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Per le presidenze delle Authorities due scadenze indicheranno la linea

Il ministro Lupi attende di conoscere la sentenza definitiva sul “caso Massidda”- e una indicazione significativa potrebbe arrivare dalla scelta sulla Monassi a Trieste

ROMA – Va avanti, sembra con una inconsueta velocità, il lavoro della commissione dei quindici “saggi” per elaborare le linee della riforma della 84/94 e il suo collegamento stretto alla pianificazione nazionale ed europea per la logistica.
[hidepost]Ma se a Roma si programma, in periferia – ovvero nei porti – il dibattito più o meno sottotraccia riguarda il destino delle presidenze delle Autorities che via via andranno a scadere prima che la riforma consenta di usare gli strumenti della riduzione del numero delle stesse Authorities (come scontato) e i relativi accorpamenti.
Ci sono due elementi intorno ai quali sembra voler ruotare – sulla base di quanto maturerà a breve – ogni decisione del ministro Maurizio Lupi: la definitiva sentenza relativa al “caso Massidda” di Cagliari, e la scelta di vertice per l’Autorità portuale di Trieste, dove il presidente Marina Monassi sta per scadere e le “terne” inviate al ministro non contengono il suo nome.
Il caso Massidda si porta dietro la soluzione della dibattuta questione delle competenze “specifiche e comprovate” dei presidenti di Autorità portuali. Com’è noto, il presidente del porto di Cagliari, noto medico, ha lavorato bene per unanime riconoscimento di operatori e istituzioni finché un ricorso l’ha sbalzato dalla poltrona in quanto non “titolato” sulle competenze specifiche. E da allora il porto è commissariato, in attesa che si concluda l’iter politico-amministrativo per definire quanto sia indispensabile un titolo (si era parlato addirittura di laurea specifica) strettamente cogente. Se Massidda dovesse essere reintegrato, si allargherebbe la gamma dei candidati alle presidenze. In caso contrario – dicono gli ambienti della politica – occorrerà cercare con il lanternino i pochi “tecnici comprovati” che rispondono alla legge. In attesa, il ministro commissaria mano a mano che i presidenti scadono.
E Trieste? Che succederà a Trieste? Si dice che sulla presidenza dell’importantissimo scalo adriatico – dove tra l’altro sta per maturare un’altra grossa grana, la minaccia di Italia di Navigazione di far le valigie per un’interpretazione fiscale del proprio status che la compagnia contesta duramente – continui il braccio di ferro tra il ministro Lupi e il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Serracchiani. Per Lupi la presidenza di Marina Monassi è stata valida e la posizione della Serracchiani in merito – che contesta la battagliera presidente dell’Authority triestina – esclusivamente politica. La Monassi potrebbe essere riconfermata presidente, perché ha finito solo il primo mandato: ma non è stata inclusa nella “terna”. La cartina di tornasole di chi vive e chi perde arriverà presto: se Lupi sarà coerente dovrà commissariare anche Trieste e in questo caso se vincerà lui il braccio di ferro potrebbe nominare commissario la Monassi. Se vincesse Debora Serrachiani – che è tra l’altro la potente vice di Matteo Renzi al vertice del Pd – Marina Monassi sarebbe tagliata fuori anche dal ruolo di commissario (e c’è chi dice che dovrebbe “consolarsi” con la presidenza del terminal delle Crociere). Tutto gossip? Si vedrà presto: anche perché i candidati inseriti nella “terna” non stanno a guardare e ognuno vanta i suoi santi in paradiso. Ma nessuno si espone, in attesa.
A.F.

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Pubblicato il
10 Dicembre 2014

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