La riforma come l’Araba Fenice?
ROMA – Come l’Araba Fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove (e quando) sia nessun lo sa. Insomma, non ci resta che l’ironia per commentare i misteriosi misteri che circondano l’iter della riforma della legge 84/94. Che di rinvio in rinvio, si è già spezzettata in una specie di galassia di schegge: che qualcuno teme siano ormai schegge impazzite.
[hidepost]Cominciamo dall’unica certezza del momento: il consiglio dei ministri convocato per venerdì prossimo 15 gennaio discuterà e dovrebbe varare il primo “pacchetto” di decreti attuativi della riforma di Marianna Madia. All’ordine del giorno il riordino delle partecipate e servizi pubblici locali, conferenza dei servizi semplificate e codice sulle Pa digitali. Ma a scorrere l’ordine del giorno della seduta non appare alcuno dei decreti che riguardano la “governance” dei porti: né quello sulla riforma della dirigenza del pubblico impiego, né il taglio delle Autorità portuali. Che ci siano, ma “mascherati”? Per legge, entro il prossimo agosto il governo dovrà varare tutti i decreti attuativi previsti dalla legge delega Madia. Significa che davvero sarebbe intervenuto il premier Renzi con la mano pesante per rimandare a dopo le elezioni amministrative la riforma? Chiacchiere in questo senso ne circolano tante: come i vari blog si dilungano a descrivere un dissenso sempre più accentuato tra la linea della riforma presentata dal ministro Delrio – 14 autorità di sistema, accentramento a Roma delle vere fasi decisionali – e il gossip sulla volontà renziana di ridurre le stesse autorità di sistema alla metà della metà, ancor più telecomandate da Roma; salvo l’inciampo buttato sulla strada dei due dalla Consulta, che ha rimesso in gioco (e si può solo immaginare con che voglia di rivalsa!) le Regioni.
Sarà anche per questo – si dice negli ambienti del ministero – che anche la “governance” non appare più tra le priorità della Madia per il prossimo consiglio dei ministri?
Antonio Fulvi
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