La lana anti-inquinamenti
Sperimentate barriere ecologiche che bloccano olio e petrolio – Presto anche a San Francisco nella baia del porto
CAGLIARI – E’ un brevetto serio, omologato di recente dal ministero dell’Ambiente e presentato anche dal serissimo quotidiano di Confindustria, con il significativo titolo: “Una barriera di lana cura il mare dagli oli”. Eppure sembra fantascienza, o uno scherzo da pesce d’aprile. Invece no: la lana delle pecore sarde potrà contribuire in modo determinante a salvare il mare dagli inquinamenti. La bella immagine del mitico Milo Manara qui sopra, con la sirena moribonda per un mare di petrolio, potrebbe evocare un pericolo scongiurato dal brevetto del dipartimento d’ingegneria sanitaria dell’università di Cagliari.
Alcuni elementi sperimentali del brevetto, che consiste nelle “Barriere Geolana Salvamare & Salvacqua” sono all’opera nel porto di Dorgali, vicino all’acquario di Cala Gonone e in una darsena della Lega Navale di Cagliari.
[hidepost]L’università ha sperimentato che un manicotto di lana di pecora sarda di un chilo, immerso a pelo d’acqua, è in grado di assorbire fino a 17,2 litri di olio petrolchimico. Può essere inoltre lavato e tornare a funzionare. In più non inquina e la sua produzione può essere intensificata in allevamenti estensivi “carbon free e cruelty free”, dove la tosatura è dolce e l’alimentazione naturale.
A breve, quando sarà terminata la sperimentazione in Sardegna, la prima barriera sarà realizzata nella baia di San Francisco, in California. E di recente al World Economic Forum di New Delhi l’azienda che la produce, la Edizero Architecture of Peace di Guspini (Cagliari) è stata riconosciuta fra le prime dieci eccellenze tecnologiche del mondo.
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