Napoli Week, parte la vetrina europea su portualità, shipping ed economia blu
I saluti dei principali protagonisti dell’industria della logistica sul mare – I temi del Mediterraneo e le proiezioni sul PIL nazionale – Il dibattito sulla riforma della legge 84/94 e le aspettative del mare in Italia
L’avvocato Umberto Masucci è presidente nazionale del Propeller Clubs e del Propeller di Napoli, ricopre la carica di vice presidente della Federazione del Mare ed è agente marittimo di importanti compagnie navali.

Umberto Masucci
Avvocato Masucci, dopo Genova la settimana dello shipping si sposta a Napoli. Che significato riveste la scelta di questa nuova sede?
“Genova e Napoli sono due porti storici ognuno con le sue caratteristiche e, dopo il successo dell’edizione genovese 2013, unione di due eventi importanti quali il Dinner Assagenti con il Port & Shipping Tech dalla cui sinergia ha tratto ancora più forza, ho pensato, insieme agli amici Carlo Silva, Gian Enzo Duci, Alberto Banchero ed Aldo Negri, di poter portare a Napoli l’evento unendo alla Port & Shipping Tech il nostro Propeller Club che vanta 150 soci tutti legati allo shipping e a quel mondo della cultura che la nostra città ospita con alle spalle una tradizione di grande rilievo.
[hidepost]Abbiamo firmato nel dicembre scorso con la società Clickutility un protocollo di intesa per tre edizioni, l’evento infatti si ripeterà nel 2014-2016 e 2018 in un gemellaggio con Genova alla quale passeremo il testimone negli anni dispari”.
L’iniziativa rilancia la città di Napoli, quali sono le aspettative che riponete in questo senso?
“Abbiamo lavorato con tutta la città all’organizzazione della Naples Shipping Week. A Napoli quest’anno si tiene il 4º forum internazionale delle culture, la manifestazione che si ha ogni tre anni nelle diverse città del mondo e, accordandoci con i vertici comunali, abbiamo fatto inserire il macrotema “Mare” della nostra settimana dello shipping dentro i temi che saranno trattati nel forum. Un tema mare che nella settimana vedremo suddiviso in tre mondi: quello della cultura, delle scienze e dell’economia. Concluderemo in bellezza con l’eccellenza del cibo napoletano nella cena a Castel dell’Ovo. Abbiamo dunque lavorato con la città oltre che per la città; riusciremo a portare centinaia e centinaia di persone di cui moltissimi stranieri ed i nostri alberghi sono pieni. La interpretiamo come un momento di orgoglio partenopeo del cluster per andare ad aiutare tutti quanti a risolvere i problemi che abbiamo e che non neghiamo. Un porto come il nostro non merita un anno e mezzo di commissariamento. Vogliamo essere la leva che forza i nostri politici a pensare a questo porto”.
Avvocato Masucci, una parte del convegno tratterà proprio di Napoli, e dell’Italia tutta, intesi come ponte sul Mediterraneo. Come Federazione del Mare più di un anno fa avevate lanciato la proposta di istituire una tavola rotonda permanente sul cluster marittimo tra tutti i paesi del Mediterraneo. Ritiene che da questo nuovo assetto governativo ci sarà più attenzione a questa tematica?
“Nel Mediterraneo transita il 20% del traffico mondiale. L’Africa, di fronte a noi, secondo gli studi demografici delle Nazioni Unite, fra 15 anni avrà 2 miliardi di abitanti sui 9 previsti nel mondo. Ci saranno 5,2 miliardi di abitanti in Asia, 900 milioni in America latina, 600 milioni nella vecchia Europa. Da Shanghai a Napoli abbiamo un transit time di 21 giorni mentre da Tunisi a Napoli solo di 15 ore. Dobbiamo interrogarci se la “nostra Cina” non sia il nord Africa. Da qui nasce la proposta di un tavolo permanente che analizzi e risolva le problematiche del Mediterraneo. Gli studi Censis del 2011 dicono che il traffico con la Cina nel 2015 avrà un aumento di oltre 100% ma anche quello con il nord Africa e gli altri paesi del Mediterraneo aumenterà da 120 milioni a 200 milioni di tonnellate, benché, come noto, vi siano rallentamenti a questo trend di crescita dovuti alle primavere arabe. Al di là delle problematiche date da queste instabilità, si spera temporanee, e dall’immigrazione, noi possiamo portare in quei paesi tutto il nostro know how. Nella Naples Shipping Week si riuniranno una decina di associazioni ed enti che potranno lanciare da Napoli dei messaggi molto importanti per il governo, che sarà chiamato ad affrontare a livello nazionale ed oltre, come presidente di turno nel secondo semestre europeo, queste tematiche. Ma il nostro paese ha, oltre alle opportunità da sfruttare, anche delle criticità da risolvere. Da uno studio di Confartigianato risulta che riusciamo a completare una procedura di import-export in 37 giorni mentre in Germania ne occorrono 16. Ambedue i paesi sono i maggiori manifatturieri in ambito europeo ma per tempi burocratici il gap che separa l’Italia dalla Germania è di oltre il 100%. Sburocratizzare quindi è la parola d’ordine, semplificare ed informatizzare. Queste sono le azioni da portare avanti; operazioni che hanno costi accettabili ma efficienza di ritorno decisamente importante”.
