L’era delle grandi Alleanze e gli interrogativi sui porti
La concentrazione delle compagnie dei containers e i riflessi sugli scali marittimi – La posizione dell’Italia con il richiamo del ministro Delrio contro i “sogni”
LONDRA – C’è un anno di tempo, ma i giochi sono davvero duri per lo shipping mondiale. E così si definiscono nuove alleanze, che per qualcuno sono di sopravvivenza ma che per gli analisti ridisegnano in modo più complesso un mondo del trasporto marittimo che guarda a un futuro nemmeno troppo immediato.
[hidepost]E’ il caso, di cui stanno parlando un po’ tutti, dell’annuncio della nascita di “Alliance”, capitanata dalla tedesca Hapag-Lloyd e che già ha raccolto l’adesione di Hanjin, Mol, Nyk, K-Line e del colosso di Taiwan Yang Ming. Anche senza considerare che probabilmente altri confluiranno (ci sono preavvisi di Hyundai, ma non solo) l’attuale consistenza di “Alliance” è di 620 navi portacontainers, una capacità complessiva di 3,5 milioni di Teu e quasi il 20% della disponibilità di stiva.
Con “Alliance”, che adesso opererà con la consueta trafila per i permessi internazionali anti-trust e dovrebbe diventare operativa nella prossima primavera, sono ormai tre le grandi alleanze: c’è la “2M” di Maersk e Msc e la “Ocean 3” che ha messo insieme Evergreen, Cosco, Cma-Cgm ed Oocl. Ma sta diventando evidente che anche nella prospettiva più lontana, le compagnie che rischiano di rimanere da sole non avranno molte chances. Se un tempo “piccolo era bello”, lo shipping mondiale non lo consente più.
Bisogna adesso capire quali riflessi avrà questa nuova articolazione del mondo degli armatori nella portualità: sia in quella mondiale, sia in particolare in quella italiana. Alcune delle alleanze – in atto o in fieri – hanno anche importanti ramificazioni terminalistiche, direttamente o indirettamente. Non è difficile prevedere che così come si concentrano i servizi navali, si guarderà anche a concentrare i servizi portuali. Vorrebbe dire che si sceglieranno solo pochi porti, da potenziare e da rendere estremamente funzionali anche per le grandi e le grandissime full-containers? E quale incidenza avrà l’entrata in funzione del nuovo canale di Panama, non solo per le rotte americane ma anche per quelle Round-the-World? E infine: l’Italia, ancora una volta “ventre molle” dell’Europa della logistica, sarà in grado di ricavarsi uno spazio importante, quando il ministro delle infrastrutture e trasporti Delrio proprio in questi giorni ha ammonito che “sognare è bello, ma il governo intende consentire solo la realizzazione di pochi progetti portuali funzionali”. Quali, quando e con quali risorse?
A.F.
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