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Perché si a Gioia Tauro

Le prospettive di rilancio del grande terminal e le linee strategiche della riforma della portualità italiana

Marco Simonetti

GENOVA – Nel focus sui nuovi mercati del Mediterraneo che si è tenuto nei giorni scorsi alla Genoa Shipping Week il vice presidente Terminal Marittimi del Gruppo Contship Italia, ingegner Marco Simonetti, ha portato il punto di vista di una realtà terminalista che copre circa il 50% del mercato in Italia oltre che una parte del porto di Tangeri; ed ha fornito anche uno spaccato sui porti meridionali, insieme ad analisi delle opportunità e suggerimenti per la trasformazione di queste in volumi di traffico e posti di lavoro.
[hidepost] Si è visto che oggi, a fronte di un mercato in netta crescita, si contrappone una crisi dei porti di transhipment le cui varie cause vanno individuate, a detta degli esperti, in una ricerca esasperata delle economie di scala fatta delle compagnie navali, in una crescita dei mercati dell’est Europa che devia i traffici dai porti meridionali, nella crisi economica delle regioni del sud, in quella cinese che pesa in particolare su Gioia Tauro, e nell’intensificazione di traffici diretti sul nord adriatico e nord tirreno. A completare il quadro delle cause elencate da Simonetti ci sono le mancate scelte di sviluppo sui vari fronti a livello nazionale. Tutto questo quando invece il momento offrirebbe opportunità date dal raddoppio del Canale di Suez e dalla crisi, poco evidenziata ma reale, dei porti del Northern Range. Non trascurabile infine l’appeal dato dalla quasi raggiunta competitività sulle procedure doganali e dalla vicinanza alla realizzazione di un sistema integrato delle operazioni portuali.
Cosa fare in un contesto di questo genere? Molto, ma innanzi tutto, secondo il vice presidente, occorre cambiare punto di vista, così come riporta lo slogan Contship che raffigura il Paese capovolto, far capire all’Europa che i porti del sud sono un fattore strategico per l’Europa stessa e per la sicurezza della sua supply chain perché, nonostante la fiducia riposta nei porti sudafricani, non si possono dimenticare situazioni come quella libica ed altre che restano a rischio. E’ perciò importante avere il controllo dei movimenti delle merci europee attraverso le modalità di transhipment. Occorre anche abbandonare l’illusione, che equivale a certe scelte italiane, che tutto il mercato e tutta la supply chain europea possa transitare solo dal northen range. A questo punto tutte le merci europee e soprattutto quelle del sud soffrirebbero di un gap competitivo enorme.
Questo il quadro di insieme sulla situazione dei mercati del Mediterraneo. Ed ecco l’intervista sul porto di Gioia Tauro e le sue recenti problematiche.
Ingegner Simonetti, Medcenter Contanainer Terminal festeggia i suoi venti anni di attività di transhipment nei quali ha movimentato quasi 53 milioni di contenitori. Il semestre appena concluso riporta un calo del 13,9 %; quali sono i vostri piani di rilancio e quanto inciderà in questi il recente assetto azionario?
Gli assetti societari si creano per motivi strategici, per stringere alleanze per la gestione delle linee, ma non influiscono su quelle che sono le parti operative. Per favorire la crescita e lo sviluppo sono molto più importanti tutti quei fattori che sono intorno alle realtà portuali. Ritengo che sia estremamente importante recuperare quel ruolo e quei volumi di traffico anche in funzione di un radicamento e di una crescita del territorio calabrese, di un miglioramento del sistema infrastrutturale e ferroviario nonché del sistema produttivo intorno al porto di Gioia Tauro. A conferma, c’è oggi l’interesse di alcune grandi aziende per la zona retrostante il porto calabrese e questo per me rappresenta il migliore auspicio per una crescita e per un consolidamento dei volumi.
Riguardo al transhipment, Gioia Tauro in questa fase è molto vulnerabile per fattori contingenti, principalmente per la crisi economica cinese che ha causato la riduzione dei traffici. Ma dal punto di vista strategico ritengo sia estremamente importante che venga realizzato quanto richiesto e quanto previsto nell’accordo di programma che firmammo nel 1993 per Gioia Tauro. Già allora, in quell’accordo che contemplava una logistica integrata con le attività portuali si potevano riconoscere i prodromi di quelle che sarebbero poi diventate le zone economiche speciali. Da quattro-cinque anni stiamo chiedendo con forza la realizzazione delle ZES nell’area di Gioia Tauro e ci sono due Disegni di legge presentati alle Camere. L’importanza del riconoscimento delle aree ZES nel porto di Gioia Tauro è inoltre quanto mai attuale in questo momento per la previsione di una grossa attività di produzione di autoveicoli che sicuramente irrorerà di linfa vitale tutta l’area.
