Riforma, come riformarla
I punti forti e le criticità dell’impianto del governo – Le presenze e le assenze
LIVORNO – Riformare la riforma: sembra questa la linea d’azione che si va profilando con la determinante spinta non solo delle Regioni – riammesse nei processi decisionali dalla Consulta, e decise ad approfittarne – ma anche di parte del cluster portuale.
[hidepost]Al quale – come è emerso con chiarezza nel Forum di due giorni fa in Fortezza Vecchia – non piacciono parecchi passaggi: l’indeterminata pochezza delle autonomie finanziarie, i criteri di accentramento a Roma di molti poteri, le mezze funzioni dei presidenti. Eccetera.
Dal convegno – e dalle assenze tra i Vip invitati, che hanno anch’esse il loro significato – si è capito che il cammino della riforma sarà lungo e complicato se si vorrà davvero cambiare molto; oppure breve e solo platonico se ci si limiterà a un po’ di maquillage.
Torneremo sui temi esposti, che ancora si stanno sviluppando quando andiamo in stampa con questo giornale. Ma va notato che la stessa introduzione sviluppata dal commissario dell’Authority ospite Giuliano Gallanti ha messo in luce – con la consueta dose di diplomazia – le tante attese se non deluse almeno a giudizio sospeso. Massimo Provinciali da parte sua in queste occasioni è solito dare il meglio di sé: da alto funzionario ministeriale “prestato” (per ora) al porto sa dove portare l’attenzione e come valorizzare passaggi che magari possono essere per noi del “volgo” discutibili. Ci si aspettava, dal Forum, anche un confronto-scontro tra Gallanti e Forcieri, che sulle crociere sono il Diavolo e l’Acqua Santa (non necessariamente in quest’ordine). Invece non c’è stato, perché Assoporti è stato rappresentato dal suo scafato segretario generale Paolo Ferrandino, che non cade certo nelle trappole della polemica: ed è stato esaustivo per il proprio ruolo, ma anche anodino.
Di certo le linee teoriche della riforma dei porti, illustrate dai teorici, hanno il senso di un tentativo serio, dopo quasi vent’anni di tanti tentativi assai meno seri e poco convinti di metterci mano. Ma ai posteri – cioè a tutti noi da domani in poi – l’ardua sentenza di quello che succederà giorno per giorno. L’impressione è che siamo appena al prologo.
A.F.
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