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La Riforma? Avanti adagio quasi indietro

LIVORNO – A rifletterci bene, ci sarebbe poco da aggiungere all’amaro e preoccupato richiamo di Gian Enzo Duci, che riportiamo in altro articolo ed è apparso – anche se forse con un rilievo minore di quanto avrebbe meritato – su tutte le testate marittime. O meglio: c’è da aggiungere la preoccupazione che sta ormai diventando trasversale, ben oltre quella del presidente (e degli associarti) di Federagenti, per una Riforma che sembra impantanata a metà del guado. Perché se ancora la Confetra di Nereo Marcucci e qualche altra primaria associazione sgomitano in Viale Asia perché il processo delle varie “governance” vada avanti, cercando di vedere quanto di buono è stato fatto e non solo lo stallo generale, è ormai evidente che il ministro Delrio e con lui l’intero governo siano presi da ben altri problemi che non quelli dei porti.

[hidepost]Priorità giustificabili? Pressione della UE sulla partita a scacchi del debito pubblico e del “rigorismo” tanto caro alla Germania? Infinita diatriba interna al PD, della quale alla gente non frega un accidente ma che sta condizionando scelte vitali per l’economia e per i quotidiani problemi delle famiglie?

Siamo arrivati, dopo più di un anno dalla riforma diventata legge, a un panorama portuale a macchia di leopardo, dove alcuni porti sono stati “benedetti” dagli accordi partitici ed hanno almeno iniziato il nuovo percorso da AdsP, altri hanno designazioni “sospese”, altri ancora si sono persi nelle nebbie delle ripicche, dei veti incrociati, del “facimmo ammuina”. Non si sa che succederà di Assoporti, né del suo attuale presidente Pasqualino Monti, che qualcuno vorrebbe giubilato e altri in corsa per un porto della Sicilia. In caso di fine corsa, che succederà di Assoporti? Non un piccolo dettaglio, nel marasma generale.

Perdonate il riferimento di casa mia: a Livorno da un mese è stato designato presidente l’ingegner Stefano Corsini, ma il ministro Delrio non ha ancora firmato il relativo decreto e ovviamente Corsini se ne sta a Roma, in attesa (dicono nemmeno tanto convinta, visto che avrebbe preferito Venezia) degli atti. Che aspetta Delrio? Tra due giorni il ministro parte per la Cina e se nel frattempo il decreto non sarà firmato, si va a metà marzo, perdendo un altro mese. Dicono anche che il ritardo è dovuto ai veti incrociati sul futuro segretario generale: Enrico Rossi, governatore della Toscana, vorrebbe Luciano Guerrieri, il Pd livornese è diviso tra il preferire la conferma di Massimo Provinciali e Guerrieri, di Corsini dicono che vorrebbe portarsi un segretario tutto suo, magari “pescato” dalla più capace burocrazia locale (riaffiora in modo carsico il nome del capitano di vascello (Cp) e neo-cavaliere Nerio Busdraghi). Dicono tante cose, come si vede. Ma in quanto ai fatti, siamo all’avanti adagio quasi indietro. Mortificante per chi, a fronte della rivoluzione mondiale in atto sull’armamento, sul terminalismo, sull’ingresso (devastante?) dei fondi d’investimento, cerca ancora di investire, di programmare, di proiettarsi sul futuro. Ma quale futuro?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Febbraio 2017

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