L’“Eurocargo” e l’inquinamento che non ci fu
LIVORNO – La vicenda, se raffrontata a quelle su cui impazzano le cronache per le centinaia di posti di lavoro messi a rischio da sentenze almeno discutibili (Ilva, Fincantieri, eccetera) alla fine sembra marginale: tre anni e mezzo di graticola giudiziaria per la perdita in mare al largo di Gorgona da un cargo di alcune decine di bidoni di solventi durante una tempesta, solo per approdare – ma la graticola non è ancora finita – con una quasi certa assoluzione piena.
[hidepost]Perché non c’è stato inquinamento, perché non c’è stata imperizia, perché la manovra che ha scaricato in mare i bidoni dall’“Eurocargo Venezia” del gruppo Grimaldi – ricordiamo che era in corso una forte burrasca – è servita a salvare quasi certamente due navi da un disastroso abbordaggio.
In un paese dove i processi vanno avanti per anni ed anni – solo l’India con i nostri fucilieri di marina sembra fare ancora meglio … – non ci sarebbe da meravigliarsi se la sentenza di assoluzione piena arrivasse dopo quasi 4 anni. La fine del processo davanti ai giudici di Livorno è infatti prevista per il prossimo ottobre, quando l’incidente si verificò nel dicembre del 2011.
Ma il punto non è solo questo. Il punto è che contro l’“Eurocargo Venezia” e la disgraziata perdita dei bidoni di solventi per anni si è subito scatenato un massacro mediatico, alimentato da alcuni giornali e da alcune cosiddette associazioni ambientaliste, tale da far passare la compagnia di navigazione, il comandante della nave e il suo equipaggio, come una massa di delinquenti o almeno di coscienti inquinatori. Eppure fin dall’inizio le perizie svolte sul carico perduto confermavano che non c’erano rischi di inquinamento; e il meticoloso monitoraggio del mare e dei fondali svolto dagli istituti certificati di ricerca – pagati dalla compagnia con pesanti oneri – ribadivano che non c’era stata né catastrofe ambientale né significativa variazione dei parametri chimico-fisici.
Non è nostro compito entrare nel meccanismo processuale, e nemmeno nei dettagli che si sono sviluppati – con perizie, controperizie e sentenze già emesse – sulla disgraziata vicenda. Ci sia però consentito sottolineare che è stato profondamente sbagliato – e offensivo per una compagnia che della difesa ambientale ha fatto uno dei suoi punti d’onore – tenere in piedi per anni una campagna allarmata ed allarmante su un inquinamento che non c’è stato. Non se l’è meritato il gruppo dell’“Eurocargo Venezia”, non se l’è meritato il comandante della nave – cui è stata riconosciuta perizia e serietà – ma non se l’è meritato, prima di tutto, il nostro mare.
Antonio Fulvi
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