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L’Adriatico, la Riforma, il ruolo di Ancona

Una chiara analisi sulle priorità da sviluppare sia nel settore delle crociere che per difendere il primato nei traghetti – La competizione con la sponda est

Andrea Morandi

ANCONA – La logistica portuale – e non solo – dell’Adriatico ha avuto l’onore della prima citazione dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema da parte del ministro Delrio. Da qui la nostra intervista sul tema al dottor Andrea Morandi, presidente della Sezione Traghetti di Federagenti e CEO del gruppo di famiglia.

Premesso che il ministro Delrio dovrebbe togliere a breve la riserva sui nomi dei presidenti delle 15 Autorità di sistema portuale (almeno di quelle in cui sono stati concordati con le relative regioni) oggi i primi tre nomi fatti da Delrio riguardano Trieste (D’Agostino) Giampieri (Ancona) e Prete (Taranto) cioè tre conferme, mentre hanno ritardato i nomi per il Tirreno, sia a nord che a sud. Un Adriatico dunque meno problematico sotto questo aspetto?
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Giampieri è stato uno dei primi tre presidenti nominati da Delrio e questo ci conforta perché da un lato riconosce l’ottimo lavoro svolto dall’Autorità Portuale e dall’altro permette di andare avanti con assoluta continuità con i progetti e gli impegni già in essere.
Uno di questi è la realizzazione della nuova stazione marittima: sono già stati demoliti gli spazi della Fiera ormai in disuso per creare innanzitutto un parcheggio per i veicoli commerciali, visto l’intenso traffico dei rotabili che vantiamo su tutto l’Adriatico.
Poi c’è il proseguimento della banchina 26, necessario per ampliare le aree retro banchina, funzionali al deposito delle merci, in primis dei contenitori. Ma non solo, serve portare a -14 metri il fondale in modo da permettere l’approdo a navi più grandi con maggiore pescaggio.
La riforma portuale ha cancellato i comitati portuali, in cui erano rappresentate anche le componenti operative degli scali. L’attuale formula (tavolo partenariato, commissioni locali ristrette) soddisfa gli operatori?
Tocca a mio parere il punto debole della riforma. Al di là delle diverse etichette, gli operatori dovrebbero avere modo di esprimersi anche in maniera vincolante per il semplice fatto che sono gli attori responsabili dei traffici.
Pensiamo ad esempio all’agente marittimo: è l’anello di congiunzione tra il sistema Italia e i gli armatori internazionali. Ad Ancona ci sono realtà storiche come la nostra, che ha superato i 100 anni di attività, che grazie ai loro nonni e bisnonni hanno fatto crescere il porto di cui parliamo oggi.
Dunque la rappresentanza vera dei vari stakeholder può essere una grande ricchezza per il territorio e se fossi il presidente della nuova Autorità di Sistema sarei il primo a richiederla.
I dati più recenti riguardanti le crociere (Cruise Day di La Spezia) sottolineano che malgrado la diatriba su Venezia, l’Adriatico offre nuove e positive offerte. C’è un reale indotto economico per il territorio e per i porti dietro le navi da crociera? E ci sono incompatibilità con i traffici tradizionali specie dove le banchine sono poche?
Le crociere sono senza dubbio un’occasione per la comunità locale, ci sono studi che in maniera puntuale offrono stime dell’indotto generato da ciascun approdo.
Ancona lo ha compreso e sempre più la città e il centro storico si stanno aprendo per accogliere i croceristi in maniera smart con servizi ad hoc. Il gigantismo navale ha abbracciato le navi da crociera e certamente servono terminal e banchine più adatte alle grandi navi.
Ad oggi non ci sono incompatibilità ad Ancona, il tema è comunque dotarsi delle strutture più idonee rispetto all’attività da svolgere, pertanto si parla di realizzare un nuovo terminal crociere che non solo faciliterebbe l’arrivo di navi ancora più grandi ma rivaluterebbe ancora di più il porto Antico, quella parte di porto ricca di storia, dall’arco di Traiano alla vista del Duomo.
La sponda est dell’Adriatico, specie verso il nord (Slovenia, Croazia) sta aumentando la propria competitività rispetto ai porti italiani, con forti investimenti per drenare i traffici da e per il nord-est europeo. I porti italiani sono sufficientemente coordinati e dinamici per resistere e contrattaccare?
A dir la verità qualche treno lo abbiamo perso; purtroppo le infrastrutture, per averle quando servono, devono essere valutate e pianificate anni prima. Ancona ha il primato del traffico traghetti – oltre un milione di passeggeri all’anno – e non lo dobbiamo perdere. Dunque è strategico avere una stazione marittima adeguata al ruolo che Ancona ha in adriatico.
Sulle merci possiamo allo stesso modo fare di più, potendo contare su una posizione geografica strategica e sulla facilità di entrata e uscita rispetto ad altri scali, dobbiamo migliorare le infrastrutture in modo da aumentare l’efficienza e la competitività del porto stesso. Un esempio: il collegamento ferroviario. Si sta andando nella direzione giusta, avremo presto un collegamento diretto con la rete nazionale in modo da eliminare le classiche inefficienze dell’ultimo miglio che frenano lo sviluppo dell’intermodalità.
Per difendere la nostra competitività è essenziale sia avere una visione di lungo termine sia rispettare la pianificazione degli investimenti portuali. Ecco perché è importante a livello locale alimentare un dialogo e confronto continuo tra il cluster marittimo e le diverse autorità e istituzioni, in primis l’Autorità di Sistema Portuale.
Si parla da anni delle grandi direttrici TEN-T europee ad est della penisola. Qual è lo stato dell’arte e qual è l’impegno delle istituzioni (Regioni in particolare) e dei porti?
Le istituzioni hanno fatto un lavoro importante affinché venisse riconosciuto il ruolo di Ancona come Core Port e dunque come nodo rilevante all’interno delle reti TEN-T. Ancona fa parte del corridoio scandinavo ma è evidente che può avere connessioni veloci con il Baltico e il Mediterraneo.
L’impegno è volto a sviluppare l’intermodalità, risolvendo quelle diseconomie che ad oggi mantengono più conveniente il trasporto su gomma, soprattutto a causa delle interruzioni della catena logistica nell’ultimo miglio.

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Pubblicato il
12 Ottobre 2016

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