Seatrag: la rissa e il problema
LIVORNO – La rissa sul terminalino della Seatrag, in fondo alla Darsena Toscana, sarebbe stata evitata solo se Gallanti & Provinciali avessero la capacità di Nostro Signore di moltiplicare i pani e i pesci. Ovvero, tenuto conto che la coperta è troppo corta sulle aree per i ro/ro, qualcuno fatalmente rimane fuori. Brutale, ma sic stantibus rebus, non si può fare altro.
[hidepost]Oppure si? Nella pianificazione varata a suo tempo, è inserito il grande (e forse velleitario) progetto di un’area organizzata, efficiente e unitaria, proprio per le Autostrade del mare, cioè per i ro/ro. Che nel porto di Livorno contano molto, anzi moltissimo: con un valore aggiunto che secondo alcuni sfiora anche quello dei contenitori. Su Livorno sono attestati i traffici di Grimaldi, colosso mondiale del comparto e in continua crescita: ma ci sono anche quelli del gruppo Moby, delle navi gialle di Corsica & Sardinia Ferries, di Msc e inoltre quelle di altre compagnie non nazionali che però hanno il loro lavoro. Il problema (anzi, il problema al cubo) è che da anni i terminalisti del settore si sono tenacemente ricavati i loro “pollai” (senza con questo voler sminuire volontà e investimenti) ed hanno ingaggiato una battaglia molte volte feroce per conquistarsi poche centinaia di metri di piazzali e banchine. Morale, ci sono troppi mini-terminal in competizione, con il risultato che ci si scanna per ogni spazio conteso e spesso si riducono i ricavi all’osso (o anche peggio) pur di mantenere un traffico.
Il caso di Seatrag, affrontato la settimana scorsa in commissione consultiva, è emblematico: una modesta location, tra l’altro povera di spazi retrostanti alla banchina, è stata contesa da ben cinque operatori: Sintermar, Lorenzini, Tdt, Lucarelli e la stessa Seatrag, ovviamente impegnata a non farsi estromettere. Sembra appurato che secondo la Port Authority l’offerta di Sintermar fosse la più valida. Sul metodo però s’è scatenato il fuoco incrociato di Enrico Bonistalli (Asamar) e di Federico Barbera (Assimprese) fiancheggiato dai sindacati sul tema dei temuti licenziamenti della gente di Seatrag. Tutte osservazioni pertinenti: ma rimane il fatto che all’origine del problema c’è la mancata razionalizzazione del “comparto” ro/ro, come previsto dal POT e come più volte promesso.
Tutta colpa di palazzo Rosciano? Difficile crederlo. Qui il problema è che non si riesce, con tutta la buona volontà dei singoli, a mettere insieme, intorno a un tavolo, tutti gli attori per cercare una soluzione condivisa, con l’obiettivo di quel “comparto” unitario che bene o male dovrà essere la soluzione. Non facile, anzi difficile: ma se l’obiettivo è quello del “comparto”, sul quale a parole almeno tutti sono d’accordo, bisognerà arrivarci. E allora non servono le pecette, non servono i rinvii, non servono gli stiracchiamenti di pochi metri qua e la. Occorre una regìa, e che sia una regìa autorevole, se necessario anche autoritaria, e specialmente super partes. Ce la faranno i nostri eroi o anche dopo le riunioni di questi giorni tra le parti “vincenti” e non (Sintermar, Seatrag, Grimaldi) finirà con l’ennesimo compromesso che non può soddisfare alcuno?
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“Il parere richiesto (dall’Autorità portuale sulle assegnazioni dell’ex area Seatrag, n.d.r.) non può essere espresso – così recita testualmente la dichiarazione di Enrico Bonistalli – ancorché non necessario ai fini della conclusione del procedimento amministrativo, non essendo a conoscenza, nei termini dovuti, della documentazione istruttoria che consenta l’esercizio della funzione consultiva assegnata a questa commissione. Laddove detta espressione preliminare non fosse tenuta in alcun conto in via subordinata, considerato inoltre che l’espressione di parere potrebbe costituire in quanto anche inammissibile, motivo di illegittimità della decisione oltrechè induzione alla violazione di disposizioni di legge da parte della AP, si esprimono quindi e comunque, oltre il parere negativo e contrario alla eventuale decisione, precise riserve in ordine alla metodologia seguita, diventata ormai ricorrente nonchè in ordine all’accertamento nelle sedi giudiziarie competenti di eventuali responsabilità individuali – conclude minacciosamente la dichiarazione – ivi comprese quelle afferenti alla mancata/ritardata zonizzazione e realizzazione del POT, che implicano responsabilità anche in relazione alla conseguente concorrenza sleale che ne deriva, salvo quanto altro costituisca esercizio di diritti”.
Antonio Fulvi
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