Assoporti: Eurostat ha dati vecchi
ROMA – “Diciamolo una volta per tutte: – sottolinea il presidente di Assoporti Pasqualino Monti – Non è vero che la portualità italiana è emarginata, una sorta di figlio di un dio minore della portualità europea.
[hidepost]La portualità italiana presenta eccellenze continentali, nel traffico di transhipment dei container, nelle crociere, nelle autostrade del mare, nella produttività”. La pubblicazione del rapporto Eurostat e le interpretazioni che di questo rapporto sono state immediatamente date, non riflettono quindi la realtà”.
Nella sua nota, il presidente di Assoporti fa una considerazione di base: i dati del rapporto Eurostat sono superati. Nel 2013 il traffico container è cresciuto del 5,7% nei porti italiani, quello dei passeggeri su navi da crociera del 5,1% avvicinandosi al record storico, i terminal di transhipment container sono in forte sviluppo (dal più 12% di Cagliari al più 14% di Gioia Tauro), e, dulcis in fundo, il porto di Trieste occupa la decima posizione nella top-ten europea.
Le carte geografiche prodotte da Eurostat – dice Monti – non hanno un senso economico specie per un paese come l’Italia che complessivamente si colloca al terzo posto in Europa per traffico marittimo e che ha storicamente un’offerta portuale diversificata rispetto agli altri paesi europei. Forse sarebbe il caso, una volta per tutte anche in sede europea – sottolinea Monti – chiedersi i perché anche di questa parcellizzazione. Forse perché il nostro paese ha una struttura orografica ben diversa da Francia e Germania, forse perché al contrario di quanto accade in Francia, in Germania o in Spagna, la produzione industriale in Italia è sparsa su centinaia di siti talora difficilmente raggiungibili via terra.
“Quando si leggono i dati Eurostat – prosegue il presidente Assoporti – queste considerazioni vanno tenute a mente. Delle statistiche va fatto comunque tesoro per ribadire che senza una regia di sistema è grottesco parlare di porti non competitivi. I porti oggi sono competitivi se alle spalle hanno reti viarie e ferroviarie efficienti. Se hanno infrastrutture adeguate ai trend dei nuovi traffici, se hanno fondali in grado di accogliere le navi giganti che ormai dominano l’interscambio mondiale, se sono in grado di investire tempestivamente, se non sono martoriati dagli adempimenti burocratici, se sono in grado di attirare investitori internazionali”.
“Assoporti – conclude Monti – su questa linea del fronte c’è. Da mesi chiede con forza che le cose cambino, che le norme siano adeguate al livello della sfida internazionale in atto. E di certo non alza oggi, meno che mai, bandiera bianca. La piattaforma logistica del Mediterraneo esiste, i tempi per cambiare passo sono estremamente stretti e finalmente il lavoro in stretta sinergia fra Governo e Parlamento sembra creare le condizioni per produrre in tempi brevi quelle linee guida di innovazione in grado di rendere i porti più efficienti e competitivi”.
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Da parte sua il presidente di Federagenti Michele Pappalardo ha aggiunto che: “Ha ragione il presidente Monti quando dice che il traffico del 2013 è cresciuto (in molti casi più per l’abilità degli operatori marittimi che per l’abilità di gran parte della nostra classe dirigente) e che bisogna tener conto della parcellizzazione dei nostri porti causa la natura orografica del nostro paese (ma noi non abbiamo fatto nulla da decenni per risolvere il problema). Ed ha ragione il presidente Merlo quando protesta che i dati della sua Genova sono sottostimati ed è vero che le statistiche relative al 2012 sulla portualità europea sono impietose per i porti italiani e forse non riflettono il reale stato di salute e l’effettivo ruolo di molti dei nostri scali. Perché si continua a comparare realtà non omogenee e a dimenticare ad esempio che in taluni settori, come il traffico di transhipment ed il traffico crocieristico, l’Italia comunque mantiene una leadership europea (anche se ovviamente si potrebbe fare tanto di più). Ma quei dati rigidamente statistici e massificati ci dicono anche che l’ Italia dei porti rischia davvero di affondare. E’ vero che non è tutto così, ma potrebbe esserlo a breve se non si interverrà in tempi rapidi ridimensionando ed annullando dove possibile soprattutto quei vincoli burocratici che impediscono alla naturale piattaforma logistica del Mediterraneo (Mare Nostrum) di attirare quei traffici che solo per nostra colpa ci passano davanti senza fermarsi”.
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