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Assoporti convocata sulla Riforma tempi e modi perché entri in vigore

Il presidente Monti sottolinea l’importanza del prossimo Comitato di coordinamento nel MIT per scremare i tanti progetti nei porti – Le prese di posizione delle categorie marittime

Pasqualino Monti

ROMA – La riforma della 84/94 è il tema del giorno, ovviamente, se non della politica nazionale (poco risalto sui quotidiani, se non quelli specializzati) certamente del cluster marittimo. E già domani, giovedì 28 gennaio sarà oggetto di una prima riunione a livello di Assoporti, convocata dal presidente Pasqualino Monti per fare il punto su quanto contenuto nei decreti e su come l’associazione delle Autorità portuali dovrà (o potrà) adeguarsi alle nuove normative. Assoporti ha diramato una nota ufficiale (più in basso) in cui esprime il proprio consenso, ringrazia il ministro Delrio e sollecita tempi veloci per l’attuazione. Adesso i passaggi istituzionali prevedono l’ok della Corte dei Conti e delle commissioni parlamentari di Senato (presidente riconfermato nei giorni scorsi Altero Matteoli, che per la riforma si è battuto già dai tempi in cui era ministro delle Infrastrutture e Trasporti) e Camera, il tutto prevedibilmente entro marzo. Poi occorreranno i decreti delegati di attuazione dei vari passaggi.
[hidepost]Ed entro 90 giorni, quindi entro la fine di aprile – dovrà nascere al MIT il fondamentale Tavolo di coordinamento tra le Authorities di sistema per scremare i troppi progetti di terminal e di ingrandimenti in concorrenza tra loro.

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Particolarmente delicato sarà in questa chiave il lavoro per valutare quali delle iniziative nel settore dei terminal container potranno avere l’ok dell’organo di programmazione dello Stato: con tutti i principali scali che hanno il loro progetto. E in questa chiave, tra le ultime iniziative annunciate c’è quella del gruppo Gavio per finanziare (300 milioni disponibili da subito) la darsena container del porto di Civitavecchia, che a Livorno è stata vista come una concorrente pericolosa della piattaforma Europa, tanto da destare (si dice in giro) preoccupazione se non risentimento anche nel presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che della piattaforma Europa è sponsor (e finanziatore con ben 150 milioni stanziati dalla Regione). Rossi avrebbe anche avuto di recente un incontro riservato con uno (o più) operatori portuali livornesi, convocati tramite l’assessore regionale Grieco, per capire come si stiano muovendo i terminalisti livornesi in vista della grande gara per la piattaforma. In quanto al presidente dell’Authority di Civitavecchia Pasqualino Monti, una sua recente dichiarazione su La Nazione sottolinea che il progetto Gavio non nasce in concorrenza a Livorno ma punta al mercato del centro Italia e di Roma “con un break-even di 500 mila contenitori, 900 metri lineari di banchine a 18 metri di fondale e tempi di realizzazione veloci”. Con una sottolineatura importante: che il comitato di coordinamento tra porti in fase di creazione al MIT sarà l’organo di Stato che dovrà decidere quali dei tanti progetti saranno “benedetti” ed avranno il supporto finanziario pubblico. Tenendo presente – ha detto ancora Pasqualino Monti – che le vere scelte in questo settore verranno dal mercato.

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Ed ecco le prese di posizione sulla riforma Madia-Delrio da parte delle principali associazioni e categorie operative nazionali della logistica.

Pasqualino Monti

Assoporti non può che salutare con soddisfazione il primo atto sulla strada di una riforma portuale essenziale per il rilancio del sistema nazionale dei porti e della logistica. Una riforma – sottolinea Pasqualino Monti, presidente di Assoporti – che l’Associazione spera possa consentire al sistema paese di sfruttare sino in fondo le potenzialità e la strategicità di questo comparto.
Nell’auspicio che siano definiti in tempi rapidi i provvedimenti attuativi – prosegue Monti – tutti i decreti e gli atti che rendano esecutive le scelte del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, e del governo tutto in materia portuale, l’Associazione dei porti italiani, sottolinea una volta di più l’importanza del lavoro svolto e mirato essenzialmente a recuperare posizioni sulla strada dell’efficienza e della competitività internazionale.
In un paese che è la settima potenza industriale mondiale, ma che deve questo ruolo essenzialmente ad un’industria di trasformazione – ribadisce Monti – i porti e la logistica rappresentano la chiave di volta per il successo dell’Italia, della sua struttura economica e occupazionale, e dunque del suo futuro sviluppo.
Uno speciale apprezzamento va al ministro Delrio e a tutto il suo staff per essere riusciti a condurre “in porto” la prima fase di una riforma tanto attesa.

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Roberto Alberti

Con riferimento all’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri – afferma Roberto Alberti, presidente di Fedespedi – del decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, esprimo soddisfazione per una riforma che il nostro settore ha lungamente atteso, soprattutto in relazione al tema della semplificazione burocratica, e fortemente auspicato per quanto riguarda l’altra grande tematica del coordinamento nazionale. Sulla carta sono state date risposte a numerose richieste provenienti dall’utenza portuale: l’assegnazione ai presidenti delle Autorità di Sistema dei poteri reali di coordinamento e controllo su tutte le amministrazioni che intervengono all’interno degli scali portuali (art. 5 comma 4), lo snellimento dei processi decisionali interni alle autorità di sistema con il superamento dei Comitati Portuali (art. 8) e l’introduzione del tavolo di partenariato della risorsa del mare (art. 11 bis), con cui si garantisce agli stakeholders comunque una partecipazione consultiva ai progetti strategici di crescita dei sistemi portuali. Prima di dare un giudizio definitivo bisognerà attendere la piena implementazione organizzativa e normativa della riforma ma non vi è dubbio che, leggendo il testo del Decreto, la volontà sia quella di aggiornare il nostro sistema di governance portuale guardando a modelli più evoluti e che molte delle battaglie condotte dagli spedizionieri in questi anni, come ad esempio quella per l’introduzione dello Sportello Unico Doganale, hanno trovato finalmente grande attenzione da parte del Governo. Si tratterà ora di capire e vedere tempi e modalità di effettiva attuazione della riforma, aspetto questo non banale visto che la stessa prevede un processo progressivo di superamento dell’attuale modello. Per concludere, siamo soddisfatti ma vogliamo essere prudenti: la riforma dovrà ora diventare, come dicono gli anglosassoni “law in action” e sappiamo che spesso, in Italia, le migliori riforme sono state spesso svilite da non adeguate norme applicative.

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Nereo Marcucci

“Il Consiglio dei Ministri – ha commentato Nereo Marcucci, presidente di Confetra – approvando il decreto legislativo che riorganizza, razionalizza e semplifica la portualità italiana, aggiunge un altro tassello a quelli che abbiamo apprezzato in quest’ultimo anno: interventi puntuali in situazioni di crisi come a Taranto e Gioia Tauro ed interventi per il riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto con appropriati investimenti in infrastrutture ferroviarie e norme di sostegno come il Marebonus ed il Ferrobonus.
Con i contenuti del decreto legislativo fanno un passo avanti la riorganizzazione (obbligatoria) delle amministrazioni coinvolte nell’importazione e nell’esportazione delle merci con l’unificazione funzionale delle 17 amministrazioni principali coinvolte e la creazione in ogni AdS dello sportello unico amministrativo per tutte le attività diverse da quelle commerciali ed industriali del porto.
Il tavolo di partenariato per ogni AdS garantisce agli operatori la possibilità di dare il proprio contributo alla gestione portuale, così come il Tavolo di Coordinamento nazionale delle Autorità di sistema presso il MIT permetterà di finanziare gli investimenti infrastrutturali secondo logiche di mercato ma evitando – vista la collegialità dell’organismo – la tanto temuta “centralizzazione” in danno dei porti accorpati.
Ritengo si possa dare atto che il ministro Delrio si muove coerentemente all’obiettivo di dare ad un Paese come il nostro, che vorremmo restasse manifatturiero ma che non ha materie prime, un asset indispensabile rappresentato dai porti e da sistemi logistici adeguati”.

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Paolo Costa

La riforma dei porti del ministro Delrio è un buon inizio, scrive Paolo Costa, presidente del porto di Venezia.
Ha, infatti, il grande merito di mettere la questione portuale al centro del dibattito sullo sviluppo del paese e di aprire, mi auguro, una stagione di riforme sempre più incisive nel settore.
L’obiettivo finale deve essere quello di ridurre le differenze tra i prezzi alla produzione o all’importazione e i prezzi di mercato dei beni (prodotti o consumati) in Italia, differenze nelle quali si annidano anche gran parte delle inefficienze stimate in quasi 42 miliardi di euro anno.
Per proseguire occorrerà agire perché le Autorità di Sistema si coordinino per rendere più competitiva ogni radice marittima dei corridoi europei; per favorire l’integrazione di archi e nodi lungo le diverse catene logistiche e per favorire l’ingresso di nuovi operatori innovatori e di dimensione adeguata alla competizione internazionale.
Serviranno scelte infrastrutturali importanti che dovranno essere improntate a un adeguamento della capacità dei porti e della geometria della rete stradale, ferroviaria e di navigazione interna che li serve, in modo tale da far uscire tutto il sistema infrastrutturale dalla sua arretratezza e della sua attuale incapacità di servire i traffici lungo le linee di percorso minimo.
Questo vale anche nel caso dell’Autorità di sistema dell’Adriatico settentrionale (Venezia e Chioggia) che consente di immaginare di realizzare fin da subito a Chioggia il secondo onshore della piattaforma d’altura per poi allargarsi fino a sfruttare le potenzialità di Porto Levante e del polo energetico di Porto Viro, ma anche dei terminali di navigazione interna verso Padova e verso Mantova.
Un insieme di capacità non solo portuali che possono fare di questo sistema uno degli strumenti maggiormente idonei a servire le esigenze del Paese.
Il tutto poi, va considerato dentro un sistema Alto Adriatico che, con Ravenna e Trieste, dovrà trovare il modo di cooperare anche con Capodistria e Fiume per rendere sempre più questo mare lo sbocco europeo privilegiato dei traffici da e per l’oltre Suez oltre che dal Mediterraneo orientale.

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Debora Serracchiani

“La riforma della portualità rilancia un settore vitale per lo sviluppo dell’Italia”. Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria nazionale del Pd Debora Serracchiani, commentando l’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del decreto legislativo riguardante la riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali.
“La riduzione del numero delle Autorità – ha continuato Serracchiani – con un’aggregazione che ricalca largamente il disegno dei ‘core ports’ previsti dall’Europa, un coordinamento centrale che indica le direttrici strategiche su cui punta il Paese, lo snellimento degli organi di governo delle Autorità portuali: sono punti qualificanti per rimettere la nostra portualità in condizione di competere con le grandi strutture del Nord Europa e del Sud del Mediterraneo. Troppo a lungo i nostri porti sono stati frammentati, gelosi e in competizione tra loro, e questo è stato un limite oggettivo che oggi superiamo”.
Per la vicesegretaria democratica “le Autorità portuali di sistema previste dal decreto legislativo finalmente chiudono l’epoca in cui i porti erano quasi cittadelle autonome, talvolta slegate o mal connesse con il sistema della logistica e delle grandi reti di trasporto e comunicazione. L’Italia ha una grandissima risorsa nei porti, e ho molta fiducia che questa riforma, anche con il contributo dei lavori del Parlamento, potrà innovare e dare una scossa definitiva a questi nodi strategici di connessione tra le vie di terra e quelle del mare”.

