Porto Lab di Contship: dieci anni con i bambini
Come è nato e cresciuto il progetto-laboratorio per portare i piccoli delle scuole a conoscere il mondo della portualità – La sicurezza e il diario sulla tradizione aperta da Angelo Ravano

I partecipanti alla recente Porto Lab Academy che si è tenuta a Cagliari.
MELZO (Milano) – Porto Lab, il progetto della Contship Italia rivolto ai bambini delle scuole elementari per avvicinarli al mondo dei porti e della logistica, ha compiuto il suo decimo anno di vita. Un traguardo importante raggiunto con grande soddisfazione dall’ideatore e responsabile del progetto – Daniele Testi, direttore marketing e comunicazione del Gruppo Contship – e dal suo team. A conferma del suo valore Porto Lab ha recentemente vinto il premio come migliore progetto alla formazione nell’edizione 2015 ITALA – Italian Terminal And Logistic Awards.
[hidepost]Ingegner Testi, cosa c’è dietro al successo di questo progetto?
Al momento del lancio chiesi all’azienda un respiro di 10 anni ritenendo che questo arco di tempo fosse necessario per poter valutare la riuscita o meno di un piano culturale di questo tipo. Porto Lab ha tutt’oggi un’incredibile forza comunicativa e questo non è comune per un progetto di lungo percorso; il merito più grande di questo risultato è dei tutor, quei nostri trenta colleghi che impegnano il loro tempo, al di fuori dell’occupazione in azienda, nell’incontrare le scuole e prendere accordi con gli insegnanti affinché tutto funzioni al meglio. La loro passione è il segreto del successo di Porto Lab ed è il loro approccio entusiastico nell’accompagnare queste visite che lo rende unico.

Nella foto: Daniele Testi con Concetta Schiariti (a sinistra) e Monica Fiorini, responsabili comunicazione delle Autorità portuali di Gioia Tauro e La Spezia, partner del progetto.
Come nacque 10 anni fa l’idea di interessare i bambini a questo mondo così distante dal loro?
In quegli anni ci rendevamo conto che le realtà dove operavamo non erano percepite correttamente dal territorio circostante e spesso non veniva proprio capito il tipo di attività che vi si svolgeva né il valore economico che questa era in grado di portare alla società e al territorio stesso. Dovevamo farci conoscere da vicino, utilizzare un linguaggio più semplice, meno tecnico, e rendere “trasparenti” le pareti del container – l’oggetto che più di tutto ha rivoluzionato il trasporto e su cui il nostro business è incentrato – per far “vedere” al suo interno quelle merci che utilizziamo quotidianamente, e far capire così la sua utile funzione.
Abbiamo affrontato questa sfida prendendo spunto, ed ampliando, un’iniziativa che il nostro fondatore Angelo Ravano aveva avuto nel 1992 regalando dei diari scolastici che parlavano di questo argomento ai bambini delle elementari. E’ nata così l’idea di introdurli nel porto come se questo fosse un laboratorio a cielo aperto, dove il camion, la nave, il container, diventavano strumenti didattici capaci di offrire un approccio diverso e più diretto a materie di studio come la geografia, la matematica, la storia e ad altre ancora. Ci siamo rivolti ai bambini della 3a – 4a e 5a elementare ritenendo che in quella fascia di età fossero più in grado di recepire senza condizionamenti quanto apprendevano e a renderne partecipi le famiglie con il racconto delle loro esperienze.
In che modo vi siete coordinati con le scuole?
Tenendo innanzitutto ben separato il ruolo dell’azienda da quello della scuola. Per il massimo rispetto che abbiamo per il compito e l’autonomia degli insegnanti, è alla loro discrezione che è affidato l’utilizzo degli strumenti di didattica complementare che noi forniamo. Abbiamo voluto un progetto di portata nazionale aperto a tutti i porti e le città dove siamo presenti con le nostre aziende, ma anche alle altre città che vi avessero voluto partecipare. Da settembre a dicembre ci sono incontri con le scuole, gli insegnanti visitano il porto ed il centro intermodale per capire come utilizzare i nostri strumenti come materiale didattico per i loro alunni, dopodiché da gennaio fino a maggio, ogni martedì ed ogni giovedì, in tutti i porti o nel centro intermodale del Gruppo, avviene la visita di circa due ore e mezza. Accogliamo i bambini con un Kit sicurezza composto da caschetto, bretelline ad alta visibilità, pass, attraverso il quale entrano in contatto con la tematica della sicurezza e, dopo la visita, li facciamo incontrare in videoconferenza con altri bambini che nello stesso momento sono in altri porti italiani per uno scambio di esperienze ed opinioni a caldo. Ed al loro ritorno a scuola restano in contatto con noi attraverso il nostro diario – ne regaliamo 10.000 copie ogni anno, è multilingue e con un focus diverso ad ogni edizione – sia con il sito www.portolab.it, recentemente nato e sul quale investiamo molto.
Come si affronta un progetto così impegnativo in termini di tempi e di costi?
L’impegno è continuo. Ogni anno i tutor si incontrano per la Porto Lab Academy, una “due giorni” di intensi lavori di formazione attraverso operatori di didattica scientifica, nostri partner. Un progetto di questa portata non può che essere molto oneroso perciò già dall’inizio mi sono impegnato nella ricerca di realtà che condividessero il nostro obiettivo e ci potessero aiutare. Oggi i nostri partner e sponsor, nel pubblico e nel privato, sono: il Gruppo Emerson, MGM-OMG, Briedacabins, SKF Logistic Services, Sapir, il Gruppo Grendi, Kalmar, ATC Esercizio e le Autorità Portuali di La Spezia, Ravenna, Cagliari e Gioia Tauro che insieme ad INAIL di La Spezia e Ravenna. Il rapporto con loro va oltre il riscontro di visibilità perché li coinvolgiamo anche in forme diverse costruendo a misura dei loro manager giornate “Porto Lab” attraverso le quali ci scambiamo conoscenze professionali, organizziamo inoltre incontri per i figli dei loro dipendenti spostandoci nelle loro realtà. E’ un rapporto che è cresciuto negli anni, senza di loro non avremmo potuto accogliere dal 2006 ad oggi 19.000 studenti nei porti, praticamente 5 bambini provenienti da 850 classi elementari italiane ogni giorno, regalare 100.000 diari e 20.000 Kit sicurezza. E sempre grazie a loro il prossimo anno gli insegnanti avranno a disposizione anche un esperto scientifico Porto Lab di supporto a qualsiasi esigenza.
Obiettivo raggiunto oltre le aspettative dunque..
Si, ed il risultato è ancora più appagante perché questo progetto è entrato nella cultura del Gruppo: anche negli incontri istituzionali ormai ci fa piacere regalare il nostro diario perché è una maniera per raccontare l’impegno Contship, al di là del business. Per noi è una sorta di prospettiva aperta verso il futuro, un progetto di cultura e relazione sociale. In più, questa esperienza ci ha insegnato un linguaggio più semplice che usiamo ormai anche nelle trattative commerciali e questo in un mondo come quello del trasporto e dello shipping, sempre più omologato, è un valore aggiunto.
Cinzia Garofoli
[/hidepost]