Il pasticcio dell’IVA all’import
MARINA DI CARRARA – L’Iva in importazione in Italia è di 24 miliardi di euro e non di 15 come dichiarato dalla Agenzia del Demanio. Perché? Il problema è alla base: perché l’Agenzia ha preso il dato delle merci che vengono sdoganate nei porti, corrispondente al codice doganale 405 già decurtato dal codice negativo 406 (quello relativo all’Iva da compensare).
[hidepost]Per spiegare: alcune aziende che importano merce sono anche esportatrici e quindi, in base alla normativa Iva vigente (art.8 del DL 633/72) godono della possibilità soggettiva di poter fare acquisti in regime di compensazione.
In Italia i porti sono quasi tutti fortemente votati all’import ed hanno un codice doganale negativo (il 406) con valori molto bassi ed in quel caso l’Iva sulle merci importate è stata riscossa quasi per intero dalle dogane. Altri porti invece come i tre porti toscani di Marina di Carrara, Livorno e Piombino, sono fortemente votati all’export e così alla loro Iva incassata sulle merci in importazione è stata sottratta un’enorme aliquota di Iva, poi effettivamente non pagata, perché quei soggetti che hanno importato la merce l’hanno poi anche esportata, determinando così per i porti di Marina di Carrara e Piombino un -80% e a Livorno un -50% di Iva.
Percentuali che, tradotte in euro, corrispondono a 100.000 ciascuno per i primi due porti e a 1 milione per il porto labronico. Le tre Autorità stanno dunque predisponendo congiuntamente un’azione per avere giustizia avvalendosi della competenza del fiscalista Giulio Andreani.
Cinzia Garofoli
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