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Marcucci (Confetra) al Propeller: Portualità? Eppur si muove…

Anche l’iniziativa privata riprende speranza a partire da Genova – Ipertrofia burocratica e colli di bottiglia ferroviari rimangono i grandi nodi

Nella foto (Laura Bolognesi): Fiorenzo Milani (a sinistra) e Nereo Marcucci durante l’ultima riunione del Propeller Club Livorno.

LIVORNO – Nereo Marcucci, presidente Confetra, ha l’abitudine e la capacità di parlare in modo diretto e dunque nell’ultima riunione del Propeller labronico organizzata dal presidente del Club Fiorenzo Milani, dalla sua relazione sono emersi nitidamente gli attuali problemi e le possibili soluzioni che indica per la portualità nazionale. In apertura di relazione Marcucci ha parlato di “vento finalmente favorevole” riferendosi ad un’attenzione della politica al settore della portualità, non tanto forse per una responsabile, anche se tardiva, presa di coscienza di quanto esso sia importante per l’economia italiana ma, più realisticamente, “perché deve fare qualcosa poiché il paese non regge più”. Parlando di questa crescente e diffusa consapevolezza che cambiare verso sia ormai indispensabile anche per i porti, Marcucci ha citato come esempi la proposta di riforma del sistema portuale del Pd presentata nei giorni scorsi al ministro Lupi (di cui parliamo anche in questo stesso numero a firma del direttore Antonio Fulvi) ma anche la significativa iniziativa privata avanzata dagli agenti marittimi e dagli spedizionieri genovesi per efficientare il principale porto ligure illustrata al Palazzo della Borsa nella quale nella stessa mattina era intervenuto.
[hidepost]L’analisi del presidente di Confetra dell’andamento portuale è iniziata dall’assetto che viene dato dalla riforma del 1994 con la creazione delle Autorità portuali. Attraverso slide elaborate con dati forniti dal ministero delle Infrastrutture, da Assoporti, Istat ed Eurostat si è potuto notare come, dopo un decennio servito per riallineare ed adeguare le infrastrutture dei porti, si rileva una crescita che si protrae dal 2005 fino al 2008 dopodiché la crescita non solo si arresta ma assistiamo agli sprofondi del 2009 e del 2012. Dove dobbiamo ricercare la ragione della mancata crescita? I dati dicono che gli investimenti per il rilancio dei porti non sono mancati ed il problema non risiede neanche nell’inadeguatezza dei fondali poiché, al di là del problema dragaggi che sicuramente insiste in alcuni porti, il “sistema paese” è complessivamente in grado di rispondere con le varie caratteristiche dei suoi scali all’esigenza del mercato intesa come ricezione di piccole, medie e grandi navi mercantili. Per quanto riguarda il futuro poi, sempre con riguardo ai contenitori, si prevede addirittura che l’Italia andrà in sovra-capacità di offerta di servizi.
I colli di bottiglia rilevati da Confetra sono dunque nel campo del cargo ferroviario e nell’ipertrofia burocratica. Riguardo la ferrovia: a causa di una cattiva pianificazione, regolazione e gestione il trasferimento merci, storicamente il più economico, vede una perdita del 40% di tonnellate trasportate dal 2008 al 2012 mentre, riguardo la burocrazia, i noti problemi dei tempi lunghi ed incerti delle procedure di sdogamento delle merci nei porti fanno sì che oggi, a parità di costi e nonostante la posizione geografica favorevole, molti operatori eludano gli scali italiani per scegliere quelli nord europei. Nereo Marcucci sostiene che l’errore è stato compiuto una decina di anni fa, quando, ad infrastrutture ammodernate, si sarebbe dovuto ragionare in una logica di sistema e selezionare porti di riferimento ed oggi non possiamo che scontarne le conseguenze. Il presidente non nega che comunque si stiano facendo dei passi nella giusta direzione grazie agli avanzamenti informatici doganali (preclearing, corridoi doganali etc) che, con lo stimolo fornito da Expo 2015, saranno in grado di far crescere e stabilizzare la nostra portualità. Mentre Rotterdam procede a passi spediti e si candida ad essere il gateway di gran parte dell’Europa e non più solo di quella del nord (come del resto previsto dagli indirizzi della Commissione Europea) facendoci così prefigurare scenari di spietata concorrenza, noi dobbiamo obbligatoriamente crescere dato che il nostro mercato interno non è forte abbastanza anche se, realisticamente, non sarà facile raggiungere mercati oltre la Bassa Sassonia. In uno scenario di cambiamento globale che vede l’unione delle compagnie navali e la concentrazione di scali adeguati la sovra-capacità europea porterà ad una forte competizione che non preoccuperà però più di tanto i porti nord europei non turbati dalle distanze e forti della loro snellezza burocratica ed efficienza infrastrutturale. Confetra ritiene che si debba: normare la scadenza delle concessioni, modificare il sistema IVA, entrare nell’ottica di autorizzare gli investimenti che si ripagheranno da soli, investire in opere dimensionate alle esigenze, ottimizzare quello che già esiste, procedere sempre e comunque con le semplificazioni pensando in chiave europea su tutti i fronti. Ad esempio concentrando l’attenzione solo su quei 14 porti identificati dall’Europa, di cui Livorno fa parte, che potranno competere con il resto del mondo.
E proprio su Livorno e sulle sue difficili prospettive, sollecitato da Fiorenzo Milani, Marcucci ha espresso la sua opinione richiamando la necessità della coesione fra gli operatori per favorire programmazioni utili allo sviluppo dello scalo partendo dalla ricerca della qualità ed efficienza dei servizi fino alla correttezza nella competizione al fine di evitare ribassi tariffari dannosi per tutti. “C’è bisogno che Livorno – ha detto – così come ogni altra comunità portuale, raddrizzi la schiena sotto l’egida dell’Autorità portuale e ripensi il proprio futuro”. E concludendo la sua relazione Nereo Marcucci ha auspicato che venga colta l’importante opportunità data dall’attenzione che il nuovo governo riserva al settore portuale in questa fase. Questo momento favorevole impone alla Port Community la consapevolezza della propria progettualità.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
5 Aprile 2014

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