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La riforma e i timori di Taranto

TARANTO – La riforma della riforma: il ministro Lupi da una parte, il PD da un’altra, producono due modelli di revisione della legge 84/94. Se n’è parlato al Propeller Club Taras e il suo presidente Michele Conte ha così sintetizzato il dibattito.

Linea comune delle due proposte di riforma è la riduzione del numero delle Autorità Portuali, per due ragioni nobili: la revisione della spesa e la migliore programmazione delle opportunità che possano produrre entrate e possano determinare sviluppo per i territori e per lo Stato.
[hidepost]In assoluto la riduzione del numero di Porti sedi di Autorità Portuale è un’esigenza primaria e farlo oggi lo è ancora di più. Però se il criterio da seguire favorirà esigenze elettoralistiche o peggio di campanile, ancora una volta sarà un’occasione persa. Certo se insieme alla riduzione delle Autorità Portuali e alla costituzione dei Distretti Logistici, si verificassero anche tutte le altre esigenze manifestate da 20 anni di vigenza della ormai “vecchia“ L. 84/94, probabilmente si giungerebbe ad una legge più organica, più attuale e più razionale e più rispondente alle esigenze dello Stato ed alla sua particolarissima geografia nel Mediterraneo. Anche se restano però tutti i deficit ferroviari e stradali che derivano dalla conformazione geomorfologica del territorio.
Alla piena applicazione della 84/94 mancano una serie di Decreti attuativi, in ritardo di almeno 15 anni; e anche per questo la legge non ha dato i frutti sperati, anzi si è dimostrata una piccola palestra in cui, dopo i primi dieci anni, si sono scatenati appetiti campanilistici e di partito o di corrente o peggio di cosca che, volta a volta, hanno “Commissariato” i porti, con blocchi e ritardi e, a volte, con nomine assurde e rispondenti solo a esigenze di natura politica, confessabili e inconfessabili.
Oggi ci sono in giro otto commissari in altrettanti porti e tra questi i medici non mancano, e non certo per “curare” i mali della organizzazione portuale italiana. Si vuole riformare ma non si fissano i criteri di classificazione dei porti, non ci sono ipotesi di come risolvere il problema del coordinamento delle diverse amministrazioni dello Stato che, autonomamente gestiscono pezzi importanti di funzioni statali, che possono accelerare o appesantire le attività portuali: la Capitaneria di Porto, la Dogana, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza (con le diverse specialità: marina, terrestre, tributaria ecc.), la Sanità (medica e veterinaria), la Regione, l’Arpa e le diverse branche che sovrintendono alla sicurezza del lavoro i Carabinieri, la Regione, il Comune e nel Meridione anche le ASI, ecc., con gravi effetti negativi sulla competitività, rispetto ai porti concorrenti del Mediterraneo e del Nord Europa. Gli altri vanno avanti con brio noi con andamento lento e pause ricorrenti. In pratica forse si risparmierà, ma non si aiuterà lo sviluppo e la crescita.
Ministro e PD, per quanto riguarda Taranto, Bari e Brindisi, pensano al semplicistico accorpamento. Nei diversi Piani dei Trasporti della Regione Puglia si è sempre parlato di specializzare i porti per dare massima efficacia al sistema pugliese: Bari, Crociere e Traghetti; Brindisi Passeggeri e Merci varie; Taranto porto industriale e commerciale. Se verranno accorpati sotto Bari, come sembra, senza alcun criterio o progetto operativo alla base, Taranto che fine farà? Si pensava a un polo di logistica industriale e commerciale con porto, retroporto e aeroporto e adesso?
Per la distribuzione delle risorse e per la programmazione delle opere succederà quello che succede con ANAS e con la Gestione Aeroporti di Puglia? Non è campanile è razionalità! E pensare che i “tavoli” per Taranto si sprecano. Intanto di preoccupazione sul futuro dei porti si parla in Italia e in Puglia, ma non a Taranto. Non vorrei che qualcuno stia dando assicurazioni che poi magari, notte tempo, svaniranno.
Quando l’onorevole Serracchiani attuale vicesegretario del PD (in tale veste presenta una ipotesi di riforma portuale) e presidente della Regione Friuli venne a Taranto in qualità di deputata europea della Commisisione trasporti, su invito del Propeller Club Taras, stimolò le diverse realtà politiche perché si attrezzassero per l’aggancio dei porti pugliesi alle linee ”trans-europee” le TNT per poter contare efficacemente sulla logistica evolutiva. Oggi i rappresentanti politici del territorio si occupano di queste tematiche? Le diverse amministrazioni locali interessate si stanno occupando della questione o attendono fatalisticamente che tutto avvenga, per poi piangere, come si è abituati a fare, sul latte versato? Oggi si aspettano responsi da Tar e Consiglio di Stato sulla possibilità di rispettare, non si sa più quale termine, perché Evergreen e i suoi traffici non lascino definitivamente il Porto di Taranto e Voi pensate che domani ci pensino (cioè pensino a noi) i baresi?

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Pubblicato il
19 Aprile 2014

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