L’Eurocargo e il ministero dell’Ambiente
LIVORNO – Dal ministero dell’Ambiente, che per anni ha inchiodato i dragaggi portuali imponendo normative che non hanno eguali per complicazioni e costi in tutta Europa, arrivano segnali contrastanti. Ovvero, non ci si capisce niente.
[hidepost]Da una parte si annuncia finalmente una revisione dei suddetti criteri dei dragaggi, in chiave meno talebana e più realistica. Capeau. Dall’altra si contestano – è notizia dei giorni scorsi – le decisioni della magistratura livornese per le totali assoluzioni sul caso “Eurocargo Venezia”, annunciando non solo che si andrà in appello, ma che si insisterà per una provvisionale di 1,5 milioni a carico della compagnia del gruppo Grimaldi. Tutto questo secondo i resoconti dei quotidiani sul processo di primo grado, che ha visto la piena assoluzione sia della compagnia sia del comandante della nave dal reato di inquinamento.
Per che cosa il ministero insiste? Perché nel dicembre del 2011 al largo della Gorgona, durante una manovra d’emergenza per evitare la collisione nella tempesta con un’altra nave, l’“Eurocargo Venezia” perse in mare due semirimorchi con 200 bidoni di solventi, che la gran cagnara sui giornali definì tossici mentre si è poi accertato che non hanno intossicato niente. Malgrado la non tossicità – certificata dalle indagini Arpat nella zona di mare dove peraltro buona parte dei bidoni furono poi ripescati – la compagnia di navigazione si impegnò in una campagna di monitoraggio, ricerca e recupero che ad oggi sarebbe costata – fonti citate al processo – circa 12 milioni di euro. E che continuerà almeno fino alla fine di quest’anno, con ulteriore impegno della compagnia.
Un commento? Forse il migliore è l’antico detto: chi va per mare naviga, chi sta a terra critica.
Antonio Fulvi
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