Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Banchero: shipping e overcapacity. Va cambiata la cultura

Solo con un diverso impatto sulle dinamiche della logistica si esce dalla crisi – Il regolamento europeo dei porti con meriti e carenze

Alberto Banchero

Il presidente degli agenti marittimi genovesi Alberto Banchero, del Gruppo Banchero & Costa, rispondendo ad alcune nostre domande ci presenta un’analisi della situazione del settore, anche a livello mondiale, molto precisa, evidenziando – anche con note autocritiche – punti importanti su cui riflettere.

GENOVA – Presidente, l’Autorità di Sistema Portuale del mar ligure occidentale sembra vicina al completamento della sua governance: quali sono le priorità che a suo parere dovrà affrontare? E quali i problemi più grandi da fronteggiare?
[hidepost]
Genova, che è la realtà in cui opera la nostra associazione, ha una lista di priorità in attesa: elettrificazione delle banchine, manovre ferroviarie, torre piloti, Calata Bettolo, ribaltamento a mare di Fincantieri, nodo ferroviario, Ponte Parodi, oltre al regolamento sulle concessioni che attendiamo da Roma. Interventi che si sommano adesso a quelli di Savona.
Quando la piattaforma di Vado Ligure entrerà in funzione a pieno regime, dovremo essere stati bravi ad aver acquisito, come sistema portuale, nuova domanda per allontanare i problemi legati all’overcapacity e questo è possibile solo con il completamento degli interventi elencati in modo rapido e non procrastinabile.
Il settore in cui operiamo è un business globale e come tale dipende molto anche da logiche internazionali, oltre che locali. Ci sono molti punti interrogativi nei prossimi anni. Le elezioni americane hanno spostato l’ago della bilancia verso il protezionismo, negativo per l’economia globale in generale e per lo shipping in particolare. Così come fondamentale per il settore marittimo sarà capire quale sarà il ruolo che assumerà la Cina nel commercio internazionale e chi sarà il successore di Xi Jinping, da cui dipenderà davvero la direzione dello sviluppo globale. Il ritiro degli Stati Uniti dal trattato transpacifico aumenterà le ambizioni cinesi, soprattutto nei confronti dei Paesi del Sud asiatico, con investimenti infrastrutturali importanti, mirati al completamento del progetto One Belt One Road, una buona notizia per il settore marittimo, ma i sussidi di stato cinesi potrebbero rappresentare un ostacolo agli investimenti stranieri in queste regioni, non lontano da forme di protezionismo “tradizionale”.
Lei rappresenta la più grande associazione italiana degli agenti marittimi; quale momento sta vivendo la categoria? Ed in particolare quali sono le esigenze più stringenti degli agenti marittimi genovesi?
Stiamo vivendo, soprattutto nel settore container, un momento di forte turbolenza, il più intenso che gli operatori ricordino. Lo shipping dovrebbe adattarsi alla domanda di trasporto, non viceversa, e purtroppo, invece, questa è stata la logica che ha mosso gli investimenti del settore negli ultimi anni. L’eccesso di stiva è il problema centrale in quasi tutti i settori, causa di noli bassi delle principali navi volandiere. Lo shipping è ancora un settore molto autoreferenziale: vengono spese troppe energie per stabilire chi è il più grande, il più forte e il più economico. Il danno che questo atteggiamento provoca alla categoria è grande. Serve un cambiamento culturale, di cui spero gli agenti marittimi, per natura orientati a cogliere le sfide future, saranno motore.
La sua esperienza professionale di respiro nazionale ed internazionale maturata nel gruppo di famiglia le permette di avere una visione molto ampia; quali ritiene siano i maggiori rischi, e quali i vantaggi, per i porti italiani una volta che verrà applicato il nuovo regolamento europeo sui porti?
L’adozione del regolamento europeo da parte del Parlamento non conclude l’iter, che dovrà ancora vedere l’approvazione del Consiglio dell’Ue, ma rappresenta comunque l’epilogo di una discussione cominciata 15 anni fa e che aveva ben altri obiettivi: uniformare le regole nei porti dell’Unione. Il testo in fase di approvazione oggi prende atto che in Europa ogni Paese ha regole e consuetudini sulla gestione dei porti molto diverse e uniformarle è impresa ardua. Gli agenti marittimi, come una delle categorie che possono essere annoverate tra i maggiori utilizzatori dei porti, attraverso la propria associazione europea di riferimento, Ecasba, erano stati tra i firmatari di una lettera che invitava l’Europa ad andare avanti sul regolamento, anche se snellito nel contenuto. Il testo non è perfetto, per esempio manca la regolamentazione dell’handling portuale, ma la presenza di una legislazione secondaria oggi garantisce che le libertà sancite dai trattati europei si applichino anche ai porti e ai servizi portuali e che ci sia trasparenza finanziaria quando il denaro pubblico viene investito in questo ambito. La presenza di regole sicuramente protegge gli utilizzatori dei porti, e quindi anche gli agenti marittimi, da pratiche che possono essere contro i principi fondamentali dell’Unione ed essere causa di distorsioni di mercato.
Cinzia Garofoli

[/hidepost]

Pubblicato il
31 Dicembre 2016
Ultima modifica
25 Febbraio 2017 - ora: 13:06

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora