Se non basta “Passà ‘a nuttata”…
GENOVA – Difficile credere che le linee Messina possano rimanere le uniche ad aumentare – e non certo di spiccioli – i noli sui containers. Probabilmente la compagnia genovese è la prima a uscire allo scoperto su una linea che un po’ tutti i vettori, più o meno apertamente, stanno attuando. Lo tsunami che si è abbattuto su Hanjin è ormai chiaramente la punta dell’iceberg, e si corre ai ripari come si può.
[hidepost]L’incognita principale rimare quella di capire se ci sarà qualcuno che rompe il fronte degli aumenti, non applicandoli o giocando poi nei privati (segreti?) rapporti con i caricatori per annullare quelli ufficiali o quasi. Ci sono rischi concreti, ma fronteggiare l’attuale crisi richiede strategie che non sono certo da ballo a corte.
E che la crisi non sarebbe passeggera lo confermano, per l’Italia (ma l’indicatore vale anche per l’Europa sia pur con le doverose differenze), i dati dell’Istat di luglio. Export ed import sono in negativo. Su base mensile, per l’Italia il calo dell’export è stato dello 0,7% che su base annua è diventato per l’Italia di un drammatico -7,3%. Il peggior risultato dal settembre 2009, quando cominciò la crisi mondiale. I peggiori cali si sono registrati sui prodotti energetici (-31,8%), sui beni di consumo durevoli (-8,0%) e sui beni intermedi (-7,2%). Calato, come abbiamo accennato, anche l’import: con il -35,7% del gas naturale (l’industria consuma poco perché produce poco) e il -18,4% del greggio. Comprensibile che questo quadro di sofferenza si sia trasferito nello shipping con le conseguenze che sappiamo.
Le flessioni tendenziali – conclude l’Istat – per l’area UE sono del -6,1%. Vogliamo consolarci? Peggio va l’area extra-UE con flessioni tendenziali del -8,8%. Ma è una magra consolazione in un quadro nel quale non si vede ancora un vero raggio di luce all’orizzonte. Come ha fatto capire di recente su queste colonne il professor Sergio Bologna, non basta Passà ‘a nuttata: occorre uno sforzo congiunto di tutte le economie mondiali. Che invece sembrano ancora decise (o costrette?) all’ordine sparso. Un dramma nel dramma.
A.F.
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