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Chi naviga chi si ferma chi critica

LIVORNO – Cadono tanti miti, in epoca moderna: compreso quello, intoccabile per millenni, che a bordo di una nave dopo il Signore Iddio è il comandante ad assumersi le responsabilità, nel bene e nel male.
[hidepost]Così si sono visti, in tempi recenti, comandanti che se la sono squagliata – secondo le accuse – quando la nave in affondamento brulicava ancora di passeggeri; comandanti al contrario mandati sotto processo perché per salvare il proprio equipaggio avevano fatto una brusca accostata nella tempesta scaricando involontariamente in mare parte del carico; e comandanti di traghetti accusati dai passeggeri di non essere partiti in condizioni meteomarine per i primi avverse, per i secondi accettabili.
Sto riferendo di casi generali, anche se tutti in relazione ad eventi reali. Quella dei traghetti che non partono quando il mare diventa cattivo, è una vecchia storia che si tira dietro vecchie polemiche. E proprio nei giorni scorsi c’è stata una nuova fiammata di proteste per l’annullamento di corse sul canale dell’Elba, in condizioni meteo che hanno suggerito ai comandanti di tenere le proprie navi – e i relativi passeggeri – al sicuro. E sul canale dell’Elba, qualche volta le condizioni meteo-marine diventano davvero cattive, anche se chi non è del mestiere può non accorgersene.
Sulla vicenda registriamo oggi a chiarimento una nota firmata sia dal comandante d’armamento della Moby Spa Giuseppe Savarese, sia dall’amministratore delegato della Toremar Achille Onorato. Val la pena di riportarla integralmente, perché rinfresca agli immemori una norma fondamentale del Codice della Navigazione: quella, appunto, della responsabilità del comandante, primo a bordo dopo Dio. E quella che “safety first”, secondo un principio universalmente accettato in mare.
“In riferimento alle polemiche riguardanti la soppressione di alcune partenze nei giorni scorsi – scrivono Onorato e Savarese – precisiamo che la responsabilità di effettuare le corse per il Codice della Navigazione, ricade esclusivamente nei comandanti delle navi, a cui va tutta la nostra stima e fiducia. I comandanti, considerate le condizioni meteo-marine, decidono in merito nel rispetto della sicurezza della navigazione oltre che dell’incolumità e del benessere dei passeggeri. E’ evidente che quando le previsioni lo consentono sarebbe anche nel nostro interesse – continua la nota – programmare la sospensione del servizio, con conseguente preavviso ai passeggeri; ma è altrettanto evidente che non sempre il monitoraggio delle previsioni consente tale pianificazione. La compagnia non può e non vuole entrare nel merito delle decisioni dei propri comandanti: a cui, ripetiamo, va tutta la nostra stima e fiducia. Nessun organo e tantomeno comitati o associazioni che siano – conclude la nota – possono imporre la propria volontà ai comandanti delle navi che ripetiamo per chi non riuscisse o volesse capirlo, portano sulle proprie spalle il pesante onere della sicurezza”.
L’età non più verde e l’essere da decenni isolano d’adozione mi consentono di aggiungere una nota di personale solidarietà ai comandanti dei traghetti che quotidianamente collegano le isole toscane. E di ricordare un detto di antica e sarcastica saggezza: chi è in mare naviga, chi è a terra critica. Forse andrebbe scritto, a lettere d’oro, nelle biglietterie dei traghetti o nei loro saloni recentemente rinnovati…
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
28 Febbraio 2014

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