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Luciano Gavazzi, l’uomo dei Vaurien: sublime con lui l’arte dei maestri d’ascia

Ai funerali tutto Rosignano, dove gli sopravvive il celebre cantiere navale – I tanti titoli mondiali e la passione per il restauro degli antichi gozzi – Quando era l’uomo degli attori famosi

Luciano Gavazzi nel suo cantiere.

ROSIGNANO – Era malato da tempo, ma l’aveva presa con filosofia: anzi, sapendo che la fine si avvicinava, aveva intensificato progetti e iniziative, consapevole di lasciare il suo cantierino di Rosignano – piccolo di dimensioni ma titolare di molteplici campionati del mondo – nelle ottime mani del genero e di altri amici. Se n’è andato all’alba, come sempre senza clamore e senza disturbare nessuno. Eppure al funerale, dietro la bara di Luciano Gavazzi, insuperato maestro d’ascia e membro della sempre più rarefatta comunità della “banda dei progettisti autodidatti” che il mondo c’invidia, c’erano amici, parenti ma anche estimatori da tutta Italia. Il sindaco di Rosignano Alessandro Franchi con l’intero consiglio comunale hanno voluto tributargli l’ultimo saluto anche con un appassionato messaggio diramato alla stampa specialistica: messaggio che è stato ripreso anche da molte testate straniere della vela.
[hidepost]E’ morto a 82 anni Luciano Gavazzi colpito da un male incurabile ai polmoni che pure stava combattendo senza far tragedie e con spirito quasi ironico. Gli volevamo bene in tanti: e anche di recente aveva avuto riconoscimenti molto importanti. Era stato premiato per i cinquant’anni di attività del suo cantiere dall’Autorità portuale di Livorno. E per un magistrale restauro di un gozzo del Garfagnoli – altro nome celebre nel campo – esposto durante il TAN aveva avuto una targa al merito da parte dell’Assonautica livornese, consegnato di persona dal suo presidente comandante Angelo Roma.
“Quando incontro Luciano – soleva dire un altro mostro sacro della vela, l’ammiraglio Tino Straulino – vorrei sempre portare il cappello per potermelo togliere davanti a lui”.
Non sono molti i costruttori artigianali in campo nautico a vantare la partecipazione a ben tredici campionati mondiali di vela. Nessuno, a quel che si ricorda, ad aver vinto sei dei massimi titoli: nel 1955 negli Usa nella classe “Snipe” (Beccaccino) con lo scafo Miss K; nel 1966, 1989 e 1990 nella classe “Vaurien”; e nel 1978 e 1979 nei “Mini Tonner” con il celebre Wahoo, copiatissimo ma mai eguagliato. La bacheca del suo piccolo cantiere, alle porte di Rosignano, trabocca di trofei, vinti in competizioni anche europee e nazionali.
Ma la sua soddisfazione più grande era quella di tenere per anni un rapporto di affetto e amicizia con i clienti, alcuni dei quali nomi famosi che mai avrebbero tradito le sue barche. Uno per tutti: Paolo Panelli con l’“Usodimare”, di cui era particolarmente orgoglioso. Ai tempi in cui Castiglioncello era la “piccola Atene” del mondo dorato degli attori e degli scrittori, Luciano veniva sempre invitato ai cenacoli: ma lui preferiva incontrare i grandi e celebri amici in cantiere, dove faceva loro carezzare le dolci curvature delle barche che nascevano dalle sue mani. Gli hanno sempre riconosciuto, anche gli avversari più ostici, il “geniaccio” di saper valorizzare i progetti (uno dei suoi autori preferiti era il livornese Aldo Renai, testa fine e un po’ matta anch’egli scomparso in silenzio un paio d’anni fa).
E non si contano i clienti illustri, dai della Gherardesca ai Bossi Pucci, oltre che alle istituzioni compresa l’Università di Pisa. Di barche, Luciano Gavazzi ne ha fatte tante: e non solo da regata. Per l’esattezza, ben 1417 Vaurien, 404 gozzi da pesca Nostromo (che il cantiere continua a produrre anche oggi, ricercati dagli appassionati per le sue doti di tenuta di mare) fino a una ventina di motorsailer, raffinati capolavori in poco più di 8 metri. Una consolazione: Luciano lascia il suo cantiere in buone mani, con la certezza per i suoi tanti estimatori che la sua arte non finirà con lui. Quando lo abbiamo visto l’ultima volta, questa primavera al TAN dell’Accademia Navale, era contento degli ultimi premi, ma tutta la sua attenzione era dedicata al cantiere e a nuovi progetti di restauro di gozzi celebri, quasi sempre usciti dalle mani d’oro del Garfagnoli. La Bella Signora ce l’ha portato via prima che ce la facesse: ma siamo certi che anche da Lassù farà in modo che certi capolavori del mare e dell’ingegno per il mare sopravvivano anche a lui.
A.F.

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Pubblicato il
23 Agosto 2014

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