Gli industriali e la riforma portuale buoni i propositi ma troppe le ombre
Lo “smembramento” degli scali toscani e i pesanti ritardi sulla “governance” – Dalle Porte Vinciane alla “tela di Penelope” degli eccessi di burocrazia – La replica della Regione sul “nodo logistico” ferroviario

Nella foto: (da sinistra) Riccardo Nencini, Pasqualino Monti, Roberto Alberti, Bruno Dardani, Nereo Marcucci e Marco Conforti.
LIVORNO – La recente assemblea di Confindustria Livorno Massa Carrara voluta dal presidente Alberto Ricci dopo sei mesi di processo di integrazione fra le due associazioni territoriali è nata dall’esigenza, insieme ai protagonisti del comparto, di superare le attuali perplessità circa il “non andamento” della Riforma dei porti. A 25 anni dalla precedente riforma della portualità italiana nata dai movimenti dei porti di Livorno e Genova che ha visto il passaggio dal monopolio dei lavoratori portuali all’apertura ai privati con il conseguente rinnovato slancio competitivo, Ricci ha voluto sottolineare che oggi, ai nastri di partenza di quella che sarà un’altra epoca riformatrice, i nodi da sciogliere che agitano il mondo imprenditoriale sono ancora molti.
[hidepost]Lo ha fatto nel suo discorso di apertura al Teatro Goldoni di fronte ad autorità, politici ed imprenditori, manifestando prima la preoccupazione per lo smembramento del sistema portuale e logistico toscano dato dalla trasmigrazione del porto di Marina di Carrara nella AdSP di La Spezia, e poi l’amarezza nel constatare lo stallo che investe l’insieme Livorno-Piombino, primi porti nel concertare l’accorpamento previsto dal decreto 169 ed ora tra gli ultimi ad attendere la nomina del presidente con conseguente rischio di ritardi negli investimenti e nell’occupazione. “Una mancanza dovuta alle solite controversie interne alla politica – ha detto il presidente – non si vedono altre ragioni” e questo in un contesto territoriale nel quale la crisi industriale ha messo tutti a dura prova; i tassi di disoccupazione sono troppo alti e quelli giovanili, con un 37% a Livorno ed un 59,8 a Massa Carrara, addirittura allarmanti. Ricci ha comunque riconosciuto il ruolo attivo della Regione Toscana e di alcuni ministeri, ma ha chiesto un approccio diverso da parte della pubblica amministrazione per risolvere la crisi. Ed ha parlato del lavoro che Confindustria sta portando avanti: un progetto che punta ad unire le località della vasta area geografica che dalla fascia costiera si estende verso Firenze. Un piano di lavoro ambizioso, una sorta di “holding del territorio” che ha l’obiettivo di coordinare coerentemente i grandi progetti per superare i campanilismi che di solito condizionano le scelte di diversi territori. Su questo punto Ricci ha portato l’esempio negativo delle porte Vinciane che collegano lo scolmatore dell’Arno alla Darsena Toscana “la cui gestione approssimativa nell’attribuire le competenze relative all’apertura e alla chiusura causa l’insabbiamento della Darsena Toscana vanificando le costose opere di dragaggio”. Ed ha denunciato con chiarezza urgenze e necessità del territorio ma soprattutto ha sottolineato l’esigenza di giungere in tempi rapidi alla individuazione delle responsabilità e quindi alle soluzioni.
