Security a Livorno bilancio di una stagione
Costi e benefici dell’emergenza autorizzati dai responsabili dei vari settori – Le prossime sfide

Nella foto: da sinistra Alberigo Martino, Vincenzo Di Marco, M. Gloria Giani Pollastrini, Averardo Grifoni e Giovanni Spadoni.
LIVORNO – L’analisi del grado di sicurezza del porto di Livorno alla luce degli ultimi dati della stagione estiva è stato il tema con il quale si sono aperti i lavori dell’anno sociale 2016-2017 al Propeller labronico.
La questione sicurezza, per attualità ed importanza, condiziona gli spostamenti di viaggiatori e turisti di tutto il mondo – è stato detto nella serata del Propeller – e se, come riportano i dati, la crescita dell’andamento del turismo in Italia nel periodo estivo 2016 è stata esponenziale ciò è frutto anche del senso di protezione che il Paese è riuscito a comunicare. Ha pagato l’impegno in termini di controlli e procedure, aumentato dal 10 agosto in poi nei porti destinati a traffici crocieristici e passeggeri; un impegno notevole ma non “indolore” per certi aspetti. Anche il porto di Livorno ha avuto l’innalzamento del livello di sicurezza da 1 a 2 con l’intensificazione dei controlli in una fase di grande afflusso turistico, di portata ancora maggiore agli anni precedenti. E proprio sulla valutazione di obblighi, procedure e risultati in termini economici e sociali nel porto labronico si sono concentrati gli interventi dei relatori invitati dalla presidente del Club Maria Gloria Giani Pollastrini.
[hidepost]Hanno portato la loro esperienza nelle diverse sfaccettature i rappresentanti delle varie realtà che operano in porto quali il terminal passeggeri, quello merci, la polizia di frontiera e la Capitaneria di Porto. Giovanni Spadoni, dirigente della Porto 2000, ha ragguagliato sulle normative in materia di security recepite dal terminal passeggeri, da quelle europee, al programma nazionale di sicurezza marittima del Ministero dei Trasporti in accordo con il CISM – Comitato Interministeriale per la sicurezza dei trasporti marittimi e dei porti, al codice di sicurezza ISPS (IMO) – che per i piani di sicurezza nei porti prevede appunto i tre livelli: normale operativo, allerta, emergenza reale. Spadoni ha riferito che dal 10 agosto al 23 settembre, quindi in regime di livello di allerta con procedure di controllo intensificate, il terminal ha operato ben 97 navi da crociera con circa 190mila passeggeri, 484 traghetti con circa 537mila passeggeri e più di 190mila veicoli (+ 19% rispetto al 2015), senza registrare né code né lamentale da parte dei passeggeri che, al contrario, hanno apprezzato le procedure a loro tutela. Questo grazie anche alla coordinazione con la Capitaneria di porto e le altre forze dell’ordine, esercito incluso, che hanno supportato il personale del terminal anche in quei compiti di interdizione che solo a loro sono concessi. Le lamentele per il livello 2 sono invece giunte dalle compagnie navali per due ragioni – ha detto il dirigente – sia perché è stato ritenuto che tale provvedimento fosse da adottare eccezionalmente, quindi per periodi brevi, sia per la non osservanza dello stesso in altri stati europei, fattore questo che ha creato motivo di concorrenza. In particolare il disagio si è avuto per le maggiori incombenze dovute dagli equipaggi delle navi. Altra nota dolente – ha continuato Spadoni – l’aumento esponenziale dei costi subiti dal terminal per l’incremento delle ore di lavoro del personale interno addetto ai controlli e per quello esterno a cui ha dovuto ricorrere per far fronte alle maggiori esigenze.
Nel settore merci e contenitori invece – come spiegato da Averardo Grifoni del terminal Lorenzini – il livello di security richiesto è 1, innalzabile solo dietro segnalazione della Capitaneria o della Questura in previsione di rischio, caso non verificatosi quest’anno. Il terminal è comunque dotato ed attua tutti i sistemi a garanzia della security: recinti, badge di ingresso sia ai gate che negli uffici, ronde diurne e notturne, controlli scanner per le merci, costante presenza del responsabile PSO (Port Security Officer) ed esercitazioni con l’ausilio della Capitaneria di porto per il continuo perfezionamento di dotazioni e procedure. Proprio sull’importanza delle esercitazioni e sulla necessità dell’abbinamento security-safety per la migliore efficacia dei risultati si è soffermato Grifoni. Fra i relatori della serata anche Alberigo Martino, in carica a Livorno dal febbraio scorso come dirigente della Polizia di Frontiera marittima, corpo che opera nel coordinamento delle attività di polizia di frontiera e di contrasto all’immigrazione clandestina attraverso controlli documentali, ai passeggeri ed ai veicoli, attività di intelligence, di prevenzione e di generale contrasto agli illeciti in ambito portuale con controlli H24 in raccordo con le altre forze dell’ordine per far fronte alla complessa realtà portuale. In un ambito in continua evoluzione come quello portuale le sfide sono sempre molte e, come segnalato da un intervento di Luigi Garruto, responsabile della Dogana di Livorno, la prossima sarà fronteggiare la criticità degli arrivi dalle aree extra-Shengen attraverso la dotazione di strutture idonee.
Ha concluso gli interventi il direttore marittimo della Toscana C.V. (CP) Vincenzo Di Marco ricordando che in un contesto dove si è reso necessario il passaggio del livello di sicurezza da 1 a 2 – deciso dal CISM – il porto di Livorno è comunque salito in testa nelle statistiche del traffico passeggeri ed è in questo momento il primo porto nazionale come numeri movimentati. Non va dimenticato che i maggiori controlli contribuiscono ad aumentare il livello di sicurezza alla città intera – ha detto Di Marco – e devono essere considerati un valore aggiunto sotto molti aspetti, uno fra tutti quello che – da statistica appunto – le maggiori toccate delle navi si riscontrano negli scali che adottano servizi di sicurezza rispetto a quelli che ne sono deficitari.
Cinzia Garofoli
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