Gigantismo navale e “Smart & Green Ports” appuntamenti dell’Italia con il prossimo futuro
ROMA – Per arrivare al dunque bisognerà aspettare il 21 e 22 giugno, quando a Cagliari ci sarà la riunione interministeriale dei titolari dei trasporti dei paesi più industrializzati, per la presidenza italiana del G7 Trasporti. Ma due eventi dei giorni scorsi hanno comunque già fornito un’indicazione che non sembra lasciare dubbi: il gigantismo navale, lungi dall’essere un fenomeno temporaneo, continuerà e continuerà a crescere. Il disegno qui sopra, presentato al 2° Forum Portualità & Logistica di Livorno nel corso della splendida relazione di Olaf Merk come divertente semplificazione del prossimo futuro, ipotizza il veloce superamento dell’attuale record dei 21 mila Teu. A sua volta recenti interventi di Nereo Marcucci (Confetra), Alessandro Pitto (Spediporto Genova) e dello stesso ministro Delrio hanno confermato che il fenomeno continuerà a crescere fino a limiti compatibili con le tecnologie cantieristiche. E che i porti, nolenti o volenti, dovranno adeguarsi: con la fatale falcidia di quelli che non saranno in grado di ricevere i giganti, salvo non entrino a loro volta con specializzazioni collegate in un vero “sistema di sistemi”. A sua volta Antonio Cancian, presidente e AD di RAM, ha insistito sul fatto che occorre far si che “il sistema mare della penisola operi in ottica di interconnessione, integrazione e coordinamento per uno sviluppo euro-mediterraneo”. Nessuno l’ha detto con durezza, ma è apparso chiaro il concetto che la pioggia di finanziamenti statali a coprire ogni velleità di grandezza dei singoli porti è chiusa.
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Non secondario, nella visione generale dello sviluppo dei traffici containers anche nel Mediterraneo, il tema dell’ambiente e dei carburanti alternativi. Sempre Cancian: “Livorno è coinvolto – ha detto durante il Forum – insieme ad altri porti della penisola in un progetto di realizzazione di Smart & Green ports per lo stoccaggio, il bunkeraggio e la distribuzione del GNL, dal valore complessivo di 44 milioni.” Il tutto in attesa che i sospirati “bonus” (Marebonus e Ferrobonus) possano diventare operativi, rispettivamente per 93 e 40 milioni, propedeutici a un altrettanto atteso “Eurobonus”.
Che cosa indica, questo quadro tratteggiato a più voci, nel piano generale dei trasporti e della logistica? Troppa carne al fuoco, secondo qualcuno, o un articolato programma perché davvero si vada a un’ “Italia che cambia nel mondo che cambia?”. C’è chi, come Confetra, è convinta che malgrado i tanti freni il governo stia davvero portando a casa risultati importanti. Altri temono che ai buoni propositi facciano ancora una volta da remora i complicati intrecci di competenze tra Stato e Regioni, oltre alle solite beghe della politica. Il discrimine è l’entrata in vigore, completa e operativa, della Riforma Delrio, ancora oggi condizionata dalla mancanza di scelte (causa Regioni) sulla “governance” di almeno un paio di sistemi portuali. Sulle dogana si è riusciti nel miracolo e oggi siamo davvero all’avanguardia in Europa, dopo anni di sogni. A quando lo stesso miracolo per la portualità?
A.F.
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