Nella quinta edizione del forum OBI di Sorrento La logistica nei Mezzogiorni d’Europa
Gli scenari della mobilità delle merci nel Mediterraneo anche in funzione dello sviluppo del sistema portuale del sud Italia – I temi ambientali e l’analisi delle esperienze di Malta, Pireo e Tanger sulla crescita – Le opportunità delle Aree Logistiche Integrate
SORRENTO – Nella quinta edizione del Forum organizzato dalla OBI (Osservatorio regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza), l’appuntamento internazionale dedicato ai “Mezzogiorni d’Europa ed oltre” ideato per cercare nuovi percorsi di crescita e fornire spunti alle classi dirigenti di questi territori, quest’anno si è scelto di parlare di logistica. Un settore fondamentale – ha detto il direttore OBI Antonio Corvino – per aiutare il Mediterraneo a diventare una grande area di sviluppo.
[hidepost]Nei due giorni di lavori, appena conclusi, si sono studiati gli scenari economici delle aree mediterranee, confrontati hub portuali di grande peso e valutate le prospettive del mezzogiorno italiano con il contributo di circa quaranta relatori. Fra questi, quello dell’economista statunitense, premio Nobel, James Galbraith sulla necessità che insieme alla logistica si sviluppi il settore dei servizi nelle tante diramazioni possibili quali l’educazione, la ricerca, la ricostruzione dei siti porti industriali, per generare una proiezione verso una qualità di vita migliore e più egualitaria dal lato sociale, comunque atta allo sviluppo di piccole e medie imprese. Altri contributi dal membro del comitato economico e sociale europeo per la politica estera, sicurezza sviluppo e trasporti Pierre Coulon sull’attenzione al rispetto dell’ambiente nel trasporto marittimo dato il suo peso (80%) nei trasporti merce mondiali, dal professore universitario greco Koukios e molti altri ancora. Fra le significative esperienze estere quella del Marocco portata dall’ambasciatore in Italia Hassan Abouyoub. Un paese che è riuscito a creare un asset geografico vincente grazie alla possibilità – data principalmente dalla stabilità politica – di pianificare progetti integrati di lungo respiro. Sviluppo di infrastrutture ma anche formazione, industria e regole che si concretizzano in Tanger Med: un progetto pubblico gestito da privati, realizzato rispettando il budget inizialmente stanziato (forse unico caso nel mondo) e con sei mesi di anticipo sui tempi previsti, che oggi movimenta 5 milioni di teu e punta agli 8 milioni nei prossimi tre anni, primo porto in Africa per connettività con posizione strategica e visione logistica globale che intende fare del Marocco un hub fra Europa e Africa. E dove, grazie alla Tanger Free Zone sono stati creati nel suo retroterra 60.000 posti di lavoro nell’alta tecnologia specie nei settori dell’aeronautica e dell’automotive. Sull’importanza della zona franca industriale come elemento di sviluppo, insieme alla logistica, Umberto Masucci, presidente nazionale del Propeller Club, ha ricordato come lo stesso tipo di progetto fu pensato per Gioia Tauro e come l’“incapacità” politica delle regioni meridionali non colse l’occasione di sviluppare quell’intermodalismo ferroviario che poteva collegare il porto calabro quantomeno a tutta la penisola. Un problema quello del gap infrastrutturale del sud Italia che è evidenziato ancora oggi dal recentissimo studio Censis e che rappresenta il vero nodo da risolvere.
Interessante anche la sessione che ha posto a confronto gli hub di Malta e del Pireo, rappresentati dai vertici dei due porti. E se per il primo si parla di un raddoppio dei volumi in teu entro il 2016 che lo porterà a 4 milioni grazie anche ad esenzioni di tasse doganali e minima burocrazia il secondo ha movimentato nello scorso anno 3,6 milioni di teu, 18 milioni di passeggeri di cui 2 milioni di croceristi, e si appresta a realizzare un ampliamento del terminal crociere con il finanziamento della U.E. di 230 milioni di euro.

Carlo Mearelli
Il presidente di Assologistica Carlo Mearelli ha chiesto con forza che non si dimentichi che la logistica è un supporto ai porti, e che questi non sono fini a se stessi ma che hanno bisogno di retroporti vicini e collegamenti adeguati alle richieste del mercato. E’ il Sud – secondo Mearelli – quello che può fare la differenza e rilanciare il sistema italiano attraverso il porto naturale di Taranto, scalo in grado di “dialogare” con quello di Said, e di avvalersi del collegamento della dorsale adriatica, ovvero il corridoio uno creato dall’Europa, ancora sottoutilizzato.
Secondo il presidente dell’Interporto di Bologna Pietro Spirito il sud non riesce ancora ad essere “attrattore” avendo subito la crisi dell’impresa pubblica e soprattutto la mancanza di una visione politica; anche se oggi finalmente si intravede un cambio di tendenza a favore di una maggiore attenzione agli interessi pubblici. Nella sezione dedicata alla governance i vertici delle autorità portuali di Bari, di Salerno, di Napoli e di Taranto si sono espressi su vari argomenti: dalla buona governance che verrà domani con l’applicazione della riforma, alla necessità di costruire infrastrutture seguendo le richieste del mercato evitando la ripetizione degli errori del passato (Francesco Mariani – Bari), alla fiducia nell’innovazione tecnologica ed informatica per superare i problemi accumulati con i troppi anni di commissariamento (Antonio Basile – Napoli), passando attraverso la richiesta di rete ferroviaria, di semplificazione di regole e con un chiaro sollecito all’Europa in materia di fiscalità agevolata (Andrea Annunziata – Salerno) e ancora la richiesta di organizzare una delegazione di portatori di interesse fra gli importanti operatori presenti in sala al fine di riprogrammare il futuro del porto di Taranto in questa fase di apertura di possibilità (Sergio Prete).

Marco Simonetti
Fra le opportunità previste dal PON per lo sviluppo del meridione c’è la creazione delle Aree Logistiche Integrate – ne ha parlato Ennio Cascetta del MIT – per finanziare i progetti di quei territori volti a localizzare nuovi insediamenti manifatturieri. ”Con il piano nazionale dei porti – ha detto poi il neodirigente – si è messa in campo una filosofia diversa, pratica e realistica che prende atto di quanto di inconcludente o sbagliato all’origine sia stato operato, e vuole, con coraggio, azzerare e ripartire nel modo giusto”. Tra gli ultimi significativi interventi quello di Mario Castaldo, direttore di Trenitalia Cargo, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di completare le infrastrutture dell’ultimo miglio e ha chiesto una presa di coscienza e di responsabilità su quello che doveva essere investito con l’utilizzo dei fondi regionali POR e che invece non è stato. Da Marco Simonetti, vicepresidente Contship, la constatazione che visioni e progettualità errate hanno creato danni e ritardi che hanno penalizzato in particolare i porti meridionali. In considerazione delle opportunità che oggi nascono dalla grande capacità di stiva verso il Mediterraneo, da tariffe ormai pari a quelle del northern range e della congestione nei porti europei, perché non recuperare gli attuali volumi di transhipment come fattori di economia di scala per una distribuzione ottimale dai porti del sud di una gran parte del traffico italiano? Questo consentirebbe il recupero degli investimenti sbagliati, trasformando Gioia Tauro anche nell’hub della distribuzione meridionale. E da notizia appresa nel corso del convegno la Contship ha ottenuto in questi giorni la gestione del gate ferroviario dello scalo calabrese.
Cinzia Garofoli
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