Su Aponte e i dolori d’un italiano
GINEVRA – Gianluigi Aponte non è uno che parla molto. Ma quando parla non usa giri di parole. E in occasione della firma del maxi-ordine ai cantieri francesi Stx ha detto chiaro e tondo che quei tre miliardi di euro – con relativo un milione di ore di lavoro – avrebbero potuto arrivare in Italia da Fincantieri “se il governo italiano si interessasse di più ai problemi dell’economia italiana e non a quelli del governo stesso”.
[hidepost]Una fucilata in faccia alla politica nazionale, con l’impietoso paragone con la Francia: “In Italia il governo non controlla le istituzioni mentre in Francia fa fare loro gli interessi del Paese, controllando e influenzando le loro decisioni sull’economia”. Tradotto (se ce ne fosse bisogno): per il contratto delle maxi-navi MSC il governo francese ha fatto si che il cantiere di Saint Nazaire potesse offrire condizioni assai più convenienti all’armatore che non quelle di Fincantieri: dove evidentemente nessuno del governo italiano s’è interessato, malgrado le trattative di Aponte con Fincantieri fossero state lunghe, più volte richiamate e più volte arrivate al tentativo (fallito) di interessare l’azionista principale di Fincantieri stessa.
Non è un bel viatico, quello che arriva da uno dei più importanti armatori del mondo, che è e si dichiara orgoglioso della sua nascita italiana e che continua sulle sue navi a utilizzare personale in gran parte italiano. Ed è un viatico che si affianca alle critiche piovute anche nei giorni scorsi sul governo da parte del presidente di Confindustria, che ha minacciato addirittura di trasferire all’estero le sue aziende.
Siamo ai peccati di gioventù del nuovo governo Renzi, sul quale tante speranze si erano appuntate? Se è così, siamo comunque a una grande occasione perduta per la cantieristica italiana. E per il lavoro di migliaia di italiani in tempi così difficili dove le sole promesse, purtroppo, non danno pane.
Antonio Fulvi
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