, come quella del sindaco di Livorno (entrambi pentastellati) non sembra molto gradita ai presidenti. E sta fermando i comitati di gestione.
Andiamo avanti. Del “caso” Serracchiani si è già scritto. Adesso però dalla decisione delle categorie operative della costa toscana di costituirsi in comitato per “fiancheggiare” gli organi statutari dell’Authority di Stefano Corsini (vedi in queste stesse pagine) emerge anche un elemento nuovo: la volontà di chi opera concretamente in porto a non rimanere – come vuole la legge – soggetto esclusivamente passivo. Ci sarà l’”organo di partenariato”, ma si sa che ha funzioni puramente consultive. E se anche il neo-comitato toscano degli operatori non potrà che rimanere consultivo, è comunque un segnale importante: nel senso che agli utenti del porto, tutti, nessuno escluso, non basta un “partenariato”. Il peso del comitato è tale – o meglio: lo sarà se agirà davvero compatto, senza fughe né furbate – che difficilmente l’Authority non potrà ignorarne le indicazioni. C’è chi si chiede, a questo punto, se la semplificazione voluta con la legge Delrio abolendo i comitati portuali, non rischi di diventare una nuova complicazione. Auguriamoci di no, ce ne sono già abbastanza. Avremo tempo per verificarlo.
Antonio Fulvi
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