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Sulla “Concordia” solo ipotesi

Le tante alternative a Piombino ancora al vaglio mentre la Costa non si pronuncia

LIVORNO – Costa Crociere rinvia ancora la decisione di dove trasferire il relitto della Concordia: e c’è chi legge la cosa come una forma di “difesa” nell’ipotesi – tutt’altro che campata in aria – che il relitto alla fine debba essere demolito proprio in loco. Intanto si stanno predisponendo le catene (vedi foto) per ancorare il grande scafo in vista del tentativo di rimetterlo in assetto a settembre.
E’ stato detto più volte che il decreto interministeriale che finanzia gli interventi per il rilancio della zona industriale e del porto di Piombino prescinde da tutte le ipotesi che specialmente da parte della Regione Toscana – ma ovviamente anche dalle istituzioni di Piombino stessa – sono state avanzate almeno da un anno sulla demolizione del relitto della Concordia proprio a Piombino.
[hidepost]E del resto ipotesi – e proposte – per ricevere il grande relitto sono piovute un po’ da tutti i principali porti del Tirreno che potevano prospettare qualche sito adatto o adattabile alla bisogna.
Il primo porto a farsi avanti era stato Livorno, sperando di poter utilizzare il grande bacino di carenaggio da anni di fatto rottamato: proposta, quella di Livorno, subito naufragata proprio perché il super-bacino è di fatto un relitto, i fondali sono ben lontani dal consentire l’arrivo della Concordia (ricordiamo che secondo il progetto di Titan/Micoperi occorreranno fondali tra i 19 e i 20 metri) e infine si è capito che la demolizione a ridosso del delicato ecosistema del porto mediceo e del cantiere Benetti sarebbe stata impossibile.
Dopo Livorno le pressioni e le richieste erano venute da Civitavecchia, che dal Giglio dista grossomodo la stessa distanza del capoluogo toscano, e che ha a suo vantaggio vaste aree portuali lontane dall’abitato e fondali di più facile accesso. Civitavecchia non ha ancora mollato l’osso, anche se attualmente i suoi programmi con il dinamico e giovanissimo presidente Pasqualino Monti puntano più sulla costruzione di un sistema portuale complesso e articolato che non su un sito di demolizioni navali.
C’è poi in piedi – al momento in cui scriviamo molto sottopelle, ma non certo tramontata – la prima ipotesi che era circolata dagli ambienti della Costa Crociere, cioè il grande bacino di carenaggio di Palermo: ipotesi legata al fatto che il bacino è della Fincantieri e la Fincantieri ha costruito la Costa Concordia, per cui si potrebbe porre come candidata “naturale” alla sua demolizione, conoscendone meglio di chiunque altro dettagli tecnici e piani strutturali. Contro l’ipotesi Palermo ci sono però molti elementi: la notevole distanza dal Giglio, che comporterebbe una lunga, difficile e pericolosa (almeno sul piano della difesa dell’ambiente marino) navigazione del relitto: la richiesta molto decisa della Regione Toscana di demolire il relitto dove ha creato danni, cioè sulle coste toscane (e specificatamente a Piombino, che soffre di una pesante crisi industriale): il fatto che due governi nazionali – quello presieduto dal professor Monti e quello attuale presieduto da Letta – si sono espressi per Piombino. In teoria, è la Costa Crociere che può decidere dove portare il relitto, ammesso che riesca a farlo togliere da dove si trova attualmente. Ma non si sa quanto sarebbe producente per la Compagnia – che già deve combattere contro un’immagine non certo ottimale dopo il naufragio – mettersi contro le indicazioni del governo.
In questo che è considerato un po’ il giallo della vicenda, Piombino aveva calato fin dall’inizio i suoi assi. Che sono i progetti – ovviamente di massima: ma supportati da tecnici di grido – per ricavare una specie di bacino provvisorio dalla grande diga prevista dal nuovo piano regolatore. Ci sono state varie ipotesi. E che la dicono lunga anche su quello che il relitto della Concordia ha voluto dire nello sviluppo dei progetti, delle iniziative politiche e dei decreti per il porto di Piombino che a questo punto dovrà nascere.

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Pubblicato il
31 Luglio 2013

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