Thomas Baumgartner meglio dei “bonus” tagliare le tasse

Thomas Baumgartner
PESCARA – In occasione dell’inaugurazione del nuovo impianto logistico abruzzese FERCAM abbiamo sentito il parere del presidente ed amministratore delegato Thomas Baumgartner, che è anche presidente ANITA, oltre che sull’attualità e prospettive dell’azienda anche sul comparto che rappresenta e sulle sue aspettative.
Presidente, cosa rappresenta Pescara per Fercam e quali prospettive offre, grazie anche al nuovo impianto?
Il nuovo impianto a Pescara corona la crescita di Fercam su questa piazza, da qui la necessità di un magazzino di dimensioni adeguate anche nella prospettiva di ulteriori sviluppi. Riteniamo questa zona particolarmente importante come nodo di distribuzione delle merci import/export. La posizione centrale nell’Adriatico e la vocazione all’importazione alimentare ci hanno convinto dell’utilità nell’area di questa nuova, più grande, struttura logistica.
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Come riassume la storia di Fercam e qual è la sua specificità attuale?
Fercam nasce nel ‘49 operando il trasferimento del vagone ferroviario tramite semirimorchi stradali fino all’azienda di destinazione. Dal ‘77 inizia lo sviluppo del trasporto intermodale con l’uso di casse mobili e contenitori sulla ferrovia, prosegue nella sua crescita con la diversificazione delle attività, soprattutto nella logistica e distribuzione comprendendo infine le spedizioni marittime ed aree in tutto il mondo. Abbiamo quindi acquisito una visione globale che oggi ci consente di consigliare a chi opera nel nostro paese di puntare molto su efficienza e sviluppo infrastrutturale per competere con i porti del nord Europa. Occorre soprattutto un cambio di mentalità che ci induca a configurarci sulla precisa esigenza del cliente, che deve essere incalzato e conquistato, così come efficacemente riescono a fare a Rotterdam con il risultato di sottrarci più di un traffico che potenzialmente ci apparterrebbe. E’ importante che i porti del nord Italia si attivino, come pure lo Stato, completando i collegamenti atti a rendere le infrastrutture ben operative e concorrenziali.
Proprio su questo punto: il piano della logistica doveva in qualche modo essere contemporaneo, se non addirittura precedere, quello dei porti. Chiedo al presidente ANITA e quindi all’interlocutore del ministero dei Trasporti: a che punto stiamo?
Ho fatto presente al ministero che, dopo la partenza con il piano della portualità – con risultati apprezzabili anche se fare meglio è sempre possibile – e l’attuale impegno nel piano ferroviario con l’obiettivo di incrementare il traffico su rotaia del 50%, può contare sul nostro contributo di idee ed esperienze. Siamo nella commissione operante presso il ministero con la finalità di portare questo trasporto ai sensibili incrementi richiesti. Noi peraltro puntiamo al rafforzamento di un trasporto intermodale terrestre, modernamente organizzato, con l’uso di casse mobili, container e semirimorchi nel quale il trasportatore si occupa del trasbordo su ferrovia e poi dello scarico dalla stazione ferroviaria fino alla destinazione nel cosiddetto “ultimo miglio”. Per ottenere questi risultati occorre potenziare la rete ferroviaria, specie nella dorsale centrale nord-sud, ed uniformare le sagomature ferroviarie in modo da consentire l’uso di semirimorchi standard. C’è inoltre l’esigenza di operare con convogli lunghi 750 metri e con capacità di 2000 tonnellate, in linea con gli standard europei che si vanno affermando. Tutti questi interventi, come anche il pronto collegamento del Terzo Valico di Genova e la Pontremolese per Livorno e La Spezia, necessitano comunque di essere inquadrati in un piano unitario della logistica stradale che, nel campo dei trasporti, rimane centrale e insostituibile, che tuttora attendiamo e che, auspichiamo, venga realizzato non appena esauriti gli impegni sopra detti.
Qual è il pensiero della sua associazione riguardo al Marebonus e al Ferrobonus?
Prescindendo dal nostro convincimento che il migliore “incentivo” per l’economia consista nell’abbassare la pressione fiscale, riguardo ai provvedimenti adottati dal governo per favorire le modalità via mare e via rotaia, osserviamo che sarebbe stato più efficace destinare l’incentivo direttamente all’utilizzatore in modo da dargli la possibilità di fare le sue valutazioni su costi, tempi e quant’altro ed indurlo alla scelta. Destinando invece queste agevolazioni agli intermediari quali sono le compagnie di navigazione o ferroviarie – pur se con l’intento di portarle a ridurre le loro tariffe – riteniamo che si rischi di perdere la percezione dell’effetto diretto dell’incentivo sulla tariffa finale.
Lei, come presidente ANITA si è molto battuto per una nuova normativa che armonizzasse le norme sociali e le condizioni di lavoro, anche fra i vari paesi, al fine di contrastare i tanti effetti negativi che si ripercuotono sulla categoria italiana. Come giudica i risultati ottenuti ad oggi?
Nel nostro settore c’erano molti casi di irregolarità che hanno portato abbassamento dei prezzi con concorrenza sleale e le misure di contrasto precedentemente adottate non avevano sortito effetti. Oggi finalmente abbiamo questa nuova normativa che controlla bene la regola del “dumping” nel settore dei trasportatori; l’Albo degli Autotrasportatori è riconosciuto a livello europeo e le aziende che ne fanno parte devono avere imprescindibilmente questi requisiti: avere una stabile organizzazione, capacità tecnica e finanziaria, onorabilità e professionalità. Mi sono imposto di raggiungere l’obiettivo che questi 4 requisiti, tramite l’albo, vengano controllati e verificati periodicamente. Attraverso il portale dell’Albo già riusciamo ad avere un monitoraggio su alcuni aspetti fondamentali come la regolarità sotto il profilo contributivo, fiscale, assicurativo. Posso dire che siamo a metà strada di un percorso importantissimo e che andiamo avanti con determinazione.
Cinzia Garofoli
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