M2, le aree dell’accordo
Definiti i servizi sia verso ovest che verso est – Undici articoli dell’“agreement”
WASHINGTON – L’ultima parola, come già per la P3, spetta adesso alla Cina: dove però l’alleanza M2, recentemente autorizzata dalla FMC (Federal Maritime Commission) degli Usa dopo l’ok di Bruxelles per la UE, ha maggior possibilità di cavarsela rispetto alla fallita P3.
[hidepost]Ci vorrà in ogni caso del tempo perchè le due compagnie alleate, la Maersk e la Msc, riescano a partire concretamente: secondo alcuni degli osservatori sarà difficile che i servizi congiunti possano partire davvero su tutta la linea dal 1º gennaio 2015. Si vedrà: è una gara a chi arriva per prima anche con la “Ocean Three” (Cma-Cgm, China Shipping e Uasc) che a loro volta hanno ramificato gli accordi con altre compagnie. Siamo, in sostanza, a una rivoluzione nel mondo dei containers, dopo un’epoca in cui ciascuno correva per se, contando su un continuo, lusinghiero (e ingannevole) aumento costante dei teu da trasportare.
In attesa del giudizio delle autorità cinesi, si cominciano a fare i bilanci sulla forza d’urto della M2. Si sa che l’alleanza potrà contare su 185 navi su almeno 21 linee, con una capacità di trasporto che supera i 2,1 milioni di teu.
Quello che l’atto ufficiale definisce come “Cooperative Working Agreement” si sviluppa in 11 articoli che definiscono minuziosamente sia gli scopi (e i limiti) dell’accordo, sia le aree geografiche interessate: tra i porti del nord Europa e il Mediterraneo di Spagna, Francia, Italia e Malta con i paesi che si affacciano sul Mar Nero, verso le coste orientali e occidentali degli Usa, il Golfo, il Messico e le Bahamas: e sull’altro verso tra i porti in Asia, Giappone, Indonesia, Sri Lanka, Oman, Egitto, Marocco, mare Adriatico, Bahamas, Panama e Canada con la costa atlantica e pacifica degli USA e il Golfo. Ciascuno dei due membri dell’alleanza può comunque organizzarsi sui vari terminal anche in chiave autonoma.
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