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La riforma che davvero serve: unificare i troppi sottosistemi

Il male oscuro (ma nemmeno tanto) della logistica nazionale è l’incapacità dei vari comparti di condividere le reti immateriali – Intanto i porti vanno all’arrembaggio con centinaia di progetti mandati a Roma, spesso velleitari e iper-costosi

ROMA – Il sistema della logistica italiana, così com’è oggi, è pura anarchia. E si è scoperto che non perché manchino i supporti informatici o la modernizzazione delle singole modalità: ma perché ciascuna d’esse ha elaborato una propria “sistemica” magari anche all’avanguardia, ma che non colloquia con le altre.
[hidepost]Adesso il governo nazionale con la ormai famosa “commissione dei 15” sta cercando di trasformare questa anarchia in una governance unitaria e collegiale. Il tutto attraverso una serie di “sottocommissioni” nelle quali è articolata quella dei 15, che devono presentare i propri risultati, ovvero concrete indicazioni per arrivare alla suddetta governance, entro febbraio. Un progetto epocale, un obiettivo più che ambizioso, “renziano” come dicono con un pizzico di sarcasmo da queste parti.
Eppure, chissà perché, su questo che è un lavoro storico anche per la portualità italiana, si sa poco e ci si interroga poco. La stessa stampa specializzata sembra indulgere più che altro nelle battaglie “di pollaio” per le presidenze delle Autorità portuali. Oppure sui progetti – presentati in modo più o meno compiaciuto – che i vari porti hanno elaborato e inviato (come richiesto dall’art. 29 dello “Sblocca Italia”) a Roma. Basterebbe analizzare la caterva di questi progetti – sono centinaia, tutti massicciamente “appoggiati” alle lobby politiche locali e spesso anche parlamentari – per un impegno finanziario pubblico che non basterebbe nemmeno se le risorse fossero quelle dell’intero mondo occidentale. Pura anarchia, anche in questo caso: tanto che se anche solo la metà dei progetti-proposte mandati a Roma dai porti fosse realizzabile, avremo una over-capacity di quattro volte le prospettive di traffici reali. Più che uno spreco, una follia.
Qual’è allora la filosofia che sta guidando il governo e per esso il ministro Lupi (dicono con la continua e quasi ossessiva informativa chiesta dal premier Renzi?) per arrivare alla riforma dell’intero quadro logistico nazionale? Sembra che tecnici dei trasporti, della portualità e naturalmente degli organismi preposti al controllo della finanza connessa (non dimentichiamo che nella commissione sono anche esponenti della Banca d’Italia e della Cassa Depositi e Prestiti) siano arrivati alla conclusione che non è tanto necessaria una riforma del sistema, quanto una “uniformazione” (brutta parola, ma rende l’idea) dei tanti, troppi sistemi che oggi non riescono ad avere colloquio tra loro. Con l’unificazione in un sistema immateriale unico che metta tutti in rete (porti e aeroporti, ferrovie e armatori, dogane e Capitanerie, eccetera) avendo come obiettivo di dare una risposta univoca, seria e aggiornata, alle richieste del mercato della logistica e delle imprese.
Manca poco più di un mese all’appuntamento con le risposte della commissione e con i relativi elaborati. Sarà davvero uno “Sblocca Italia” o ancora una volta assisteremo a splendidi ludi cartacei senza risultati concreti?
A.F.

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Pubblicato il
14 Gennaio 2015

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