Patatrac Riforma?
GENOVA – I tamburi avevano rullato già da tempo, ma a Roma sono in tutt’altre faccende affaccendati. E così, eccoci al Patatrac: ovvero ai primi “niet” ufficiali agli accorpamenti delle Autorità portuali nei nuovi sistemi.
[hidepost]I pur strettissimi tempi concessi dal decreto non hanno bloccato il governatore della Liguria Toti che ha formalizzato la richiesta di proroga (moratoria fino a 36 mesi) per gli accorpamenti di Genova con Savona e di La Spezia con Marina di Carrara. Scatenando le feroci proteste delle comunità portuali, specie quella di La Spezia (vedi in altra pagina) ma ponendo un’ipoteca sulla stessa riforma, visto che si tratta dei porti più importanti d’Italia.
Sulla scia di Genova, partirebbe anche la Sardegna dove il porto di Olbia compatto chiede che l’Autorità di sistema abbia sede in quel porto e non a Cagliari. Quattro consiglieri regionali dei vari schieramenti politici più il sindaco di Olbia sostengono che il “sistema” del nord Sardegna (Olbia, Golfo Aranci e Porto Torres) è nettamente prevalente rispetto al porto di Cagliari, sia come movimentazione delle merci sia come numero di navi e passeggeri. Morale: o prevale Olbia o la Regione – è la richiesta – formalizzi anch’essa la proroga fino a 36 mesi.
Si può aggiungere che a brevissimo sapremo anche quello che vogliono fare la Campania con i suoi “accorpamenti” (e si sa che c’era una netta resistenza), e probabilmente anche qualche settore dell’Adriatico. Infine c’è il “tormentone” delle presidenze. Nel totale silenzio di Delrio, impazza il toto-nomine, comprese le minacce (per ora sottopelle) di ricorsi e di intoppi giuridico-procedurali nel caso fossero favoriti “esperti” piuttosto di altri “super-esperti”. Insomma, c’è una gatta da pelare non male. E dire che ci stavamo preparando ai nuovi ludi è solo prenderne atto: nella speranza che una volta presa una strada, si tenga la barra del timone ben salda e si arrivi alla meta.
Ah, c’è anche la questione dei tempi. Un po’ da tutti i porti – e pare anche dallo stesso consigliere di Delrio Luigi Merlo, che conosce bene la “macchina” delle Authorities – erano arrivate al ministro richieste di un periodo di 6 mesi entro il quale fare le consegne tra i nuovi presidenti e gli uscenti, in modo da consentire anche un opportuno rodaggio. E’ stato risposto picche: quando saranno nominati i presidenti delle AdsP, commissari e vecchi presidenti dovranno sloggiare in quattro e quattr’otto. Un bene o un male?
Auguri.
Antonio Fulvi
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Così ha preso posizione sul tema il La Spezia Port Service.
Chiedere a un porto come La Spezia di aspettare tre anni, anche solo un anno, prima di completare la sua fusione con Marina di Carrara, equivale a condannare un pilota di Formula Uno a partire sempre e comunque dall’ultima fila. Questa si chiama penalizzazione. Non ci sono altri termini per definirla”.
La reazione della community portuale di La Spezia, rispetto all’ipotesi di uno slittamento e di un rinvio che sarebbe stato richiesto dalla Regione Liguria nel processo di integrazione con Marina di Carrara previsto dal disegno di riforma, non si fa attendere e chiama in causa la credibilità che altrimenti rischia di essere seriamente intaccata, dell’intero disegno di riforma.
Attraverso La Spezia Port Service, la community intende rivolgersi direttamente al governo e al ministro Delrio affinché questa richiesta non sia presa in considerazione e nel porto di La Spezia possa essere realizzata compiutamente l’Autorità di sistema portuale con un presidente adeguato alle necessità del porto e dotato di tutti i poteri che la legge gli attribuisce anche e specialmente nell’ambito del processo di fusione.
Uno slittamento, del tutto immotivato e incomprensibile – sottolinea la Spezia Port service – graverebbe il nostro porto di un vero e proprio handicap, costringendolo a rincorrere anche commercialmente, nonché sul fronte della infrastrutturazione porti concorrenti dotati di piena capacità … di intendere e volere. E ciò accadrebbe in un momento di grande difficoltà nel mercato mondiale dello shipping e di evidenti segni negativi che per la prima volta riguardano anche il nostro porto”.
“La Community di La Spezia invita la Regione Liguria a tornare sui suoi passi rispetto a una scelta di rinvio che, se motivata in altri porti non convinti dall’ipotesi fusione, non ha nessuna motivazione valida a La Spezia, porto che è oggi in prima linea in un mercato container quanto mai complesso e pericoloso e che non si può permettere il lusso di “regalare” competitività alla concorrenza.
“Le riforme non si fanno solo con le norme; si fanno con gli uomini e con le donne. E La Spezia ha oggi bisogno, nel segno di una totale discontinuità, di una figura autorevole che si metta subito a lavorare nell’interesse del porto”.
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