I porti e l’exploit di FCA
DETROIT – Dall’altra parte dell’Atlantico, nel gelo di una metà di gennaio che spazza la metropoli pur abituata agli inverni polari, l’orgoglioso annuncio di Sergio Marchionne e John Elkann che stanno arrivando le prime Jeep Renegade “italiane” va preso come un simbolo con molte valenze.
[hidepost]Quella del “miracolo” Fiat + Chrysler, in cui pochi anche credevano all’inizio (e invece FCA sta crescendo da 57 mesi consecutivi nelle vendite, con percentuali superiori a quelle degli altri colossi dell’auto negli Usa); quello del successo dell’idea di costruire in Italia, benedetta tra l’altro da un’insperata caduta dell’euro che rende le Jeep “italiane” molto competitive; e infine il simbolo di come un insieme a catena industria-logistica-porto possa funzionare al meglio senza che lo Stato debba svenarcisi sopra, più che altro perché imprenditori seri (Grimaldi e FCA), un managemet portuale serio (Pasqualino Monti e i suoi) e un’organizzazione serie di lavoratori di banchina hanno saputo creare un “sistema” di reciproca soddisfazione.
Si parla tanto di lavoro, di questi tempi in Italia: e Melfi che assume oltre 1000 operai per la sfida della Jeep “italiana” è solo l’inizio di una catena: perché come si è visto anche a Civitavecchia aumenta il lavoro e la flotta Grimaldi – già oggi la prima al mondo nel suo settore – con il previsto successo delle auto FCA nel Nord America avrà anch’essa le sue ricadute. Tanto più che Marchionne, nel presentare il successo della Renegade “italiana” al salone dell’auto, ha detto che la piccola jeep italiana che ha la Fiat 500 nel cuore sarà venduta “in cento mercati”, la prima auto davvero mondiale per l’industria italiana. E chissà che con il suo successo, con quello già in atto delle Maserati e con l’altra promessa di Marchionne per un potente assalto ai mercati mondiali anche del marchio Alfa Romeo, non ci saranno ulteriori grandi prospettive per i porti italiani. Le speranze sono come le ciliegie: dopo tanti anni di sofferenze, oggi una tira l’altra.
A.F.
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