Tempi e scadenze per la Riforma e le Regioni preparano i “caveat”
Richieste anche per i “tavoli di partenariato” regionali mentre il direttivo di Assiterminal esprime “forte disagio” per le troppe incertezze – Il retropensiero sui presidenti
ROMA – Adesso sembra tutta una questione di tempi, per la riforma della portualità. Ammesso e non concesso che la “tempesta perfetta” scatenatasi nei giorni scorsi sul governo con le dimissioni di un ministro e con la fiorita di mozioni di sfiducia, non comporti un qualche terremoto anche sui tempi e sui modi.
[hidepost]Comunque sia, ad oggi la riforma ha nel calendario ufficiale l’esame delle commissioni parlamentari di Camera e Senato, previsto inizialmente ad aprile: e probabilmente slittato in attesa che la facoltà concessa alle Regioni dall’emendamento De Luca frutti formali richieste delle regioni interessate al ministro Delrio, il quale potrebbe portare le richieste stesse nelle commissioni. C’è ancora parecchia incertezza sul procedimento, perché le richieste motivate delle Regioni (i “Caveat” con le deroghe a svariati accentramenti, in particolare in Calabria e Liguria ma non solo) devono essere presentate entro due mesi, in sostanza entro la seconda metà di maggio. E se le commissioni dovranno attenderle, come sembra, i tempi necessariamente slitteranno. Dopo le commissioni (parere necessario ma non vincolante) il testo delle riforma riformata tornerà al consiglio di Stato, dopo di che avverrebbe il varo.
Intanto però è nato un secondo fronte, quello dei decreti specifici collegati: in particolare, la preparazione del decreto per il tavolo nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale, intorno al quale si agitano un po’ tutti. Anche perchè il retropensiero di ogni porto e di ogni gruppo politico continua a girare intorno ai criteri di nomina dei presidenti delle nuove Autorità, con tutto un florilegio di indiscrezioni sulle esclusioni (pensionati pubblici no, pensionati privati forse “ni”, specialisti solo sulla carta, titoli preferenziali, tessere di partito, eccetera).
Poi ci devono essere i tavoli di partenariato regionali (cui sono delegati gli incontri con gli operatori delle varie categorie) sui quali esistono ancora notevoli incertezze. Tanto che il consiglio direttivo di Assiterminal proprio nei giorni scorsi ha diramato una nota con un “diffuso senso di disagio” sia sui tempi che sui modi.
“Assiterminal – dice la nota – constata come gli investimenti della categoria, già effettuati, in corso e previsti rimangano sostanzialmente senza tutela e come la rappresentanza delle stesse imprese viene cancellata nel nuovo organo deliberante dell’Adsp. Peraltro, Assiterminal desidera confermarsi propositiva per quanto riguarda le necessarie specificazioni di struttura e funzionali dei c.d. tavoli di partenariato locali, ai quali ritiene necessario affiancare un organismo istituzionale di consultazione e co-decisione a livello nazionale, sulle linee in atto in altri Paesi europei, con la partecipazione delle associazioni nazionali di categoria maggiormente rappresentative.
”Assiterminal infine manifesta la più forte preoccupazione circa la mancanza di linee guida nazionali a riguardo della prossima entrata in vigore della normativa SOLAS sulla responsabilità dei caricatori per la dichiarazione dei pesi dei container in imbarco nei porti nazionali.
“L’Associazione ha presentato proposte generali e specifiche – conclude il documento – sperando vengano accolte, volte al superamento delle forti difficoltà previste, proposte che, sulla linea di decisioni adottate da altre amministrazioni di Paesi europei, prevedano un realistico e responsabile riconoscimento delle caratteristiche tecniche dei mezzi industriali e operativi di handling per la pesatura dei container, nonché di un periodo transitorio, in cui si possa finalmente eseguire una valutazione puntuale delle conseguenze applicative della norma internazionale, delle soluzioni praticabili e non distorsive per la sua corretta e sicura implementazione”.
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