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Attrarre traffici dal Nord Europa forza e criticità degli scali italiani

Il primato della Grimaldi nelle Autostrade del mare, le potenzialità del mercato svizzero, le aggregazioni tra i porti secondo la riforma e i raccordi retroportuali

Gian Enzo Duci

GENOVA – In una delle tavole rotonde del recente forum Shipping & Intermodal Transport organizzato dal The MediTelegraph e tenutosi a Palazzo San Giorgio, si è analizzata la capacità di attrarre traffici del sud e del nord Europa in modo ampio e dettagliato. E diversamente dal solito, si è andati oltre il tipico riscontro numerico dei container movimentati. Da uno studio della PwC presentato da Paolo Guglielminetti, partner della famosa società di consulenza, è emerso che in uno specifico segmento, quello delle autostrade del mare, in termini di volumi movimentati il mercato del Mediterraneo è paragonabile a quello del nord Europa e che il ruolo delle compagnie di navigazione italiane nel panorama internazionale, prima fra tutte la Grimaldi, raggiunge il primato sia nel ro-ro che nel ro-pax.
[hidepost]Dallo studio si evince che nei porti italiani la crescita dal 2009 al 2014 del traffico ro-ro è del 12% con un trend più favorevole rispetto all’andamento nazionale dei traffici portuali (-6,5%) e stradali (-12,2%), ed al PIL (-5,7%): nel contesto circa il 20% del traffico ha origine/destinazione internazionale.
Ovviamente non sono state trascurate le analisi specifiche sui traffici containerizzati. In particolare è stato sottolineato che spetterebbe alle dorsali nord tirrenica e nord adriatica portare migliore competitività e risultati negli scambi internazionali, ma che a tutt’oggi non esistono gli strumenti perché ciò avvenga e, purtroppo, sul punto non si intravede l’adeguato aiuto neanche dal Piano Nazionale dei Porti e della Logistica.
Nella tavola rotonda, moderata da Gian Enzo Duci, presidente di Assagenti, hanno portato i loro contributi diversi partecipanti.
Riccardo Fuochi, presidente del Propeller Club milanese e vicepresidente di Fedespedi, ha parlato con diretta conoscenza del mercato svizzero nel quale – secondo i dati emersi nel dibattito – risulta esserci un 4-5% di mercato definito “contendibile” tra i paesi del Nord e del Sud Europa che potrebbe essere acquisito dall’Italia. Secondo Fuochi il preclearing in questo è un ottimo alleato; questo strumento è infatti già riconosciuto nel suo valore ed utilizzato da alcuni operatori svizzeri e le prospettive vedono l’intensificazione del suo utilizzo nei porti di La Spezia e Genova in attesa di quel passaggio legislativo nella normativa comunitaria che lo trasformi da strumento sperimentale a strumento finale definitivo.
Secondo Franco Letrari, direttore interregionale delle Dogane di Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta, Piemonte e Liguria – uno spunto importante per fornire ulteriori risorse alla portualità potrebbe provenire dalla normativa comunitaria sulla riscossione di iva e dazi che prevede che il paese dove la merce viene sdoganata, anche se diretta verso un altro paese, percepisca una percentuale di questi importi; sviluppando strumenti per far si che questo porto toccato all’interno dell’UE possa essere un porto nazionale si potrebbe in definitiva far arrivare in Italia parte cospicua di queste consistenti entrate.
Altro tema è stato toccato dal presidente dell’Authority spezzina Lorenzo Forcieri, quello di una eventuale aggregazione del porto di La Spezia con quello di Marina di Carrara, così da sviluppare fra i due scali sinergie importanti. Mentre l’assessore regionale allo sviluppo della Liguria Edoardo Rixi ha ricordato la questione/necessità dei collegamenti retroportuali, in primis con le regioni del Piemonte e della Lombardia al fine di creare una macroregione in grado di supportare un sistema portuale che, includendo anche Livorno, rappresenti il 50 % della portualità italiana.
Fra gli altri contributi dei partecipanti alla tavola rotonda quello dell’ammiraglio Giovanni Pettorino, direttore marittimo del porto di Genova, che ha riferito come i traffici nel Mediterraneo siano stati comunque di supporto al salvataggio di un numero molto importante di migranti nell’ultimo anno e mezzo ed ha auspicato una stabilità politica che comporti maggiori opportunità sotto ogni profilo, anche nei traffici locali.
Il presidente del porto di Genova Luigi Merlo ha dato appuntamento a tutti all’incontro fissato per il giorno 20 (ieri) con il ministro Delrio per un excursus del suo mandato al termine di questi otto anni e per il saluto alla comunità portuale. A margine del dibattito Gian Enzo Duci ha espresso la considerazione che occorre prudenza nell’analizzare il sistema portuale italiano, perché focalizzando l’attenzione sulle singole tipologie merceologiche esiste il pericolo di non riuscire a comprendere le ragioni di uno sviluppo con determinate caratteristiche. Dopodiché occorre consapevolezza che il nostro sistema portuale non si può confrontare con quello del nord Europa per sue proprie peculiarità geografiche e di mercato. Solo a questo punto è possibile una seria analisi per cercare una soluzione – anche di tipo politico – adeguata a quella che è la realtà.
C.G.

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Pubblicato il
21 Novembre 2015

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