La riforma portuale dopo la Consulta: il MIT minimizza, ma Renzi ha un piano
Da Assoporti alle categorie le tante letture dei cambiamenti in corso d’opera – Per il premier 14 Autorità di sistema sarebbero troppe e andranno considerati anche i porti di 1° e 2° categoria – L’appello di Assoporti per una pausa di riflessione

Matteo Renzi
ROMA – parafrasando Shakespeare, si potrebbe dire, sulla base della sentenza della Consulta sul piano della logistica “tanto rumore per (quasi) nulla”. Così almeno i commenti dagli ambienti del ministero MIT alla sentenza che accogliendo il ricorso della Regione Campania impone nella sostanza che le Regioni siano coinvolte nel processo di riforma dei porti nel quadro del piano nazionale della logistica. E anche dalla riunione straordinaria di Assoporti di martedì scorso, con un allarmato confluire di molti presidenti (o commissari) delle Port Authority, il messaggio è stato tutto nel cercare di calmare le acque.
[hidepost]La linea del governo passa per la decisione – in programma per lunedì prossimo 21 dicembre – di rieditare il piano Delrio nell’articolo bocciato dalla Consulta (art. 29, comma 1, decreto 133) inserendovi come chiede la Consulta stessa la determinante partecipazione delle Regioni attraverso la conferenza Stati-Regioni. Semplice e facile, secondo il governo: anche se è uno smacco non da poco sul piano politico, perché la sostanza del piano era (e rimane) quella di centralizzare i processi decisionali eliminando al massimo le interferenze e i “freni” localistici. Si fa anche notare che la sentenza della Consulta non tocca assolutamente la parte della “governance” dei porti, che non fa parte del piano Delrio bensì è inserita nella riforma Madia che nessuno ad oggi ha contestato.
Ma il vero “caveat” alla riforma Del Rio – è stato ribadito da più fonti – è rappresentato dall’ingresso a gamba tesa del premier Matteo Renzi (e dei suoi “consiliori”) sulla struttura, sul numero e sulle funzioni dei distretti logistici. Per dirla con parole brutali – e forse semplicistiche – il passaggio da 24 a 14 Autorità di sistema sembrerebbe al premier e ai suoi poco incisivo, sia sul piano operativo che mediatico. La proposta che sta emergendo è quella di arrivare a un numero minore di Autorità di sistema logistico (probabilmente solo 8, anche se qualcuno ha ipotizzato ancora meno) divise per poche aree funzionali (Nord e centro Tirreno (da Savona a Piombino) sud Tirreno (Civitavecchia, Napoli e Salerno), Adriatico da Ancona Trieste), forse lo Ionio staccato dove considerare però non solo i porti oggi sedi ai Autorità ma anche quelli di 1° e 2° livello che svolgono operazioni importanti e specialistiche e devono mantenere la loro dignità (Monfalcone con Trieste è un esempiO che circola). Questo criterio rimetterebbe in esame tutta l’ottantina dei porti italiani di 1° e 2° categoria con una diversa articolazione delle “fusioni” nelle autorità di sistema logistico. E in ogni caso, allungherebbe anche i tempi: se non dei decreti “teorici” di avvio della riforma per quelli attuativi che dovranno dare la vera polpa. Ma intendiamoci: è una realtà in divenire costante, non solo nei prossimi giorni ma anche nelle prossime ore.
* * *
Da parte sua Assoporti, convocata d’urgenza, ha approvato all’unanimità il seguente documento.
“La Sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 29, comma 1 del c.d. Decreto Sblocca-Italia in considerazione delle modalità di adozione del Piano Strategico della portualità e della logistica, impone una riflessione su modi e tempi per proseguire nel processo di riforma e per un confronto, in tempi rapidi, sui contenuti di provvedimenti attuativi di quel Piano, che effettivamente corrispondano alle esigenze di adeguamento del sistema dei porti nazionali. Innanzitutto definendo compiti e funzioni delle Autorità Portuali e la loro natura giuridica”.
Questa la posizione unanimemente condivisa e dichiarata con forza dal Consiglio Direttivo di Assoporti riunitosi oggi a Roma.
“Vogliamo proporci ancora una volta, come primo interlocutore, insieme alle rappresentanze imprenditoriali e dei lavoratori, del Governo e delle Regioni, per una rapida ed efficace trasformazione degli attuali enti in soggetti effettivamente promotori e facilitatori di sviluppo.
I porti sono nodi essenziali della rete logistica. Operano in un contesto competitivo e concorrenziale e vogliono poter operare secondo questi principi, in analogia ai più avanzati modelli europei”.
“In concreto – ha proseguito il presidente di Assoporti – intendiamo portare il confronto fuori da uno sterile e improduttivo dibattito sul numero degli enti. Piuttosto reclamiamo centralità su argomenti quali un’effettiva autonomia funzionale e finanziaria; il controllo delle risorse generate; la capacità di investimento; l’autonomia delle scelte, pur in un disegno di coerente politica nazionale per favorire l’aumento della competitività del sistema e dell’intero paese.
In parallelo deve essere completato un quadro di regole che semplifichino processi e procedure, così da rendere più veloce ed efficace la realizzazione delle opere e lo sviluppo della portualità e della logistica”.
A.F.
[/hidepost]