Per la Regione Toscana ha parlato Giovanni Bonadio (e, anche per il suo incarico in Logistica Toscana, a qualcuno questa è apparsa come un’investitura alla prossima presidenza dell’AdSP) toccando subito la questione del porto di Carrara: “Il presidente Rossi è amareggiato per non averlo potuto trattenere nella portualità toscana ma è convinto che gli si apriranno importanti prospettive”. Bonadio ha aggiornato sugli accordi di programma per Livorno, Piombino ed il protocollo di intenti di Massa e Carrara. Per il primo – che sappiamo prevede stanziamenti per 600 mln euro per la Darsena Europa, scavalco ferroviario che collegherà porto e interporto Guasticce, polo tecnologico ed incubatore di imprese – a metà dicembre ci sarà l’inaugurazione del collegamento fra porto e rete nazionale, opera finanziata dalla Regione stessa, mentre per lo scavalco l’appalto è previsto a primavera prossima. Per Piombino l’accelerazione delle procedure – ambientali in particolare – permetterà di presentare al Cipe, entro primavera, la progettazione del primo lotto della bretella 398. Per Massa e Carrara è previsto un potenziamento del collegamento tra area portuale e linea ferroviaria a favore dell’intera zona industriale Apuana, che la renderà anche area retroportuale, attrattiva dunque di investimenti in campo logistico. “Un quadro quello degli accordi di programma che porterà la Toscana ad essere un nodo logistico nazionale – ha concluso Bonadio – dove le imprese potranno consolidare la loro presenza grazie alla maggiore competitività del sistema e dove la loro prossima sfida consisterà nell’aprirsi all’innovazione e ad alleanze strategiche per nuovi processi produttivi ed industriali”.
Nella tavola rotonda, moderati da Bruno Dardani, si sono espressi sulla riforma portuale i vertici di alcune delle maggiori associazioni del settore: Roberto Alberti per Fedespedi, Marco Conforti per Assiterminal, Nereo Marcucci per Confetra e Pasqualino Monti per Assoporti.
“In un contesto corretto che pensa al sistema paese nel quale i pilastri come collegamenti ferroviari, governance e dogane sono ormai piantati, si assiste purtroppo ad un “modello Penelope” – ha detto Marcucci – cioè si crea una “tela” e c’è chi la vuole sfasciare”; l’allusione è ai passi indietro sul fronte della flessibilità dei depositi IVA o alle incongruenze sulla tassa IMU che grava sugli spazi portuali e non su quelli ferroviari e aeroportuali senza che ne sia chiara la ragione. “A fronte del buon lavoro di alcuni ministeri come il MIT, MATT e MISE che vogliono aprire il paese ad un mercato più vasto – ha detto il presidente Confetra – c’è il MEF che con le sue agenzie mette il bastone tra le ruote”. Per Marco Conforti la mancanza di visione, l’incertezza nei tempi, i continui rinvii rappresentano i problemi dei terminalisti che oggi investono quasi un miliardo e mezzo di euro nei porti (un miliardo solo per i terminal containers) e intanto, a Genova, vedono bloccati 340 milioni di euro per questioni burocratiche e amministrative.
Roberto Alberti, pur apprezzando la riforma per la sua impostazione rivolta ad un contesto di mercato più ampio e per come ha affrontato i vari temi, ha però posto l’attenzione sulla cronica difficoltà italiana nel realizzare le opere strategiche nei giusti tempi regalando così vantaggio al competitore estero.
Pasqualino Monti, anche in relazione agli interventi che lo avevano preceduto, ha rilevato l’esigenza di riflettere sul ruolo che ci si attende dai manager pubblici costretti ad operare in un pesante quadro normativo pieno di rischi per chi si assume la responsabilità di agire con tempestività nell’interesse pubblico.
Nella conclusione il viceministro Riccardo Nencini si è riallacciato alla situazione portuale italiana ante-crisi e alla perdita di posizioni intervenuta in questi anni. Per reagire la riforma portuale, oltre ai noti aspetti, è bene si concentri sul tema della sburocratizzazione ed al proposito un passo in avanti è rappresentato dal Codice degli Appalti. Fra le questioni aperte: la salvaguardia delle piccole imprese che rischiano di sparire con il fenomeno della globalizzazione e la creazione di piattaforme economico-logistiche competitive verso quelle estere.
In coda al suo intervento la notizia attesa riguardante la nomina del presidente dell’AdSP Livorno-Piombino: ogni decisione è rinviata alla prima decade di dicembre; in altre parole al dopo referendum.
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