Da dove deve partire una concreta riforma della legge 84/94 secondo il suo punto di vista?
“Proprio da cose concrete come quelle che le dicevo. Per questo abbiamo organizzato all’interno della settimana dello shipping un incontro con quattro, fra senatori e deputati, componenti della commissione lavori pubblici e trasporti, cioè proprio con coloro che hanno a che fare con questa legge. Due rappresentanti del governo e due dell’opposizione si confronteranno interrogati da Michele Pappalardo sullo stato di avanzamento della legge, per farci capire se finalmente possiamo sperare in questa riforma tante volte annunciata ma ancora da realizzare. Una lunga attesa che ha visto il mondo dello shipping cambiare totalmente in tutti questi anni: noli, gigantismo, crisi. Un altro importante convegno che abbiamo affidato alle università ci spiegherà come mai i sedimenti italiani, risulta dei dragaggi, incontrano tanti problemi nello smaltimento rispetto a quelli di Amburgo o di Anversa. Vedo questa iniziativa come innovativa: a parlare questa volta saranno gli scienziati e non i “soliti noti”. Questo perché vogliamo veramente capire”.
Riguardo Napoli nello specifico: dal suo punto di vista quali sono le priorità per rendere lo scalo competitivo e quali sono i settori che oggi offrono le maggiori prospettive?
“Partendo dalle prospettive: facendo raggio di 250 chilometri a centro Napoli si intercettano circa 16 milioni di abitanti: più di un paese come la Repubblica Ceco o come l’Olanda. Napoli ha dunque un bacino di utenza significativo per tutte le tipologie di traffico che può recepire, sia in termini di commercio che in termini di passeggeri e conta su un’estensione portuale di oltre 4 chilometri di lunghezza con più di 70 banchine, oltre ad un raccordo diretto con l’autostrada. Ci sono tutte le precondizioni dunque, ma qual è il problema? Innanzi tutto un porto non può vivere con un anno e mezzo di governance commissariale e, inutile nasconderlo, portandosi dietro la zavorra del quadriennio di presidenza non brillante che lo ha preceduto. Questo crea dei ritardi ed anche incertezze per gli operatori. Se abbiamo perso la compagnia Messina e se il consorzio Cosco oggi non scala più con la nave madre e fa invece feederaggio non è un caso. Il problema principale del nostro porto è la governance. Dobbiamo avere presto un presidente, un buon presidente che coordini gli operatori. Sono convinto che lo avremo ed a quel punto tutti dovremo rimboccarci le maniche e lavorare perché di opportunità ne abbiamo. Abbiamo una bellissima stazione marittima ed i giusti approdi per le crociere che potrebbero anche aumentare con la sistemazione del molo San Vincenzo a ponente, le autostrade del mare potrebbero essere ancora più fruibili con l’allargamento a levante con la nuova darsena per i contenitori. Il nostro porto è multifunzionale e conciliare le sue varie operatività è un compito complesso; ecco perché è necessaria una governance forte e capace.
Vogliamo ritrovare l’orgoglio napoletano ed è giusto che sia Napoli ad ospitare la settimana dello shipping: proprio lo studio del Censis 2011 ha rilevato che a livello di intensità regionale del cluster marittimo dopo il primato della Liguria c’è la Campania. Nello specifico, Napoli e la sua provincia nel settore sono primi a livello italiano e non solo; basti ricordare che la flotta ro-ro napoletana è composta da 180 navi e la flotta ro-ro italiana è la prima nel mondo”.
Cinzia Garofoli
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