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Michele Pappalardo

“Sottolineiamo con convinzione, in attesa di conoscere meglio i contenuti dei provvedimenti decisi dal Consiglio dei Ministri, la positività di una svolta in atto: svolta che consiste essenzialmente in una convinzione nuova circa l’importanza e la strategicità del settore per la ripresa complessiva del paese”. Questo il commento a caldo di Michele Pappalardo, presidente di Federagenti, al varo delle prime misure per il rilancio del comparto logistico-portuale. E aggiunge: “Tutto può essere perfezionato, e ci saranno i tempi per farlo. È comunque, al di là di qualsiasi valutazione e aggiustamento in corso d’opera, essenziale e importante per il futuro del paese che la riforma dei porti sia entrata a far parte degli obiettivi strategici del governo”.

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Silvia Velo

“Il decreto di riforma della portualità italiana è una grande occasione per lo sviluppo e la crescita della blue economy, un asset fondamentale per l’economia del nostro Paese”. Lo ha dichiarato in una nota Silvia Velo, sottosegretario di Stato all’Ambiente.
“Un pacchetto – quello presentato dal ministro Delrio – di razionalizzazioni, semplificazioni, misure per il rilancio del comparto logistico-portuale che pongono al centro dell’azione di governo la risorsa mare.
Anche il ministero dell’Ambiente – continua il sottosegretario Velo – ha fatto la sua parte con una serie di modifiche normative che aiuteranno a superare le difficoltà tecniche e operative che sono state riscontrate in questi anni nella realizzazione delle opere di dragaggio nei porti, definendo una volta per tutte un quadro regolamentare chiaro in materia.
Un lavoro – conclude Velo – in sintonia con il decreto approvato dal Cdm, che ha come obiettivo la crescita del sistema portuale italiano senza intaccare minimamente la tutela e la salvaguardia del mare e dell’ambiente”.

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Piergiorgio Massidda

“È un errore gravissimo accorpare le Autorità portuali della Sardegna – ha scritto l’ex presidente dell’Authority di Cagliari Piergiorgio Massidda – la nostra regione deve puntare con decisione sui porti dando maggiore impulso a un settore strategico che può creare ricchezza e posti di lavoro”. No all’accorpamento dell’Autorità portuale di Olbia e quella di Cagliari. “Il governatore Pigliaru intervenga sul Governo così come dovrebbero fare i parlamentari sardi, la Sicilia ha mantenuto due distretti come pure Liguria e Puglia, la nostra Regione è l’unica che sta accettando supinamente le decisioni di Roma. Dietro una falsa razionalizzazione si nasconde un provvedimento che ammazzerà la competitività dei porti più attivi e ridurrà la speranza di nuovi investimenti infrastrutturali in una regione come la nostra in cui gli scali hanno caratteristiche e peculiarità diverse. Fortunatamente non verrà messa in discussione la posizione degli scali di Cagliari e Sarroch che sotto la mia presidenza sono diventati porti Core potranno accedere a importanti e ingenti finanziamenti europei legati alle Autostrade del Mare che produrranno nei prossimi anni nuovi posti di lavoro, il potenziamento della flotta Grimaldi che oggi scala Cagliari con grande frequenza è solo l’inizio di questo fenomeno. Non si capisce oltretutto” conclude Massidda “perché nella nuova Autorità di Sistema Portuale del Mare Di Sardegna, con sede a Cagliari, vengano inglobati i porti di Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano, Portoscuso-Portovesme, Santa Teresa di Gallura e venga ignorato uno scalo di importanza nazionale come quello di Arbatax che potrebbe avere invece un futuro importante dando un decisivo contributo alla crescita dell’Ogliastra e della Sardegna centrale”.

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Pubblicato il
27 Gennaio 2016

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