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I porti e la logistica con il fiato sospeso

La conferma di Delrio al MIT e l’urgenza di completare la riforma dei “sistemi” prima che siano completamente aperti i trafori delle Alpi – Il rebus dell’ordinaria amministrazione

ROMA – Il conte Paolo Gentiloni Silveri, già extraparlamentare di sinistra, già “margheritino”, già ministro degli Esteri del governo Renzi, è dunque il nuovo presidente del consiglio dei ministri, incaricato dal capo dello Stato di formare il nuovo esecutivo.
[hidepost]Che dovrebbe nascere oggi. E sulla cui composizione a ieri c’erano ancora alcuni dubbi, in particolare sulla presenza o meno della fascinosa ex ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, e sull’incarico a Graziano Delrio con limiti o no relativi alle tante riforme avviate e rimaste a metà del guado. Limite principale: ordinaria amministrazione o governo a pieno regime?
Delrio, che è stato come noto candidato in pectore di Mattarella per sostituire Renzi – l’ha avuta vinta Renzi che ha preferito il “mite”, di nome e di fatto, Gentiloni – deve rimettere in moto prima possibile il processo interrotto della riforma portuale. Lo stanno tempestando da giorni – in realtà, senza che ne avesse ancora i poteri – tutte le categorie operative del cluster marittimo, portuale e della logistica. Perché la situazione che si sta verificando nei porti è davvero paradossale: la maggior parte degli scali ha finalmente avviato la propria “governance”, con l’insediamento dei presidenti “di sistema”, ma non ha ancora gli strumenti di governo. Inoltre gli organi nazionali delegati a dirigere la strategia della logistica – tavolo del partenariato, regia del MIT sugli investimenti, etc. – non esistono. E il fallimento del referendum ha rilanciato con forza il ruolo (propositivo ma anche di freno) delle Regioni, con un guazzabuglio di competenze che va affrontato il prima possibile e con la maggior decisione possibile. Rimangono poi da nominare alcuni presidenti, con il caso paradossale di Livorno/Piombino rimasto a metà del guado (almeno fino a ieri, mentre scrivevamo queste note).
Avrà Delrio – se riconfermato al suo posto – la forza politica e istituzionale per sciogliere velocemente questi nodi e i tanti altri connessi? Dai tanti convegni che si sono sgranati nei giorni scorsi, tutti gli stakeholders hanno messo l’accento sulla necessità di far presto a riformare l’intera catena logistica, dai porti al ferro. E non è solo perché la riforma si è impantanata con la crisi. A breve la “cintura di castità” delle Alpi – come l’ha chiamata il presidente di Confetra Marcucci – sarà bay-passata dai nuovi trafori: il che sarebbe un vantaggio per poter accedere più velocemente dai nostri porti ai ricchi mercati dell’Europa del Nord, ma nelle attuali condizioni della nostra logistica sembra più un rischio, in quanto permetterà alle organizzazioni ferroviarie della Germania e Polonia – ma non solo – di penetrare sulla nostra pianura e sulle aree industriali italiane, sottraendo merci ai nostri porti. Sempre di Marcucci, una battuta che per quanto irriverente spiega in modo lapidario il rischio: “Penetrare è meglio di essere penetrati – ha detto parlando dell’utilizzo dei trafori – specie se non si è consenzienti”. E da questo punto di vista, dei tempi e degli impegni sulla logistica, la crisi di governo non poteva cadere in un momento peggiore.
A.F.

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Pubblicato il
14 Dicembre 2016

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