LIBRI RICEVUTI – “Grimaldi Armatori”
di Bianca d’Antonio – Justin Stares (Grimaldi & C. Editori)
NAPOLI – Parlare di un grande, splendido a ricchissimo volume auto-celebrativo sarebbe comunque vederne solo l’aspetto più immediato. Perché questo splendido, gigantesco lavoro editoriale di oltre 400 pagine a colori è una strenna natalizia non solo bella, ma anche piena di contenuti storico-culturali che abbracciano la genesi e la crescita di quell’armamento italiano che davvero, “ha fatto, sta facendo e farà l’impresa”. Parafrasiamo volontariamente e a ragione la celebre frase dei “Cavalier che fecero l’impresa”, il film epico di Pupi Avati sulle crociate.
E di una crociata in un certo senso si è trattato, con la nascita e la crescita dell’armamento Grimaldi di Napoli. E’ una bella storia delle capacità di lavoro, dell’impegno familiare e anche della visione da parte di una piccola coorte di fratelli (Guido, Mario, Aldo, Luigi ed Ugo) la cui foto nelle prime pagine fa tenerezza: per la giovane età, per la sorridente sicurezza con cui si apprestavano a sfidare un modo chiuso e difficile, per la stessa fotocopia di un giornale di Toronto del 1959 in cui si presenta “il dottor Guido” insieme ai fratelli come Doctors, and Captains Too, in occasione dell’apertura dell’ufficio dell’armamento Grimaldi nel grande porto dei Grandi Laghi nord americani.
[hidepost]Nel presentare il libro, Bianca d’Antonio – che è una collega preparata, appassionata e molto attenta alle Venture di mare, ha spiegato che il desiderio di questa pubblicazione è “raccontare la traversata per mari talvolta agitati e perigliosi, iniziata a partire dagli anni quaranta, ma con radici che affondano nel lontano 14º secolo, di una famiglia armatoriale sempre protagonista nel panorama dello shipping”. Un libro “che vuole essere anche un esempio illuminante per i giovani su come sicuramente l’intelligenza e la preparazione, ma anche il duro lavoro, il sacrificio e la passione, possano rappresentare la chiave del vero successo”.
Tra i tanti capitoli di questa bella storia di capitani, mi è piaciuto in particolare il secondo, in cui donna Paola si racconta e racconta il marito Guido. Un racconto di umanità e di valori che travalicano l’agiografia, dove anche la tragedia personale del lungo sequestro di un figlio a scopo di riscatto finisce per rappresentare solo una pudica parentesi della storia dell’azienda. Vero che dietro ogni grande uomo dev’esserci una grande donna, nella fattispecie Paola Arcidiacono. Chapeau.
A.F.
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