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Settembre e i tempi delle scelte

LIVORNO – E adesso che è passato anche Ferragosto, l’ultimo alibi che rimane è che fino alla fine del mese la macchina pubblica funziona a mezzo regime (ammesso che funzioni). Ma settembre comincia ad essere vicino: e sarà un settembre pieno di attese, di speranze, ma anche di impegni che – sulla base delle promesse – non saranno ulteriormente rinviabili.
[hidepost]Sul piano nazionale, ci confrontiamo con la necessità assoluta di dare una risposta alla portualità italiana. Il governo ha affrontato il tema con il più classico dei “trucchetti” alla democristiana: Andreotti diceva che per non risolvere un problema basta crearci sopra una commissione, l’abbinata Letta-Alfano ha clonato il sistema ed ha creato l’Autorità dei trasporti, che assomma in se le competenze planetarie di porti, aeroporti, interporti e relative reti. Personalmente da tempo non mi trovo molto in sintonia con l’ex ministro Altero Matteoli: però devo ammettere che il suo lapidario giudizio sulla nuova struttura – ha detto che è perfettamente inutile – ha centrato il problema. Prima che questo nuovo pensatoio cominci ad emettere idee, passerà altro tempo. E ho l’impressione che il tutto farà la fine del piano nazionale dei trasporti, e dei tanti altri piani che sono attesi da decenni. Quello della classificazione dei porti è uno di quelli paradigmatici: ci si potrebbe fare una tesi di laurea sulla capacità di rinviare le scelte sine die, senza alcun pudore; che del resto per molta parte della classe politica nazionale non esiste, visti i privilegi che continua a mantenersi malgrado abbia messo alla tortura i cittadini “normali”.
Tra le scelte non fatte, c’è ovviamente anche la riforma della riforma portuale. Ci si è sfiniti sopra per anni, e il parlamento è arrivato alla soglia di affrontare un testo che, ovviamente, era un pastrocchio di compromessi partitici incapace di risolvere alcun vero problema. Che si torni a rimestare la vecchia minestra della legge 84/94 o si proceda – ascoltando non solo Assoporti che è ovviamente di parte, ma specialmente gli operatori marittimi, gli armatori e i “logistici” – a una rivoluzione in chiave moderna, semplificando e sburocratizzando: qualcosa deve essere fatto e in tempi brevi. E’ uno dei tanti appuntamenti con la realtà che ci aspetta tra un paio di settimane. Perché il tempo concesso agli infiniti rinvii, usando tutti gli alibi comprese le attese della UE, sembra ormai scaduto.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
21 Agosto 2013

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