La riforma della portualità nell’incognita del dopo Renzi
Tutta da rivedere l’impostazione di Delrio dopo il “niet” agli accentramenti a Roma di molte competenze delle Regioni? E i decreti attuativi che strada prenderanno? – L’ipotesi staffetta
LIVORNO – Non disponendo della sfera di cristallo, non sappiamo – e non ci azzardiamo a supporre – come procederà, dopo la sconfitta di Matteo Renzi e della sua “rivoluzione”, la coda della riforma dei porti. Non tanto per i presidenti delle Autorità di sistema portuale già nominati e insediati, ma per i pochi che ancora mancano e dove gli accordi Stato-Regione non si sono perfezionati. Non ci vuol molto a capire che non sarà più facile.
[hidepost]Nella ristretta ottica dell’economia marittima e portuale, la crisi di governo non aiuta. E senza voler entrare nell’agone della politica e della partitocrazia, gli interrogativi che da due giorni circolano nel mondo della logistica hanno il diritto di rappresentanza, premettendo che la riforma è stata molto criticata dalle associazioni degli operatori portuali, ma alla fine che rimanga nel limbo non fa bene a nessuno.
Il primo interrogativo riguarda il completamento della riforma – che piaccia o no, è ormai legge dello Stato – attraverso la serie di decreti che devono seguire le nomine per completare la “governance”. La bocciatura dell’accentramento a Roma di alcune delle competenze delle Regioni modificherà la componente degli organi di governo dell’intero “sistema porti” nazionale? Inoltre: anche nei pareri per le nomine dei presidenti già fatte, ci sono state divergenze di fondo tra quelli espressi dal Senato e dalla Camera. Con il Senato che rimane con i pieni poteri, si accentuerà lo scontro “ad personam” su alcuni designati o designandi? E i decreti, diventeranno di nuovo materia del contendere?
A cascata, la fine del governo Renzi e presumibilmente di molti dei suoi ministri – se non tutti – cambierà necessariamente i valori in campo. Tra le ipotesi che circolavano in prima battuta c’era anche quella di una staffetta tra Renzi e Delrio – che avrebbe assicurato continuità alla riforma, bella o brutta che sia – per guidare il governo “ponte” verso eventuali nuove elezioni. Nuove elezioni di cui forse il Paese avrebbe fatto volentieri a meno, in tempi di crisi come questi nei quali si sperava (e si continua a sperare) che le beghe tra caste politiche fossero rinviate per trovare le soluzioni all’economia e al lavoro. Ma tant’è, il popolo è sovrano. Anche se.
Fermiamoci qui, l’abbiamo già scritto altre volte: Sutor, ne supra crepidam! Non andiamo né vogliamo andare oltre quello che è scritto sulla nostra testata, le informazioni mercantili e la politica economica. Dunque, chiediamoci della riforma portuale, dei grandi piani della logistica, della “cura del ferro”, della “Blue Economy”. Per ora, sono state specialmente grandi etichette su contenitori con i quali ci era stato promesso di costruire un’Italia più efficiente. Chi verrà ci metterà anche più contenuti, come da anni speriamo?
Davvero, auguriamoci tempi migliori, ne abbiamo bisogno.
A.F.
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