Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Tall Ships e le baruffe dei liguri

LA SPEZIA – Chiamiamola pure, se vogliamo essere riduttivi, una guerra di cifre. Una guerra “in casa” perché a scontrarsi sono Genova e La Spezia, ovvero due porti liguri: o meglio, due presidenti di Port Authority liguri che almeno sulla carta fanno parte di un conclamato “sistema” e nei fatti si stanno bastonando tra loro di santa ragione.
[hidepost]Le cifre: il Salone nautico di Genova si accredita 115 mila visitatori, la Festa della Marineria di La Spezia pressoché il doppio, puntando in particolare sull’effetto scenografico delle Tall Ships ma anche sulle tante iniziative a supporto di quello che sta diventando uno degli appuntamenti più importanti per la cultura del mare del paese.
Apriti cielo! Da Genova hanno attaccato duramente La Spezia e il riconfermato presidente della Port Authority Lorenzo Forcieri, sostenendo che la regata delle Tall Ships è stata proditariamente sviluppata in coincidenza del Salone di Genova proprio per dare negli stinchi a quest’ultimo. E perché? Voci di banchina sussurravano – e continuano a sussurrare – che la vera ambizione di La Spezia è scippare a Genova il Salone nautico, magari con il supporto tutt’altro che leggero dell’Arsenale della Marina Militare: insomma, quasi un delitto di lesa maestà dopo cinquant’anni di saloni genovesi, peraltro non sempre brillanti.
Forcieri non è uno che si tira indietro nelle polemiche ed ha risposto per le rime: le Tall Ship – ha scritto in una nota ufficiale – avevano chiesto di essere ospitate al Salone di Genova, che ha rifiutato; perché dunque non accoglierle a La Spezia, tagliando fuori eventuali concorrenze extra-liguri (cita Livorno, Civitavecchia e Salerno) e mantenendo alla Regione l’evento? La bacchettata sembra limitarsi all’Ente Fiera e al Salone, ma va direttamente sulle dita di chi, dal presidente della Regione Claudio Burlando al presidente dell’Authority genovese Luigi Merlo, si sono schierati contro il “protagonismo concorrenziale” spezzino.
Che dire? Forse due brevi considerazioni. La prima: è l’ennesima dimostrazione che i “sistemi portuali” non solo non funzionano, ma sono etichette vuote, qualche volta costose e comunque ingestibili senza una regia vera che non sia affidata ai singoli porti. La seconda: senza una programmazione nazionale dei grandi porti – che da decenni è in lista d’attesa senza approdare a niente – vale il principio della libera concorrenza. Cioè il principio che, volgarmente ma efficacemente espresso, è che chi l’ha più lungo vince la bambolina. E in questo caso occhio, perché le ambizioni degli spezzini sulla nautica non si fermano certo qui: e con parecchie buone ragioni.
A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
12 Ottobre 2013

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora