Cercansi disperatamente veri esperti
LIVORNO – Sia pure dalla nostra periferia portuale, abbiamo cercato di capire che succederà adesso che il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi dovrà tener conto della sentenza del Consiglio di Stato sulle “massime e comprovate competenze” dei candidati a presiedere i porti.
[hidepost]Abbiamo anche cercato di avere un parere di Pasqualino Monti, che come presidente di Assoporti dovrà pure farselo. Ha glissato e pazienza, probabilmente vorrà approfondire le idee. Due avvocati e presidenti di Autorità portuali, Giuliano Gallanti e Luciano Canepa (ora commissario) ci hanno confermato due cose: la prima è che la sentenza riguarda il futuro e non il passato (chi c’è c’è e ci rimane): la seconda è che se impone finalmente la fine del malcostume delle scelte solo partitiche o degli amici degli amici, apre però anche nuovi margini di incertezza perché restringe il campo dei “papabili” ad esigue minoranze di specialisti, che spesso hanno grandi titoli ma poca praticaccia. Per Gallanti c’è anche un altro aspetto: è la legge 84/94 che non funziona e che va riformata. E il riferimento del Consiglio di Stato a quella normativa non fa che complicare le cose, perché le stesse Autorità portuali dovrebbero, per funzionare in chiave moderna, diventare vere aziende, sul modello delle Spa (come avviene già in Spagna, in molti porti del Far East e in parte in Francia): con la conseguenza che i presidenti dovrebbero essere veri manager e non tanto docenti universitari o specialisti “per laurea”.
Insomma, rischiamo il solito pasticcio; dove per chiarire un elemento certo importante e per bloccare una prassi per lo meno disinvolta se non peggio – quella di candidature che sanno di portualità e di shipping come di razzi interplanetary – se ne complicano altri. Il passaggio che imporrebbe “di norma” una laurea specifica poi è stato commentato con sottile ironia anche dal presidente della Camera di Commercio di Livorno Roberto Nardi, che ha ricordato come con i “di norma” si apre una finestra dove si è chiusa una porta.
La conclusione? Premesso che tutte le bozze di riforma della 84/94 predisposte dalla politica sono state giudicate dal settore come inadeguate e deludenti, c’è da augurarsi che almeno nella prossima assemblea di Assoporti qualcuno riesca a estrarre il coniglio dal cilindro, ovvero trovare una soluzione adeguata. Perché la caccia agli esperti “veri” sulla base della sentenza del Consiglio di Stato potrebbe diventare una specie di caccia al tesoro al contrario: cioè scovare i pochi, pochissimi esperti “con le carte in regola” che però di portualità e shipping sanno tutto soltanto sui trattati. E in quanto a managerialità, zero. Davvero è questo che si vuole?
Antonio Fulvi
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