Se il governo cancella la direzione dei porti
Un nuovo regolamento accorperebbe il settore alle dighe e alle vie d’acqua interne – Tutti i problemi che si aprirebbero – Parere contrario anche nella IX commissione alla Camera

Maurizio Lupi
ROMA – Piove sul bagnato per la portualità nazionale. Mentre da una parte si chiede da tempo e a gran voce che venga reiterato un ministero per la Marina Mercantile, vista l’importanza economica e sociale del cluster marittimo in Italia, si scopre che nel quadro della “spending review” è in atto la formulazione di un nuovo regolamento del ministero delle Infrastrutture e Trasporti che prevede addirittura la soppressione della direzione generale per i porti. E malgrado di recente la IX Commissione alla Camera avesse approvato un ordine del giorno che criticava l’indirizzo suddetto e ribadiva “il ruolo strategico che la portualità riveste per la ripresa economica e la crescita del paese nonchè per assicurare sotto il profilo strutturale elevati livelli di competitività del tessuto economico italiano”.
[hidepost]Sul nuovo regolamento e la minacciata soppressione della direzione generale dei porti sono intervenute, con una nota al ministro Lupi, sei rappresentative associazioni del cluster marittimo italiano: Angopi, Assorimorchiatori, Confitarma, Fedepiloti, Federimorchiatori e Federpesca. Ecco il testo del loro appello al ministro.
“Gentile signor ministro, abbiamo appreso che è in via di definizione presso i Suoi Uffici il testo di un Regolamento volto a dare pratica applicazione alle vigenti disposizioni in materia di revisione della spesa pubblica.
“Fra le misure introdotte ci sarebbe anche la soppressione della Direzione Generale per i porti, con l’attribuzione delle relative competenze suddivise tra la Direzione Generale dighe ed infrastrutture idriche e la Direzione Generale trasporto marittimo e per vie d’acqua interne.
“Senza voler mettere in discussione le finalità perseguite dalle richiamate disposizioni di legge, dobbiamo però constatare come venga confermato il fenomeno già in atto da diversi anni che ha portato ad un progressivo indebolimento della rilevanza politica del nostro settore malgrado lo stesso rappresenti un’elevata percentuale del PIL (2,6%) e registri livelli occupazionali di tutto rispetto (477.000 addetti).
“Tale constatazione appare ancora più fondata se si pensa che l’emanando Regolamento confermerebbe, ad esempio, la Direzione Generale relazione e contratti pubblici, le cui competenze risultano di fatto svuotate per effetto della recente costituzione dell’Autorità dei Trasporti e manterrebbe separate le Direzioni Generali motorizzazione e sicurezza stradale un tempo unite e quindi oggi più facilmente riaccorpabili.
“Per quanto concerne i porti, la riattribuzione dei compiti fino ad oggi svolti dalla Direzione Generale per i porti comporterebbe un concreto rischio di disperdere le professionalità create durante questi anni in un ambito certamente strategico per l’economia del Paese, con l’ovvia conseguenza di determinare le seguenti criticità:
– indebolire la rappresentanza degli interessi di settore in tutte le sedi istituzionali europee ed internazionali;
– pregiudicare il proficuo colloquio e la fattiva collaborazione fra gli organi del Ministero ed il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, strumenti rivelatisi essenziali, nel corso degli ultimi decenni, per garantire sia la sicurezza che l’efficienza dei porti nazionali.
“Peraltro, la prossima Presidenza italiana dell’Unione Europea, con temi all’ordine del giorno riguardanti le questioni portuali, dovrebbe suggerire di confermare la preziosa funzione svolta dalla Direzione Generale per i porti, che con capacità e competenza segue da anni il settore.
“Processi di ristrutturazione della macchina pubblica che impattano in misura rilevante dovrebbero, ad avviso delle scriventi, essere oggetto di costruttivo confronto con le rappresentanze degli operatori del settore.
“A tal fine le scriventi, confidano in un Suo autorevole intervento volto a rivisitare l’emanando Regolamento e rimangono a disposizione per individuare soluzioni che possano coniugare l’interesse alla ristrutturazione della spesa pubblica con la tutela di un settore economico, come quello portuale, avente un peso così rilevante sull’economia del sistema Paese”.
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Anche Assoporti, Assologistica, Assiterminal, Federagenti e Fedespedi sono intervenute sullo stesso tema, ricordando al ministro che il settore dei porti e delle attività marittime, non solo rappresenta la spina dorsale di un sistema logistico e produttivo che vede transitare per oltre l’80% le merci e i prodotti importati o esportati attraverso le banchine dei porti e le stive delle navi, ma anche un eccezionale catalizzatore di risorse, investimenti privati, con ricadute importanti su altre filiere economiche strategiche del paese, come quella del turismo.
Purtroppo oggi ci troviamo a registrare un drammatico calo di tensione con scelte, in primis quella di cancellare la Direzione Generale per i Porti all’interno del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che risultano doppiamente incomprensibili nel momento in cui l’Unione Europea investe con forza sullo sviluppo dei porti e delle attività marittime quali elementi di crescita e ripresa dell’intera economia del continente e che altri paesi “riscoprono” l’importanza del settore, ridando vita a strutture di governance specifiche come accade in Grecia con il neo-nato ministero del Mare.
“Ci permettiamo di segnalarVi quindi quella che a noi suona non tanto come una contraddizione, ma come la premessa, certo non di buon auspicio, per tornare a disperdere occasioni importanti di rilancio economico del paese, sottovalutando una volta di più realtà e potenzialità di un settore, quello dei porti e del mare, che per le loro specificità, richiedono un’attenzione costante e professionalità mirate”.
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