Quali ragioni oggi dovrebbero far puntare su Gioia Tauro e sul transhipment?
Ci sono ragioni estremamente importanti. I porti di transhipment sono gli unici infrastrutturati per le navi moderne e su di essi sono già stati fatti investimenti, sia pubblici che privati. Questi porti possono dare un senso a tutta la logistica del sud. Si pensi al collegamento dei porti di transhipment, in questo caso di Gioia Tauro, con una zona più vasta che riguarda tutto il sud Italia quindi coinvolgente la Calabria, parte della Puglia, sicuramente la Campania e rappresentare un’alternativa valida per il transito delle merci provenienti dalla Sicilia. Se tutto questo si potrà fare, non esisterà il problema di Gioia Tauro e non esisterà un problema dei porti del sud.
Si potrà mai pensare ad una concorrenza proprio con Tanger Med, parte del vostro gruppo Eurokai?
No, direi che Tanger Med ha proprio una tipologia di incrocio di traffici di transhipment diversa da Medcenter. Tanger Med è semmai alternativa a Las Palmas, ad Algeciras, a posizioni che sono nella stessa area. I concorrenti di Gioia Tauro sono quelli che si trovano nella parte centrale del Mediterraneo come Port Said e Malta.
Quali sono le vostre aspettative per Gioia Tauro?
Attendiamo che altri operatori – noi lo abbiamo già fatto – partecipino alla gara per dotare Gioia Tauro delle necessarie infrastrutture logistiche, anche di tipo ferroviario. Vediamo come un buon auspicio il programma di FSI che prevede un miglioramento di tutte le sagome esistenti nel sud, in linea con quelle che sono le politiche nazionali. Un sud più infrastrutturato potrà diventare un obiettivo importante dei traffici. Pensiamo ad uno sviluppo della logistica per quello che sono anche gli interporti campani. Il motto “We bring the ship to your factory” è sempre il nostro obiettivo, speriamo di applicarlo in parte anche nei porti di transhipment per consolidarne i traffici.
E quali le aspettative nei confronti della Riforma?
Riponiamo molte speranze nella riforma portuale ed in una governance centrale. Anche nel ruolo che ho ricoperto quale componente del comitato di esperti per la proposta dei temi per la riforma, ho sempre auspicato una pianificazione nazionale dei porti e l’abbandono della logica regionale di scelta degli obiettivi portuali. La logistica è un problema europeo, limitatamente nazionale, assolutamente non può essere una Regione a delineare piani strategici logistici di portata nazionale. Credo dunque che questo sia uno degli aspetti qualificanti della nuova proposta del piano di riforma. Auspico certezza delle regole – lo abbiamo sempre chiesto, in questo uniti a tutti gli italiani – oltre che la loro sburocratizzazione e semplificazione.
Constato con soddisfazione che nella nuova riforma si parla per la prima volta di transhipment e se ne rilevano le specificità, si parla di Gioia Tauro e, nella presentazione, si accenna alle ZES. Ritengo questo un grande successo per Conthisp che ne porta la responsabilità. E’ il segno evidente di una presa di coscienza, che deve aumentare ancora ed andare nella direzione delle richieste degli operatori che sono i rappresentanti di una “prima linea” volta al mantenimento e all’acquisizione di nuovi volumi.
Perchè in Marocco si è subito capito quanto sia importante il riconoscimento delle ZES e da noi la battaglia è così dura?
Si teme che riconoscendo la ZES a Gioia Tauro – a causa di una logica millenaria di contrapposizione dei nostri territori – piovano richieste per altre zone dove questa reale necessità non c’è. Occorre un ruolo centrale che si prenda la responsabilità e stabilisca nettamente, anche supportato dalle direttive europee, quali territori possano usufruire di questi incentivi. Agire con criterio e determinazione in questo settore sarebbe fondamentale per poter finalmente investire in politiche attive nel sud invece che continuare con le politiche passive come quelle della cassa integrazione. Dobbiamo iniziare a pensare che c’è un’attrazione dal sud, e qui serve l’Europa.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
23 Settembre 2015

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