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Riforma dei porti al palo: tanti “niet” e Renzi rinvia

Se ne dovrebbe riparlare entro 90 giorni ma crescono le critiche – Il presidente dell’Authority di Genova promette una sua “proposta” entro settembre – Il silenzio dei grandi media

Maurizio Lupi

ROMA – Cronaca di un “flop” annunciato: dal decreto Sblocca Italia hanno fatto sparire all’ultimo minuto – sembra per diretto intervento del premier Renzi – i due articoli che definivano l’attesa (e contrastata) riforma della legge 84/94. La promessa: necessita di approfondimento, sarà riproposta, con modifiche, entro 90 giorni. Il commento: ancora una volta la lobby dei politici capaci di condizionare il governo l’ha avuta vinta. Adesso il rischio è – secondo chi sosteneva la necessità della riforma anche se era diventata una “riformina” – che si arrivi a una soluzione alla Gattopardo: promettere di cambiare tutto per non cambiare niente.
Tra gli accesi sostenitori della necessità di rimettere le mani al testo elaborato dal ministro Lupi (con il faticoso accordo-compromesso nelle commissioni parlamentari e nel consiglio dei ministri con Debora Serracchiani e Marco Filippi del Pd) il presidente dell’Autorità portuale di Genova Luigi Merlo, appoggiato anche dall’ala dissidente (ma interna) di Assoporti che fa capo a Palmiro Mariani di Bari.
[hidepost]Merlo, che come noto ha sbattuto l’uscio in Assoporti insieme al presidente di Ravenna Di Marco si è già fatto sotto promettendo un suo testo di riforma da inviare al governo entro settembre “come suggerimento”.
Uno dei temi di fondo della mancata riforma nel decreto Sblocca Italia è quello delle nomine dei presidenti, che il testo di Lupi concentrava a Roma eliminando il lungo e faticoso mercato delle vacche tra le istituzioni sul territorio. Altro punto ferocemente avversato – anche se spesso con un assenso di facciata – è stato l’accorpamento delle Autorità portuali: faceva saltare una quindicina di poltrone ultra-retribuite, tutte in mano alla politica, in tempi di vacche magre per quelli della Casta fatti fuori dalle varie spending reviews.
C’è un aspetto singolare (ma non troppo) in questa cancellazione della riforma dei porti dallo Sblocca Italia. A parte la stampa specializzata, e qualche cronaca locale, l’operazione è passata sotto silenzio – almeno nei primi giorni – sulle pagine “nobili” dei grandi quotidiani anche economici: che alle proposte di Lupi ed alle polemiche dei mesi scorsi avevano pur dato grande spazio.
Silenzio solo per non disturbare il manovratore, che di questi tempi ha altre molteplici grane a tutti i livelli? Oppure è la conferma che nel grande ribollire dei programmi di rinnovamento strutturale del nostro Paese i porti continuano ad essere un elemento marginale, poco compreso e poco considerato se non come struttura di sottogoverno?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
3 Settembre 2014

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