L’Interporto Vespucci e le speranze
GUASTICCE – E’ un altro protocollo, nella serie infinita degli accordi sulla carta che spesso rimangono, appunto, sulla carta. Però quello che è stato firmato giovedì scorso all’interporto Vespucci, presente l’assessore regionale alle Infrastrutture Vincenzo Ceccarelli e le varie autorità locali, sembra davvero possa produrre risultati.
[hidepos]Perché apre all’interporto presieduto da Federico Barbera la possibilità concreta di spalancare le porte anche a insediamenti produttivi, mentre ad oggi la sua ragione sociale era fondamentalmente legata alla logistica. Bino Fulceri, amministratore delegato del Vespucci, ha spiegato che la decisione – benedetta dalla Regione e ovviamente dai soci – è la logica conseguenza di una richiesta del mercato, che vede lo sviluppo retroportuale di Guasticce legato non solo alle funzioni di “hub” logistico (per le quali manca peraltro un vero e proprio collegamento continuo con la rete ferroviaria nazionale e con il porto) ma anche all’insediamento di attività produttive, sia pure sempre in funzione della logistica portuale.
Qualcuno ha polemizzato sul fatto che alla firma del protocollo mancassero alcuni dei soci “minoritari” del Vespucci. Ma il vero nodo dell’interporto Vespucci rimane – è stato accennato – il futuro ruolo del Monte dei Paschi di Siena, che è il socio “privato” più importante. Nell’ultimo consiglio di amministrazione il Vespucci ha chiesto un aumento di capitale di 15/16 milioni: e per il momento le risposte sono state solo interlocutorie, con le voci parallele di un possibile disimpegno del Monte dei Paschi che com’è noto ha i suoi guai.
Il protocollo dunque è un tentativo di aprire il Vespucci a nuove possibilità, quindi a nuovi insediamenti, quindi a nuovo ossigeno. L’abbinata Barbera-Fulceri le stanno provando tutte. L’augurio è che ce la facciano: nell’interesse dell’interporto, ma specialmente del porto e dell’intero territorio.
A.F.
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