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Dalla convention SATEC spiragli per la nautica

Migliora l’export anche se il mercato interno delle piccole barche rimane difficile – Il surplus dell’export delle unità a motore supera i 2 miliardi di dollari

Carla Demaria

GENOVA – E’ stato il direttore di Triennale di Milano Andrea Cancellato a porgere il benvenuto alla platea del SATEC, il convegno che aveva la missione di analizzare la situazione della nautica italiana in un momento in cui le difficoltà del mercato sembrano attenuarsi. Come ha ricordato il presidente di UCINa Carla Demaria, “Dopo sette anni negativi la nautica riprende fiato: non sono fuochi d’artificio, ma sono segnali positivi”. Piccoli segnali, specie per la nautica minore: ma qualcosa sembra finalmente muoversi.
[hidepost]Il primo intervento della convention è stato del professor Marco Fortis che ha presentato una ricerca congiunta di Fondazione Edison, Fondazione Symbola e UCINA dal titolo “Dieci verità sulla competitività italiana”, un’indagine che apre una finestra sulla necessità di cambiare la percezione delle abilità industriali nazionali di cui la nautica resta un settore di eccellenza. L’indagine dimostra come l’Italia sia un paese altamente competitivo in termini di export e come questa sua abilità sia metodicamente negata dal sentimento sociale. Ha detto il professor Fortis: “Il surplus commerciale dei prodotti dell’industria nautica italiana la collocano nettamente al vertice del Made in Italy. Lo scambio commerciale di unità da diporto delle sole unità a motore entrobordo produce un surplus di 2,2 miliardi di dollari, un valore superiore a quello di altre grandi produzioni come occhiali, pasta, mobili di legno. Questo settore è al 13esimo posto su oltre 5000 prodotti censiti e in un medagliere dei prodotti, in cui l’Italia ha leadership mondiale, la nautica si colloca all’ottavo posto ed è leader anche per percentuale di crescita dell’export con l’undici per cento”.
Carla Demaria, imprenditrice e manager di settore ricorda: “Internazionalizzazione e globalizzazione sono temi diversi. Ci sono prodotti che possono facilmente adattarsi a mercati diversi fuori dai confini del paese che lo ha prodotto: io, una signora brasiliana e una cinese possiamo vestire lo stesso Armani o avere lo stesso Smartphone. La stessa signora in Cina non prende il sole, in Brasile si. Così la barca deve rispondere a esigenze molto diverse. In questo panorama alle nostre aziende è richiesta una capacità di adattamento del prodotto e delle proprie attitudini che si ottiene anche con una diversa organizzazione interna: poiché la globalizzazione ha aumentato il numero di variabili, anziché tentare la migliore delle previsioni, è proposto un modello per accorciare i tempi di reazione, meno verticale e più capace di interrogare tutte le risorse interne”.
Ermete Realacci, di Fondazione Symbola: “Dobbiamo chiederci qual è la missione dell’Italia nel mondo: io credo sia produrre cose all’ombra dei campanili che piacciono al mondo intero. I nostri distretti produttivi riverberano la loro qualità in diversi settori che sanno radicare reti e risorse. Ne è esempio l’abilità dei mobilieri toscani ben presente sugli yacht. Nel mondo c’è richiesta di economia di qualità a misura d’uomo e l’Italia può essere un player importante.
Luca Costa Sanseverino co-fondatore di F3 Business Advisory Service ha portato la sua esperienza internazionale: “ci sono opportunità di finanziamento da parte della Banca Mondiale e altri istituti di finanziamento anche per le imprese private. Per un settore come la nautica in cui Ucina ha un know how particolare c’è la possibilità di codificare queste conoscenze ed esportarle a favore dei paesi in via di sviluppo, sostenuta da opportuni piani di finanziari”.
Il designer Chris Bangle, che ha scelto come abitazione e sede di lavoro l’Italia, afferma: “La cultura del luogo influenza i designer italiani ed esteri che lavorano in Italia. All’inizio di queste riflessioni sulla esportabilità delle attitudini nazionali bisogna quindi chiedersi in che misura si può esportare una filosofia di valutazione etica. L’Italia è permeata dalla cultura del bello, che altrove non è un criterio di giudizio, ed è radicata in ogni aspetto e settore, dall’agricoltura all’industria del lusso”.
Stefano Boeri, architetto e urbanista è intervenuto chiarendo una delle combinazioni che hanno reso il design italiano così forte nel mondo, un rapporto che trova applicazione anche nella nautica: “non dimentichiamo il felice dialogo che si è stabilito tra una imprenditoria che ha dimostrato la voglia di rischiare e gli architetti e designer con cui ha voluto lavorare. Da qui sono nate le migliori innovazioni, lo sfruttamento di nuovi materiali e linguaggi. Le nautica italiana deve saper sfruttare la risorsa della portualità turistica, settore in cui una politica seria non esiste”.
Nella stessa giornata si è svolta l’assemblea dei soci di UCINA Confindustria Nautica che ha approvato all’unanimità il nuovo statuto: uno strumento che intende migliorare la rappresentatività in associazione dei diversi settori che compongono il diporto e che sarà una delle opportunità di cambiamento del settore.

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Pubblicato il
10 Giugno 2015

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