Maxi dragaggi (e le due grane con Pisa e Spezia)
LIVORNO – L’Autorità portuale labronica ha aperto in questi giorni le offerte per la grande gara dei nuovi dragaggi della Darsena Toscana, per riportare l’intero fondale – compresa l’ultima tranche della sponda est da poco banchinata – a tredici metri di profondità.
[hidepost]Una gara importante, per oltre 12 milioni di euro di investimento, che dovrebbe dare respiro alla Darsena stessa, destinata a rimanere il portocontainers di Livorno fino a quando non sarà realizzata la sospirata Piattaforma Europa. Entro la prima metà dell’anno prossimo il dragaggio dovrebbe essere completato.
L’impegno è significativo anche come quantitativo di fanghi da rimuovere. Compresi anche altri interventi minori che stanno andando anch’essi a gara – tra cui il primo settore della darsena dei Calafati, destinata ad accogliere finalmente il…peripatetico bacino di carenaggio Salvadori, oggi temporaneamente piazzato sopra la calata Bengasi anch’essa da completare nei fondali – si tratta di rimuovere almeno 2 milioni di metri cubi di fanghi. Che dovrebbero andare nella seconda vasca di colmata come base per la piattaforma Europa. Il problema è che la vasca già oggi è in grado di accogliere non più di 1 milione e 700 mila metri cubi; il che potrebbe creare davvero delle complicazioni per lo stesso programma di dragaggi, se nel frattempo non arrivassero – come da più parti promesse – nuove normative nazionali dall’Ambiente e dal MIT che potrebbero rendere di nuovo fattibile il conferimento in mare dei fanghi classificati come puliti.
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Per una soluzione che si adotta, spesso si aprono scenari che ne compromettono altre: o almeno, che rischiano pesanti interferenze e complicanze. E’ il caso, per il grande dragaggio della DarsenaToscana, della non risolta situazione delle Porte Vinciane al Calambrone. Malgrado le tante riunioni tenute dalla stessa RegioneToscana, malgrado gli impegni presi dai Comuni di Pisa e Livorno, malgrado addirittura il governatore Enrico Rossi cerchi di “imporre” una leggina ad hoc, le famigerate “porte” continuano ad essere gestite dalla parte pisana, che le tiene di nuovo costantemente (o quasi) aperte, scaricando in Darsena Toscana tonnellate e tonnellate di fango. Anche durante le grandi piogge d’inizio di settimana le porte sono rimaste aperte, con conseguente apporto di fanghi in Darsena. Secondo palazzo Rosciano, non sarebbe servito nemmeno l’impegno sottoscritto dall’Authority livornese in Regione di assumersi anche gli oneri della manutenzione nonché della gestione delle “porte” in cambi del rispetto degli accordi di tenerle chiuse salvo i concordati passaggi delle imbarcazioni da e verso il mare. Siamo insomma a un dialogo tra sordi. Ma è chiaro che se la situazione dovesse rimanere irrisolta, anche il prossimo dragaggio della DarsenaToscana potrebbe configurarsi come un colossale spreco di denaro pubblico sul quale poi qualcuno dovrà pur essere chiamato a rispondere.
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E sempre a proposito di dragaggi, è esploso un contenzioso tra le Autorità portuali di Livorno e La Spezia che non si sa bene come andrà a sfociare. Dall’Authority di Lorenzo Forcieri è partito lunedì scorso un siluro contro quella di Giuliano Gallanti, con il formale avviso che per il mancato rispetto di un accordi di programma del 2008 – che prevedeva di accogliere nelle vasche di colmata livornesi 400 mila metri cubi di dragaggi spezzini – verranno chiesti i danni in via giudiziaria. E non si tratta di spiccioli, visto che per i 400 mila metri cubi spezzini Livorno aveva concordato di ricevere 17 milioni di euro, cioè circa 40 euro a metro cubo. Livorno ammette di aver accolto circa 100 mila metri cubi nella prima vasca di colmata (regolarmente pagate dagli spezzini secondo gli accordi) e di aver poi notificato all’inizio di quest’anno a La Spezia di non poter più proseguire a ricevere materiale perché la vasca era piena e la seconda non basterà nemmeno (vedi quanto abbiamo scritto qui sopra) alle proprie esigenze.
Vista così, la faccenda sembra una evidente inadempienza livornese a fronte di un accordo di programma formalmente ratificato nel 2008 sotto la sorveglianza del MISE (il ministero dello sviluppo economico) che per legge deve vigilare su questi atti. Tra l’altro l’accordo, nel testo sottoscritto dalle due parti, non prevedeva nemmeno – puntualizzano da La Spezia – clausole di salvaguardia: quelle che appunto avrebbero potuto mettere Livorno in sicurezza nel caso si fossero verificate (come è successo) condizioni ostative. La Spezia ha scritto che con il “niet” labronico, gli sono rimaste 300 milatonnellate di fanghi di dragaggio sul groppone, da conferire chissà dove e con chissà quali spese. Quindi, chiederà i danni.
C’è però un punto da chiarire. Risulta cioè che una quota di almeno 200 mila metri cubi di fanghi spezzini sono stati già conferiti nel frattempo a Piombino, nelle locali vasche di colmata: e c’è un ulteriore impegno di Luciano Guerrieri – commissario dell’Authority piombinese – per altre 200 mila tonnellate. Domanda: queste 400 milatonnellate verso Piombino rappresentano un quantitativo che Spezia aggiungeva alle 300 mila non più accettate da Livorno, o sono almeno in parte i fanghi destinati a Livorno che hanno cambiato destinazione? Sembra che un chiarimento sia già in corso anche perché Livorno e Piombino sono avviate diventare un unico ”sistema” portuale ed è difficile credere che Guerrieri non cercherà di dare una mano a Gallanti nella vicenda, dove e come possibile.
Antonio Fulvi [/hidepost]